Watchmen e’ quanto di piu’ lontano ci sia dall’immaginario collettivo dal concetto di supereroe classico. Un capolavoro a tutto tondo, probabilmente il miglior lavoro di genere.
Quello che non ho mai sopportato nei supereroi e’ la loro imbattibilita’, il loro essere chiaramente il Bene (al di la’ dei mezzi usati), di essere fondamentalmente incorruttibili ed imbattibili. In Watchmen ci vengono invece presentati supereroi che di super non hanno assolutamente nulla, essendo semplicemente degli esseri umani con una fortissima dedizione alla giustizia nel senso piu’ puro del termine.
Scritto, pubblicato ed ambientato nella seconda meta’ degli anni ’80, Watchmen ci trasporta in un universo ucronico, dove la guerra fredda sta volgendo al termine a causa della supremazia strategica statunitense ed i russi sono messi all’angolo dall’unico vero superuomo presente sulla Terra: il Dr.Manhattan e’ cio’ che rimane di un uomo che ha subito un terribile incidente nucleare ed e’ ora un Dio fra gli uomini, capace di tutto, di vedere il continuum temporale e che agisce senza alcuna emozione.
Ma la storia si concentra sui molti altri vigilanti oramai forzatamente a riposo, quarantenni o settantenni con la pancetta che hanno combattuto i malviventi di strada o i grandi criminali con pugni, calci, armi e qualche diavoleria tecnologica. Una volta i beniamini dei cittadini, sono ora messi all’indice e sono nel pieno delle loro personali crisi di mezza eta’ o di identita’; e nel mentre qualcosa striscia nell’oscurita’, e una guerra atomica sembra essere dietro l’angolo.
Il mondo di Watchmen e’ un mondo cupo, senza speranza, crudo e pericoloso, in cui i vigilanti si calano alla stregua di sceriffi dell’epoca contemporanea. La loro realta’ non e’ troppo diversa da quella dell’uomo comune, e le loro storie si intrecciano proprio con persone che di eroico non hanno proprio nulla.
Ogni personaggio ha tratti caratteristici ben definiti, e non ce ne sono due che diano l’idea di essere ridondanti. Le personalita’ sono ben definite e non ripropongono quei cliche’ tipici dei fumetti di supereroi: si tratta di persone che hanno scelto una vita votata alla giustizia, ma questo non li protegge dalle paure, dai sentimenti e dagli imprevisti che potrebbero capitare ad ognuno di noi.
L’approccio dello scrittore Alan Moore, autore della storia, ci permette di essere molto vicini ai protagonisti di Watchmen, perche’ fondamentalmente sono persone come noi. Sono deboli, fragili e sebbene siano combattivi non sono affatto imbattibili ne’ spavaldi o sempre sicuri di se’. Le loro azioni sono dettate dalla natura umana – con la giustificata eccezione del gia’ citato Dr.Manhattan – e questo non significa che siano sempre le migliori possibili.
Non c’e’ assolutamente nulla di politicamente corretto, in Watchmen: tutto e’ vero, diretto e non filtrato da alcun artificio; e’ molto piu’ vicino alla vita vera di quegli anni (ma anche dei nostri) di quanto il termine “fumetto” possa far credere. Moore non ci risparmia nulla, sempre pero’ evitando di finire in eccessi gratuiti o in tentativi di provocazioni prive di contesto; tutto e’ estremamente logico, realistico, credibile.
La trama principale scorre lentamente alternandosi con innumerevoli sottotrame, tutte interessanti e funzionali perche’ ampliano i retroscena della storia principale. Anche qui, i personaggi secondari sono ottimamente definiti, ognuno concreto e perfetto nel suo ruolo.
Alla fine di ogni capitolo c’e’ poi, sempre, una sezione scritta con didascalie dove si getta ulteriore luce su personaggi, situazioni, eventi; tutti presi da interviste, libri o documenti tratti dal mondo stesso di Watchmen. Al contrario delle strisce queste sezioni non sono sempre di facile lettura, ma arricchiscono comunque l’opera che stiamo leggendo.
Abbiamo parlato della fluidita’ di lettura; ed in effetti i dialoghi contenuti nelle strisce sono lineari, chiari, privi di quegli arrovellamenti che talvolta si possono trovare in lavori analoghi, almeno se si sceglie l’edizione italiana; quella in lingua originale e’ spesso di difficile comprensione anche per chi l’inglese lo mastica bene. Ancora una volta, Moore porta in scena la realta’, la vita di tutti i giorni, dove le reazioni umane sono piu’ semplici, istintive e forti di quanto altri autori vogliano far credere.
C’e’ un messaggio intrinseco in tutti i passaggi di Watchmen, un messaggio che Moore vuole far arrivare ricordandoci di quanto il bene e il male siano spesso nascosti dalla faccia opposta della stessa medaglia, e che non sempre esistono verita’ univoche. I suoi eroi possono essere persone senza alcuna macchia morale o violenti e reietti della societa’; ed i cattivi essere spalleggiati da una cultura lassista figlia degli anni ’70 (i cui danni si possono facilmente vedere anche oggi) o essere motivati da cause ben precise, che alla fine si rivelano essere tutt’altro che maligne.
Come nella vita vera, nessun personaggio e’ totalmente buono o totalmente cattivo; nessun protagonista, nessuna comparsa che abbia modo di farsi un minimo conoscere e’ definibile in una categoria precisa.
Ma veniamo ai disegni, aspetto ovviamente fondamentale quando si parla di fumetti. Ed anche qui si tratta di un lavoro di livello eccezionale: Dave Gibbons ci dona un tratto unico, qualcosa che si differenzia nettamente dai classici albi di supereroi. Qui tutto e’ estremamente dettagliato, ad un livello tale che la maggior parte dei particolari viene persa da chiunque legga il fumetto focalizzandosi sulla storia e sui dialoghi. Per apprezzare al meglio il suo lavoro occorre una rilettura dedicata unicamente al disegno, una rilettura mirata a cogliere ogni aspetto delle tavole meravigliosamente colorate da John Higgins.
Le espressioni facciali, l’intermittenza della luce e dell’ombra dovuta alle luci esterne alle abitazioni, la capacita’ di unire didascalie non attinenti al disegno ma completamente attinenti al contesto, conversazioni differenti che vengono supportate a meraviglia all’interno di piu’ tavole in sequenza, o addirittura intere pagine speculari a se stesse nel modo in cui i disegni vengono realizzati; sono tutte prove di una eccezionale fattura che non solo arricchisce una storia magnifica ed imponente, ma e’ un vero pilastro dell’intera opera e dovrebbe essere presa a paragone da quanti vogliono annoverarsi fra i maggiori disegnatori mondiali.
Gibbons riesce con maestria a trasmettere emozioni, azione, staticita’, ogni pensiero od emozione a cui fa riferimento la storia scritta da Moore. Insieme formano una coppia formidabile, completandosi a vicenda e realizzando molto probabilmente il miglior fumetto di sempre; e’ geniale il loro modo di accavallare le storie, di raccontarle in parallelo anche all’interno della stessa vignetta; l’utilizzo di tecniche quasi cinematografiche e’ particolarmente evidente, e ci consente quasi di vedere una dissolvenza o un parlato finire all’interno di un’altra sezione di storia.
Sono probabilmente anche in parte autoreferenziali quando, dettagliando una delle storie parallele, raccontano dei retroscena de I Racconti del Vascello Nero, fumetto all’interno del fumetto, storia che accompagna parallelamente quanto accade ai protagonisti e che ne sottolinea penseri ed azioni. Nei suoi passaggi l’orrore raggiunge il massimo, e sembra quasi di assistere alla trasposizioni di uno dei racconti piu’ psicologici di H.P. Lovecraft.
Watchmen e’ uno dei capisaldi della letteratura di genere, un fumetto che dovrebbe essere visto come uno dei migliori romanzi di fantascienza in circolazione, un capolavoro al pari di Fanteria dello Spazio, della Trilogia di Asimov, di 2001 Odissea nello Spazio e dei romanzi di Philip K. Dick.