Un’opera ambiziosa basata su un racconto che racchiude 2000 anni di storia, un solo volto noto nel cast e alcune discutibili scelte, rendono la serie un ripiego nelle serate in cui non c’è altro da vedere.
The Shannara Chronicles è tratta dall’immenso lavoro di Terry Brooks che dal 1977 fino al 2016 ha prodotto la bellezza di 34 opere; purtroppo ho compreso che i produttori non si sono resi conto dell’immenso tesoro che hanno tra le mani.
Le due stagioni di The Shannara Chronicles uscite, sono assai diverse tra loro. La prima si muove su un canovaccio conosciuto, il viaggio alla ricerca della salvezza, quello che J.R.R. Tolkien ci descrive con le sue opere maggiori; mentre, la seconda, ha uno stile tutto suo, tante trame che s’intrecciano e che conducono allo scontro finale con il grande nemico di turno.
Partiamo subito con il cast. Molti sono emeriti sconosciuti, com’è abitudine per queste serie leggere, ma un volto conosciuto vi è: Manu Bennett, che in Arrow interpreta il fortissimo Deathstroke. Per il resto sono tanti bei visi che riempiono lo schermo, nessuno però spicca tra gli altri.
Se il cast non ci regala grandi attori, una scelta infelice arriva dalla sceneggiatura: non riesco a capire come mai la produzione abbia deciso di partire dal secondo libro della prima trilogia di Shannara; durante tutte e due le stagioni si fanno ampi riferimenti a quello che è successo in precedenza, lasciando lo spettatore monco di tante informazioni.
Molto belli sono i paesaggi che vengono ripresi nella serie, ma forse si è abusato un po’ troppo nel voler sottolineare con edifici, ponti, macchine e quant’altro, che questa serie descrive un futuro lontano; mi sarei aspettato meno riferimenti al nostro presente.
Come si è capito, tutto deriva dalla nostra epoca, quindi anche le razze di Gnomi, Nani, Elfi e Troll sono una deriva genetica dell’uomo; quindi non aspettatevi enormi esseri dalla pelle verde o piccole creature e dal naso a punta, qui si viaggia su base umana e la maggior parte delle razze alternative all’uomo e all’elfo sono semplicemente ricoperte di strati e strati di vestiti che celano le loro fattezze. Personalmente, non ho gradito la scelta costumistica fatta, ma la comprendo, avendo calcato la mano con l’ambientazione in stile ripresa post apocalittica.
La prima stagione, che ho trovato migliore della seconda, la giudico gradevole, ma pur sempre un ripiego in tempi di magra, quando non c’è altro da vedere; sapevo che non c’era d’aspettarsi molto, in pochi hanno parlato di questa serie e i giudizi sono stati tiepidi, ma speravo davvero in qualcosa di meglio.
Se avete avuto tempi di magra e vi siete buttati sulla prima stagione, la seconda vi lascerà l’amaro in bocca, tante sono le trame che si accavallano e che improvvisamente finiscono in un nulla di fatto così da far abbassare l’attenzione in chi prova a seguire gli accadimenti; si poteva osare qualcosa di diverso per evitare questi bruschi stop. La crescita dei personaggi è appena sufficiente a far coinvolgere lo spettatore. Azione e magia sono presenti in giusta quantità, ma mi sono trovato a notare che spesso i segmenti narrativi sono così discontinui tra di loro che sembrano assestanti.
Tanto c’è ancora da dire, immenso è il mondo descritto da Terry Brooks, e tante sono le possibilità di migliorare, ma dalla casa produttrice non giungono notizie né di un rinnovo per una terza stagione, né della cancellazione del progetto.