Nonostante il tentativo di unire un’esperienza action horror con un’operazione nostalgia in stile anni ’80, Suffer The Night arriva corto all’obiettivo.
Molte produzioni indipendenti provano a farsi largo nel campo dei giochi horror, dove un misto di prima persona e di salti sulla sedia dovrebbero impressionarci. In realtà non sono moltissimi i titoli a riuscire nello scopo, ed i più si perdono in una sequela di noiose attività ed incontri non eccezionalmente entusiasmanti.
Purtroppo anche Suffer The Night rientra in questa categoria, con una realizzazione tecnica non particolarmente brillante e con uno sviluppo della storia che, al di là di alcune interessanti sequenze d’azione, lascia piuttosto indifferenti.
Il gioco ci mette nei panni di una ragazza che vive da sola in una magione sperduta e che durante una bufera si trova a che fare con un misterioso ed inquietante personaggio che dopo averle consegnato un floppy disk tenta di intrufolarsi in casa. Ben presto ci ritroveremo catapultati in un’esperienza che vuole essere horror-splatter (riuscendo a calarci nell’ambientazione solo in parte) e che richiederà precisione di esecuzione ed un minimo di arguzia.
Il grosso dell’esperienza di Suffer The Night è una sostanziale esplorazione di ambienti oscuri e possibilmente macabri nella quale dovremo evitare trappole, difenderci da mostri e scovare elementi nascosti, procedendo risolvendo dei minipuzzle di tanto in tanto. Il gameplay alterna momenti più coinvolgenti ad altri più anonimi o addirittura irritanti (come tutta la prima parte di gioco, un lungo preambolo che fa da tutorial ed introduzione alla storia); complessivamente Suffer The Night potrebbe anche funzionare, se non fosse per un’implementazione che necessita decisamente di una revisione sia dal punto di vista tecnico che per quanto riguarda alcuni aspetti del level-design.
Si può iniziare menzionando il fatto che in un gioco d’azione è necessario mettere in condizione i giocatori di poter rimappare i tasti come meglio credono, o per lo meno di usare un controller; nessuna di queste opzioni è presente, e quindi siamo costretti a giocare con uno schema di comandi assolutamente arbitrari e, sebbene piuttosto standard, assolutamente scomodi per i mancini o per chi usa altri schemi. Come si faccia nel 2023 a non implementare ancora delle funzioni talmente basilari in un gioco va al di là di ogni comprensione.
C’è poi il discorso che i punti di salvataggio sono mal piazzati; se non è un male il fatto che siano pochi, è delirante pensare che si debba costringere il giocatori a rifare più volte intere sezioni solo perché non si è ancora capito come superare un punto o per l’osticità dei nemici. Un problema simile a quanto riscontrato in Scars Above e altrettanto fastidioso.
Graficamente il gioco è sicuramente sotto la media, con alcuni elementi assolutamente posticci e che ci si potrebbe attendere solo da produzioni amatoriali. Sono anche presenti qua e là alcuni bug grafici che non comportano grossi problemi (tipo gli interruttori che non si spostano la prima volta che li accendiamo o certi errori nella renderizzazione di alcune texture), mentre l’ottimizzazione della prima parte del gioco (la cui durata si aggira intorno alle 4-5 ore) è assolutamente insufficiente, con effetti di stuttering anche audio che non hanno giustificazione e che non abbiamo riscontrato andando avanti nel gioco (forse per via degli ambienti più ristretti).
Abbiamo riscontrato un problema con il menu durante la nostra prima sessione di gioco: premendo Esc il gioco si bloccava fino a quando abbiamo capito che passando ad un’altra applicazione Suffer The Night si sbloccava. Al secondo avvio si è miracolosamente risolto da solo. Peraltro, mentre siamo nel menu, il movimento del cursore del mouse influisce sulla posizione del nostro personaggio; quindi quando rientreremo in gioco ci troveremo spiazzati, visto che staremo guardando da tutt’altra parte rispetto a dove avevamo lasciato la visuale.
E per finire, le voci dei personaggi principali sembrano forzate, inadatte e fuori contesto; a prescindere dalla qualità della recitazione (non eccezionale quella della protagonista, buona quella del nostro misterioso persecutore), il risultato non è quello sperato. Tra battute prounciate nei momenti sbagliati e dei sottotitoli troppo rapidi a sparire, l’intero comparto audio-narrativo sarebbe da rivedere.
Complessivamente Suffer The Night è un gioco che non supera l’esame, presentando nelle fasi di esplorazione un’esperienza di per sé anche abbastanza piacevole (sperato il lunghissimo e noioso preambolo) ma minando il divertimento del giocatore dietro un sistema di salvataggi assolutamente rivedibile e costringendolo ad usare uno schema di comandi rigidissimo ed inadatto ad una buona fetta di giocatori. Lo studio di sviluppo di Tainted Pact non è alla prima esperienza di videogiochi, quindi non gli si può nemmeno concedere le attenuanti generiche del caso; un peccato, visto che senza queste banali problematiche Suffer The Night avrebbe meritato ben altra valutazione finale nonostante le altre sue innegabili approssimazioni.