The Constant Gardener e’ una delle tante occasioni sprecate che ultimamente ci capita di recensire.
Ambientato principalmente in Africa, ci troveremo al cospetto di un diplomatico inglese e della sua giovane sposa, impegnata in qualcosa di poco chiaro, che sembra fin da subito qualcosa di sporco o un intrigo internazionale.
Il film e’ fondamentalmente imperniato su tuttauna serie di situazioni improbabili, a partire fin dalle prime battute della pellicola, dove i due protagonisti si conoscono – una scena dai tipici cliche’, preambolo di quel che succedera’ da li’ a poco. Il film e’ infarcito di momenti assurdi, di decisioni prese dai protagonisti che lasciano di sale. A dirla tutta, sembra che il film vada a due velocita’: quella dell’inetto diplomatico, interpretato da un Ralph Fiennes irriconoscibile rispetto alla sua ottima prova in Grand Hotel Budapest, e quella della misteriosa ed altrettanto risoluta Rachel Weisz, unica nota positiva del film. Nel cast ricordiamo Danny Huston, Bill Nighy e Pete Postlewhite, fantastico come al solito, fin dai tempi di Grazie Signora Thatcher.
La storia sarebbe anche interessante, potrebbe anche filare; vengono peraltro trattati temi che difficilmente l’occidente vuole sentire, come quello dello sfruttamento degli africani e delle risorse d’Africa, ma il regista Fernando Meirelles riesce a pasticciare tutto, cercando di mettere scene d’azione dove non servono, rimarcando in modo inconcepibile la passivita’ del diplomatico fino al punto in cui improvvisamente diventa quasi un supereroe e regalandoci un fpessimo finale, brutto e irreale oltremodo. La mancanza di capacita’ del regista colpira’ ancora tre anni dopo con Blindess, recensito su queste stesse pagine non troppo tempo fa.
The Constant Gardener e’ fondamentalmente un film tralasciabile. Non e’ proprio brutto, ma insomma, non e’ che coinvolga davvero (a meno che non siate un attivista in qualche organizzazione internazionale). Ad idee e spunti interessanti contrappone una realizzazione lenta e che non sta eccessivamente in piedi; peccato, non sarebbe servito molto a renderlo un film di altissima caratura.