Ted Lasso – Stagione 2: la recensione

Dopo una prima stagione straordinaria è davvero molto difficile riuscire a ripetersi mantenendo lo stesso livello; Ted ed i ragazzi del Richmond ci saranno riusciti?

 

 

Nel crescendo inesorabile della prima stagione, che ha conquistato praticamente tutti, arriva il finale perfetto che si sarebbe mai sognato di vedere: il Richmond retrocede! Ted non ha compiuto nessun miracolo sportivo, ma ha creato le basi per un miracolo emotivo di tutt’altro livello. Intorno a lui si crea un gruppo di personaggi interessantissimi, ognuno con le proprie caratteristiche e le proprie peculiarità che creano un contorno perfetto per alleggerire la bontà del nostro protagonista.

È bellissimo e disarmante trovarsi di fronte un uomo che cerca sempre e solo di vedere il bene in ogni situazione, persona o evento. La prima stagione ha reso perfettamente questa visione; come si fa quindi a continuare a raccontare questa storia senza che diventi banale o stucchevole? Ovviamente è stato tutto preparato ad arte per far sì che in questo nuovo arco narrativo sia lo stesso Ted ad avere una sorta di crisi interiore. Così è possibile raccontare qualcosa di nuovo, ma senza abbandonare del tutto il disarmante approccio del nostro protagonista.

 

 

Trovare il bene in una crisi che ti coinvolge è un passo lungo e complicato, fatto principalmente di silenzi, riflessioni e soprattutto paure inespresse. Così è naturale che questa seconda stagione, tanto travagliata per Ted, abbia visto crescere le vicende e le vicissitudini di tutti i comprimari che così facendo hanno guadagnato un posto nei cuori degli spettatori. Giganteggiano su tutti le figure di Roy Kent, interpretato da Brett Goldstein, ormai ex calciatore in cerca di una sua vita fuori dal calcio giocato, e Rebecca Welton, interpretata da Hannah Waddingham, che da figura ferita e vendicativa diviene un personaggio estremamente positivo e molto umano.

Quindi Ted è stato parzialmente accantonato? No, tutto l’opposto: il nostro protagonista continua a confrontarsi con il mondo come ha sempre fatto, ma ha ovviamente dei profondi momenti di dubbio e di ansia che rendono molto più umano e veritiero il suo personaggio. Insomma non ci sono solo i racconti di contorno che crescono e diventano estremamente divertenti e coinvolgenti, ma lo stesso Ted continua a stupire affrontando una dura prova emotiva ed evolvendosi nuovamente.

E il Richmond? Grazie soprattutto a Nathan Shelley, interpretato da Nick Mohammed, torna prontamente alla ribalta. Il “ragazzo prestigio”, che da semplice magazziniere si evolve dimostrando di essere un prodigio di tattica e tecnica, sarà al centro di un finale di stagione magnifico e getterà le basi per una terza stagione esplosiva. Che possa essere l’ennesimo banco di prova per lo spirito del nostro protagonista?

 

 

Ted Lasso si è presentato con una prima stagione davvero di altissimo livello ed era molto, ma molto complicato riuscire a ripetersi sugli stessi livelli; eppure Bill Lawrence e Jason Sudeikis ci sono riusciti. Probabilmente si sono addirittura superati, perché sono riusciti a confezionare un prodotto che si è evoluto ed è diventato ancora più umano ed emotivamente coinvolgente di prima. Quello che però stupisce ancora di più è come siano stati capaci di toccare tematiche scomode senza rimanere scottati da una critica politicamente corretta che ormai dilaga in ogni dove. Che lo spirito positivo di Ted riesca a mettere d’accordo anche la critica più intollerante? Sembrerebbe proprio di sì!

I dodici episodi della seconda stagione sono un fantastico trampolino di lancio per la terza stagione che attualmente è in fase di rilascio con un episodio a settimana. Guardate Ted Lasso, amate Ted Lasso e se ci riuscite diventate un po’ Ted Lasso pure voi perché, perdonatemi il linguaggio alla Roy Kent, abbiamo un FOTTUTO bisogno ti tanti Ted Lasso a questo mondo!

Ted Lasso, 2021
Voto: 9.5
Per condividere questo articolo: