Stupri, scippi, spaccio di droga: il governo in finestra

Le recenti misure del “Decreto Caivano” sono un’inezia; quando inizierà finalmente questo governo a contrastare nel complesso la microcriminalità?

 

 

Nei giorni scorsi si è fatto un gran parlare del cosiddetto “Decreto Caivano”, una serie di misure varate in fretta e furia dal governo Meloni che qualcuno ha definito drastiche solamente perché dagli anni ’70 in poi l’Italia ha vissuto un periodo di scellerato allentamento della rigidità delle pene, fino ad arrivare alla terrificante situazione di oggi.
È bene ricordare in quali occasioni, in Italia, si finisce in carcere: intanto occorre una sentenza definitiva, quindi il terzo grado di giudizio, di almeno quattro anni (sei per i tossicodipendenti); in ogni altro caso, salvo poche eccezioni perlopiù legate a terrorismo e mafia, si ottengono misure alternative (affidamento ai servizi sociali, detenzione domiciliare, semilibertà).

Quello che in sede elettorale veniva (e viene tuttora) chiesto a questo governo è di interrompere la deriva violenta e parassitica generata dalle norme richieste dal mondo della sinistra e non solo, ma le azioni intraprese sono minime e quasi ridicole.

 

 

Il Decreto Caivano di per sé prevede misure che difficilmente possono essere realmente implementate; quello che serve è un inasprimento delle pene applicabili e l’eliminazione della soglia minima di anni per finire in galera, nonché la detenzione in attesa di giudizio per tutti i colpevoli di reati penali colti in flagranza. Questo è l’unico modo per contrastare realmente tutti i reati di microcriminalità che affligono il nostro Paese.

 

 

Ma c’è ancora di più da fare: spezzare questa ridicola mentalità permissivista e buonista alla quale anche questo governo sembra non saper resistere. Il paradosso arriva con la notizia dello scippo ai danni di una novantenne in un quartiere disagiato di Roma. Ad effettuare la rapina è uno straniero, illegalmente presente in Italia, e a difendere la signora accorrono persone del quartiere, che picchiano lo scippatore. Il risultato?

 

 

Il risultato è che il ladro viene (giustamente!) picchiato e pestato, come è sacrosanto che sia in ogni luogo dell’orbe terracqueo, ma su chi ha punito l’aggressore ora piovono denunce. Il ladro, rimesso immediatamente in libertà dalla ridicola macchina della giustizia, dopo aver dichiarato tramite il suo avvocato di “non voler fare del male a nessuno” ha fatto perdere le tracce e verosimilmente non sarà più ritrovato. E come ciliegina sulla torta, apparentemente tra i difensori della signora ci sarebbero alcune persone implicate con il locale spaccio di droga, intervenuti a difendere il territorio ed evitare di avere la Polizia a ficcare il naso nelle vicende del quartiere.

 

 

Il succo è tutto qui: l’assenza dello Stato è evidente, come è evidente che questa legislazione, definita in modo dolosamente fraudolento, sia lo specchio di una classe politica corrotta e che questa maggioranza di governo stenti a voler cambiare.
Per chi delinque serve il carcere, e che sia carcere vero; altrimenti continueremo a vedere youtuber sfrecciare a 120km/h nelle stradine e uccidere madri e figli, frotte di minorenni invadere i quartieri della movida ed assalire fisicamente i residenti, spacciatori di droga e clienti operare indisturbati, clandestini arrivare e restare impunemente sul nostro territorio, donne e ragazzi essere assaliti e violentati, borseggiatori aggirarsi indisturbati nelle nostre città.

Il tutto mentre il cittadino onesto deve subire in silenzio e passivamente.
Basta.

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