StalCraft è ostile e brutale, ma forse è giusto così

Uscire dalla base e venire immediatamente attaccati da giocatori di alto livello è sempre sgradevole, ma per StalCraft è probabilmente il contesto giusto.

 

 

Una delle cose poco gradevoli di certi MMO è l’attitudine che hanno alcuni giocatori, che hanno raggiunto un certo livello di esperienza e hanno un discreto equipaggiamento, di girovagare nelle aree maggiormente frequentate da novellini e tendere agguati per depredarli di tutti i loro beni. Si tratta di una dinamica predatoria particolarmente diffusa nelle comunità di giocatori russe e statunitensi e che ha visto la sua legittimazione grazie a giochi come DayZ, dove prima si spara e poi forse si parla; l’esatto contrario di quello che ha portato l’umanità a crescere ed evolvere.

Oggettivamente però per StalCraft esiste più di una spiegazione che porta a giustificare e a ritenere questa mattanza di novellini una parte integrante del gioco.
StalCraft è un MMO che si ispira palesemente a S.T.A.L.K.E.R., l’iconico FPS ambientato nei dintorni radioattivi della centrale nucleare di Chernobyl. StalCraft utilizza però uno stile fortemente stilizzato, che fa del Voxel il suo punto di forza (e la sua debolezza).

 

 

Del mondo di Stalker (risparmiatemi i puntini, per pietà), StalCraft vuole incarnare l’aspetto più crudo e spietato. Giocandoci è immediatamente percepibile il fatto di essere calati in un luogo assolutamente inadatto a dei novellini, specialmente se di animo buono. Appena fuori dalla base iniziale è facile imbattersi in gruppi di animali che attaccano a vista e che sono in grado di metterci immediatamente al tappeto, o gruppi di giocatori in attesa di prede facili.
La cosa fa arrabbiare, considerando che ogni volta che si muore si lascia in terra tutto quel che si trasporta (al contrario di giochi come Will To Live Online, dove perdiamo solo una percentuale di quanto presente nello zaino) e che al 90% tornare sul posto per recuperare quanto perso significa venire nuovamente attaccati da chi ci ha teso l’imboscata. Eppure, forse StalCraft è nel giusto.

StalCraft sembra incarnare al meglio (o all’estremo?) l’atmosfera di Stalker. Al di là della grafica che non aiuta assolutamente a capire i contorni della vegetazione, o peggio a notare la presenza di ostili nascosti tra le foglie, la vera essenza raccontataci da Stalker è totalmente presente in StalCraft. Anzi, addirittura StalCraft è più fedele del suo ispiratore al mondo che Stalker descrive; quest’ultimo, nei fatti, allenta spesso la presa sul giocatore, rendendogli la vita più facile di quel che vorrebbe fare credere e concedendogli di abbassare la guardia nei punti sicuri che presto o tardi si impara a conoscere.

 

 

StalCraft invece segue alla lettera il dettame di un mondo dove si è potenzialmente sempre in pericolo, dove occorre diffidare di chiunque, dove ogni passo può essere quello fatale. Visto sotto quest’ottica, StalCraft raggiunge benissimo il suo obiettivo. Le uniche pecche sono che i server ospitano forse troppe persone, rendendo affollate le basi e fin troppo frequenti, nonostante l’area di gioco, gli incontri con altri giocatori, e che la grafica non aiuta affatto a mettere a fuoco la presenza di possibili nemici.

StalCraft sarebbe perfetto per un’esperienza PvE o dove il PvP fosse limitato a determinate aree, ma anche così il gioco è apprezzabile ed è dotato di una profondità insospettabile ad un primo sguardo. Se doveste riuscire ad andare oltre l’immancabile frustrazione dovuta al continuo ciclo di morte e respawn, inevitabile fino a che non ci si allontana dalle zone più frequentate dai Player Killer, potreste probabilmente trovarvi di fonte alla più veritiera rappresentazione del mondo di Stalker come Stalker lo immaginava.

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