Trump o Biden, il futuro imposto dagli USA sarà terrificante

A prescindere da chi si aggiudicherà le presidenziali USA, l’occidente vivrà momenti drammatici: alla Casa Bianca ci sarà un vecchio incapace o un pazzo furioso?

 

 

In un periodo storico così travagliato, è estremamente preoccupante il futuro prospettato dalle elezioni presidenziali statunitensi di novembre 2024. I candidati pressochè certi, l’uscente Joe Biden e il favorito Donald Trump, sono due personaggi tutt’altro che raccomandabili che non esprimono certo il concetto di democrazia e amicizia che gli USA storicamente vorrebbero rappresentare.
Se è vero che sono cambiati i tempi e che una frattura profonda nella società americana, malauguratamente arrivata anche da noi, vede una impossibilità di dialogo tra fazioni politiche opposte, dall’altra è incredibile pensare come Biden e Trump siano le “migliori” espressioni della politica a stelle e striscie.

Biden rappresenta l’incoerenza, la superficialità, la becera ideologia e l’assoluta impreparazione tipica dei partiti democratici di questa fase storica. Il suo presente, come il suo passato, è pieno di macchie anche importanti; sia legate a scelte politiche drammaticamente sbagliate (come l’aver causato una immediata escalation con Putin che ha facilitato la guerra in Ucraina, la frettolosa fuga dall’Afghanistan che l’ha reso preda dei Talebani, l’alleggerimento delle norme contro l’immigrazione che ha portato all’ingestibilità dei flussi dal centroamerica).
Peraltro l’anziano politico statunitense. tutt’altro che solido e presente a se stesso come testimoniano le continue dimenticanze, scambi di persona e di Stati, non ha certo un passato limpido: ultimo esempio è la sottrazione di documenti riservati che ha effettuato quando era vicepresidente ai tempi di Obama. Come se non bastasse è poi rappresentante e portavoce di quelle minoranze che in nome di presunte discriminazioni sono pronte a censurare e zittire, fino a commettere violenze e saccheggi.

 

 

La situazione non è migliore con Trump. Analogamente al nostro Berlusconi, al magnate statunitense serve far girare l’economia per favorire le sue attività imprenditoriali; e proprio come il nostro Berlusconi, per lui intrattenere rapporti amichevoli con la Russia è fondamentale per raggiungere lo scopo. Durante la sua precedente presidenza, Donald Trump ha ceduto terreno più o meno ovunque nei teatri strategici più caldi, favorendo il ritorno di Mosca in Africa e nello scacchiere mediorientale. Oggi, per imbonirsi Putin, Trump è pronto a sacrificare l’Ucraina ma anche i suoi alleati dell’Europa occidentale; un comportamento che se da un lato ha pure il suo senso machiavellico (ti dimostro che non sono ostile, ti concedo la vittoria e ripartiamo da zero), dall’altro evidenzia come per Trump non ci sono alleanze, strategie o amicizie a lungo termine: tutti gli Stati sono pedine da cannibalizzare nel suo grande piano del “make America great again”. Se Trump, al contrario di Biden, ha giustamente da tempo individuato nella Cina il vero pericolo per la stabilità internazionale (senza Biden probabilmente non ci sarebbe stata nessuna guerra in Ucraina), le recenti affermazioni di Trump sui paesi NATO che non investono abbastanza nel riarmarsi e nell’invito alla Russia ad attaccarli sono quanto di più spaventoso possa dire un probabile futuro Presidente degli Stati Uniti.
Possiamo poi evitare di approfondire in questa sede la lunga lista di affermazioni, situazioni e atteggiamenti quasi dispotici espressi da Trump durante la sua presidenza e negli anni successivi, incluso l’incitamento all’assalto a Capitol Hill del 2021: sono fatti ben noti e che identificano Trump come un elemento tutt’altro che adatto a guidare quella che ancora rimane la prima superpotenza mondiale.

Eppure sarà uno di loro due a guidare per i prossimi anni gli Stati Uniti. È incredibile pensare che non ci siano alternative a questi due personaggi così deleteri, distruttivi e censurabili; loro, i loro entourage e la base elettorale che li supporta sono lo specchio di una società ostile, estremizzata, priva di buon senso. Ma anche, considerando l’influsso culturale che gli USA storicamente hanno nei confronti dell’Europa, di un occidente logoro, debole, incapace di mettersi in discussione e di dialogare; un occidente che drammaticamente ed inevitabilmente crollerà sotto i colpi di masse di immigrati dalle culture incompatibili, di prepotenti gruppi finanziari, di politiche finanziarie e geopolitiche espansionistiche ed aggressive dei paesi emergenti.
L’attuale classe politica degli Stati Uniti è composta da zombi che camminano, in grado solo di sollevare le piazze come successo nel già citato assalto a Capitol Hill o a schierarsi coi violenti e contro le istituzioni nel caso del Black Lives Matter. In tutti i casi, le ricadute delle elezioni USA che si terranno a novembre 2024 saranno devastanti; e non solo nel continente americano.

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