L’FPS insettoso di Offworld Industries non mantiene le promesse: il gioco risulta ripetitivo e poco attrattivo nonostante la possibilità di giocare in multiplayer.
Quando approcciammo per la prima volta Starship Troopers: Extermination, un paio di anni fa, il gioco era appena arrivato in early access e non mancammo di menzionare gli aspetti deboli di un gioco che però aveva dalla sua ottime potenzialità. Dispiace vedere come in tutti questi mesi non sia stata posta la doverosa attenzione sugli elementi che segnalavamo, e che oggi Starship Troopers: Extermination si riveli un gioco che offre un’esperienza complessivamente insoddisfacente.
Il gameplay di Starship Troopers: Extermination può essere spiegato in poche parole. Insieme ad altri 15 fanti dello spazio (più o meno, le partite iniziano anche con meno giocatori), verremo spediti sul terreno di un pianeta alieno e dovremo resistere ad ondate progressivamente più imponenti e meglio attrezzate degli iconici aracnidi che abbiamo conosciuto prima nel romanzo e poi nel film Starship Troopers. Sebbene possano esserci piccole varianti a seconda del tipo di missione, la sostanza è più o meno sempre la stessa: costruire rapidamente qualche struttura difensiva nelle aree che lo scenario ci consente e resistere fino all’ultimo colpo in attesa delle navette che ci estrarranno a fine missione. Non c’è altro: che sia esplorazione, o randomicità, o una campagna globale (quella presente è semplicemente un accumulo di punti esperienza legati ad obiettivi conseguibili in missioni standard), Starship Troopers: Extermination è piuttosto limitato nel suo scopo.
Potremo scegliere liberamente quale classe utilizzare prima di ogni scontro; ovviamente ogni classe ha le sue abilità speciali, le sue armi e le sue caratteristiche peculiari (chi ha un drone capace di aiutare i feriti, chi può svolazzare, chi è in grado di piazzare una sorta di bunker mobile intorno alla propria persona). Come succede nei più classici giochi “grind” (vedi World Of Tanks) e negli FPS online più recenti, giocando si accumula esperienza, e passando di livello si sbloccano armi e capacità.
Starship Troopers: Extermination presenta diverse mappe, ma le strutture prefabbricate sono sempre le stesse, così come i punti di spawn e le tattiche di attacco degli aracnidi. Questo ammanta gli scontri di un alone di già visto, considerando poi che lo sviluppo della partita è bene o male sempre lo stesso a prescindere dalla missione assegnata e dalla mappa su cui ci troviamo. Alla resa dei conti per buona parte della sessione ci si limita a trovare un punto sulle mura o dentro un bunker e sparare senza sosta nel mucchio nemici senza prendere troppo la mira. No, la cosa non è affatto divertente.
L’unico reale elemento di variabilità lo danno le fortificazioni, con strutture da erigere in zone ben delimitate e che lasciano la possibilità di costruire mura ed elementi difensivi su un terreno pianeggiante. Questo può essere fatto soltanto fra un’ondata e l’altra, ma il tempo concesso per ragionare, pianificare e magari (magari!) coordinarsi con gli altri giocatori è pochissimo; nei fatti assistiamo esclusivamente a iniziative individuali, dove i giocatori più esperti o semplicemente più intraprendenti piazzano le strutture e gli altri contribuiscono solamente al completamento della costruzione tramite uno strumento apposito, non disponibile durante il combattimento.
Qui emerge un altro grave difetto di Starship Troopers: Extermination, e cioè la mancanza totale di incentivi a collaborare. Non essendoci ruoli specifici che possano costruire o figure che possano univocamente decidere dove piazzare una struttura, ognuno può operare per proprio conto e non è raro vedere che i contenitori di munizioni, fondamentali per combattere, sono piazzati tutti nello stesso punto (si ha solo un numero limitato di strutture critiche a disposizone) e non sono necessariamente raggiungibili in modo agevole. A questo si aggiunga il fatto che i segnalatori a schermo che indicano la posizione di questi contenitori sono piccoli e poco visibili, e che la mappa in gioco è di utilità veramente ridotta, considerando che molte icone sullo schermo non hanno una legenda e non è raccomandabile tenere la mappa aperta durante le ondate degli aracnidi.
Per capire quanto sia poco chiaro questo aspetto, basti considerare che non sempre si riesce a capire dove sia il punto di estrazione: intanto, scoprire quale sia l’icona relativa al punto di estrazione richiede qualche esperimento, e il segnalatore a schermo (un fascio luminoso che va verso il cielo) è spesso non visibile da dentro le fortificazioni. In pratica, nelle prime partite (e non solo) correremo sparando all’impazzata cercando di capire dove andare tentando di sopravvivere ad un numero infinito di aracnidi che spuntano da tutte le parti. Un’altro aspetto che lede il divertimento.
Restando in tema, Starship Troopers: Extermination è un gioco rigorosamente multiplayer, ma come accennato non incentiva in alcun modo la collaborazione tra giocatori. La chat vocale è costantemente silenziosa, ed in tutte le nostre partite post 1.0 non abbiamo incontrato praticamente nessuno disposto a replicare ai nostri messaggi. Il fatto è che il titolo di OWI darebbe il meglio solo con una vera coordinazione, ma in realtà può essere giocato anche completamente in solitaria, stando attenti a rimanere comunque in prossimità degli altri giocatori, magari per provare a riportare in gioco chi è stato ferito o per sfruttare la loro copertura; e questo fino quando la cosa sia facile e senza rischi. Come se non bastasse, le disconnessioni o i fallimenti al collegarsi ad una lobby pubblica si sprecano.
Lo scontro è caotico, e la massa di aracnidi scagliati dal gioco contro di noi li rende nei frangenti più affollati una semplice massa informe, verso la quale spareremo da lontano senza cercare alcuna precisione: nessuna abilità particolare quindi, ma semplice volume di fuoco.
Da ultimo, il motore grafico manifesta la stessa pesantezza di Squad aggravata dall’altissimo numero di elementi che si muovono nello scenario. Nonostante i ripetuti tentativi di ottimizzazione, il risultato attuale è mediocre, ed anche sui computer di fascia alta occorre scendere a compromessi per avere una fluidità di gioco appena passabile. Come se non bastasse, i crash del gioco non sono così infrequenti.
Tutti questi elementi vanno a plasmare un gioco che sembra essere stato solo parzialmente raffinato nel suo design. Semplicemente, le partite non sono divertenti: passare il tempo a sparare ad un mucchio di nemici che in alcuni casi non mostrano punti deboli, magari da una buona distanza e senza dover schivare particolari affondi o colpi speciali se non in mischia (dove abbiamo sistematicamente pochissime speranze di cavarcela), il tutto avendo l’impressione di giocare da soli nonostante la presenza di altre persone rende il tutto molto sterile. La stessa progressione disponibili per le varie classi non è un vero incentivo a continuare a giocare: se l’esperienza di gioco non soddisfa, non saranno certo un fucile diverso o una granata addizionale a convincere il giocatore a tornare a Starship Troopers: Extermination.
L’unico punto davvero riuscito di Starship Troopers: Extermination è la fedeltà con cui sono stati trasposti aracnidi, armi ed equipaggiamenti così come visti nei film della saga; sotto questo aspetto non si può non riconoscere il lavoro svolto, ma visto che non è la grafica a rendere vincente un videogioco, la cosa ha un’importanza del tutto relativa.
Complessivamente Starship Troopers: Extermination non passa l’esame. Oltre ad un comparto tecnico non del tutto accettabile (disconnessioni e mancanza di ottimizzazione incidono parecchio) ed un’ambientazione che farà felici i fan della saga c’è veramente poco altro: il gameplay risulta quasi immediatamente ripetitivo e vuoto.
Considerando le alternative non mancano, che si tratti del primo o del secondo Helldivers se vogliamo restare in ambito fantascientifico o di Squad se cerchiamo qualcosa di più militaresco e coordinato, probabilmente Starship Troopers: Extermination non avrà una vita lunghissima.