The Madness: la recensione

Se cercate un po’ di thriller ma senza esagerare ma anche un po’ di sano complottismo internazionale, questa è la serie per voi.

 

The Madness recensione

 

Il lavoro di Stephen Belber, apprezzabile e apprezzato regista di The Wire, parte da un genere cinematografico ormai consolidato, l’intreccione politico, per tentare di affondare il colpo con un buon cast (Colman Domingo come protagonista regge). La scelta del verbo “tentare”, però, è tutt’altro che casuale. Nulla degli otto episodi di The Madness, infatti, vi farà saltare sul divano o gridare al miracolo ma, per onestà intellettuale, va anche detto che nulla vi spingerà a fare causa a Netflix, da cui è fruibile il titolo, per il tempo rubato.
E pensare che lo spunto iniziale prometteva ben altri picchi…

La storia punta i riflettori sulla vita dell’opinionista della CNN Muncie Daniels, che viene incastrato per l’omicidio di un leader nazionalista bianco e diventa così una pedina di un gioco internazionale pericoloso condotto dai seguaci neonazisti del morto, svariati miliardari e sparute agenzie governative. John Grisham ci avrebbe ricavato un prodotto di primissimo livello mentre qui ogni cosa è lasciata all’assoluta superficialità.

Un uomo che fino al giorno prima si faceva la manicure per andare in diretta tv si ritrova a maneggiare fucili e mitra senza nessuna difficoltà; accoppa gente, pedina federali, hackera sistemi impenetrabili: tutto senza mai averlo fatto prima ed eseguend oalla perfezione. Evidentemente ci deve essere una Cepu o un’UniCusano dello spionaggio negli Stati Uniti, perché il cambiamento del protagonista ha del prodigioso nei modi ma ancor più nei tempi.

Gli altri personaggi, poi, sono letteralmente buttati nelle riprese con la stessa profondità di un episodio dei Puffi degli anni ottanta. L’ex moglie (la splendida Marsha Stephanie Blake) detesta Muncie al punto di richiedere il divorzio in grande fretta, ma poi si ricorda di amarlo perdutamente appena le imbocca a casa tutto emaciato e sanguinante. E proprio qua sta il vero tallone d’Achille di The Madness.

Se la bidimensionalità della trama può anche essere tollerata, diventa infatti insostenibile la poca cura della realizzazione. Nulla è credibile, nulla! Due killer professionisti cercano il protagonista in una foresta sperduta per freddarlo, e il giornalista della CNN non solo riesce ad avere la meglio nella colluttazione (davvero?) ma se la cava semplicemente con un po’ di sudore che scende sulla fronte, una non ben identificata striscia nera sulla guancia destra (sugna di foca?) e una puntina di sangue rosso fuoco dalle narici. Alcuni costumi di Halloween fatti in casa dalle mamme sono più belli.
Ma c’è una chicca che supera tutto questo.

Come ogni thriller che si rispetti, per un eroe che conquista il pubblico c’è sempre un antieroe che lo terrorizza; e così, se l’Uomo Ragno ha Goblin e BatMan ha Joker, Muncie Daniels ha…Julia Jayne. Ma chi è? Dove l’hanno presa? A un discount degli attori? L’unica spiegazione plausibile è che sia la figlia segreta di Donald Trump. Interpretata da Alison Wright, infatti, la cattivona è semplicemente ridicola. Non farebbe paura neanche se urlasse nel cuore della notte in un centro anziani ed è carismatica come il pupazzo Uan di Bim Bum Bam, che almeno aveva il coraggio di essere rosa. Per tutto il tempo il protagonista fugge da lei ma lo spettatore pensa più che altro che converrebbe fermarsi e gonfiarla di botte. Si può scappare da Jason di Halloween o da Dead Of Darkness, non da Syusy Blady!

 

The Madness recensione

 

Se siete troppo pigri per uscire di casa ma anche per impegnarvi in una visione di qualcosa di sensato che richieda più di due neuroni, questa serie senza infamia né lode va più che bene. Per il resto, va più che male.

 

The Madness, 2024
Voto: 6
Per condividere questo articolo: