The Inner World: la recensione

Ma io mi chiedo: come si fa a rilasciare un gioco che come caratteristica principale ha quella di irritare il giocatore?

 

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The Inner World e’ un altro di quei giochi incensati da quella pessima rivista online che e’ Rock Paper Shotgun. Prima di capire certi meccanismi di quella pubblicazione sono rimasto fregato diverse volte, acquistando giochi pessimi ma fortemente pompati su quelle pagine.

Ci troviamo di fronte ad un’avventura grafica che si presenta anche piuttosto bene: una grafica cartoonesca che sa catturare l’attenzione del giocatore, un’atmosfera pacata e particolare. Vestiremo i panni di un piccolo servitore del despota di turno, che vive in un mondo chiuso su se stesso, totalmente alternativo al nostro. Insomma ci sono elementi che fanno ben sperare, ma ben presto ci renderemo conto di quanto due specifici aspetti tolgano ogni divertimento.

 

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Il primo e’ relativo ai dialoghi tra i personaggi. Normalmente in una avventura cosa si fa? Si parla, si capisce cosa si deve fare per proseguire; si interagisce con ogni persona/oggetto/coso si incontri per avere informazioni, indizi, ma anche per conoscere meglio la storia e l’ambientazione.
Bene, i dialoghi e le descrizioni di The Inner World sono terrificantemente lunghe e vuote. Lunghissime sequenze spese ad entrare nel dettaglio, ad esplorare ogni opzione, a chiedere ogni cosa possibile solo per scoprire che quello che leggiamo e’ noioso ed inutile; e fosse cosi’ solo per alcuni dialoghi! Lo e’ per tutto, tanto che alla fine prenderemo a cliccare rapidamente per saltare il parlato cercando di catturare eventuali indizi o richieste che ci vengano fatte (che comunque sono riportate in una lista sempre disponibile, quindi…).

I dialoghi sono artificiosamente costruiti per forzare determinate connotazioni nei personaggi, ma risultano pomposi, ridondanti, inutili, fastidiosi. Inutile e fastidioso sono due aggettivi che si sposano perfettamente anche al nostro alter ego; e qui entriamo nel secondo aspetto.
Ci troviamo costretti a gestire un tizio talmente ottuso da farci perdere le staffe. E’ stupido di quella stupidita’ che ispira violenza; poi quella vocina stridula richiama pizze in faccia ogni secondo. E’ il peggior protagonista di un gioco che ricordi, tanto da rendere una sofferenza continuare a giocare.

 

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Non va meglio con le voci degli altri personaggi: esasperate nella caratterizzazione, eccessive e stereotipate, di certo non aggiungono nulla. Dopo pochi minuti l’intero mondo di gioco risulta pessimo ed continuare a giocare e’ veramente una tortura – ed infatti non ci si riesce, nemmeno per brevi tratti.

Io non mi capacito ne’ di come si possa realizzare una porcheria del genere, ne’ di come la stessa rivista citata sopra possa elogiare questo titolo ed attaccare il divertente Deponia, che centra invece in pieno lo scopo. L’unico motivo che mi sembra esistere e’ quello ideologico: The Inner World infatti e’ uno di quei giochi dove si attaccano le istituzioni religiose e lo stesso protagonista e’ di sesso indeterminato – anche se all’interno del contesto del gioco queste cose non indispongono.

The Inner World e’ una porcheria, statene lontani.

 

The Inner World, 2013
Voto: 4
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