Solaris (1972): la recensione

Solaris è un’importante pellicola di fantascienza che in qualche modo è riuscita a sopravvivere alla cappa imposta dal comunismo russo.

 

 

Durante la guerra fredda, il mondo era diviso in due blocchi che raramente parlavano fra di loro. Uno dei modi per dialogare era l’arte, comunque fortemente controllata e censurata in ambito comunista. Andrej Tarkovskij è riuscito a realizzare due capolavori che hanno influenzato i racconti di fantascienza nei decenni a venire: Stalker, del 1979, e Solaris, del 1972.

A bordo di una stazione orbitante sopra un pianeta alieno, i protagonisti si troveranno a che fare con eventi di materializzazione che vanno al di là della comprensione umana, e creeranno motivi di analisi, tensione e introspezione. In un vorticare di situazioni dalla gestione difficile, i protagonisti affonderanno sempre di più in una realtà che li costringerà a scendere a patti con il pianeta.

 

 

I film di Tarkovskij, oltre a godere di una trama solida, hanno delle costanti che li rendono unici e affascinanti. Prima di tutto, offrono ambientazioni uniche ed originali; questo consente al regista di sperimentare e creare in modo completamente libero, senza vincoli o canoni ormai consueti. Un secondo punto, strettamente collegato, è il mistero dei mondi che Tarkovskij riproduce: l’accennato, il non detto, il dare per scontato nozioni che invece non sono disponibili sono tutti metodi per catturare l’attenzione e la curiosità dello spettatore (esattamente come in Evangelion).

Dal punto di vista prettamente stilistico poi la presenza di pochi personaggi, che come in una rappresentazione teatrale si alternano sulla scena avendo a disposizione il loro tempo e le loro scene madri, permette di concentrarci sul loro essere, sui loro sentimenti, le loro paure, il loro animo.
E infine, il profondo contrasto tra natura e scienza che Tarkovskij rappresenta davanti alla macchina da presa e che in determinati momenti assume anche toni di critica politica e sociale; pur sempre rimanendo nei rigidi limiti imposti dalla censura sovietica, il regista riesce a trasmettere il disagio legato all’invasività delle attività umane, all’industrializzazione selvaggia che stravolge e distrugge il mondo. Qualcosa che ricorda molto l’attacco degli Ent a Isengard ne Il Signore Degli Anelli, anche se qui si rimane sul piano puramente conversativo.

 

 

In Solaris, ancora più che in Stalker, Tarkovskij affronta tutta una serie di aspetti dell’intimo dell’uomo, ponendosi domande e mettendo i protagonisti di fronte a situazioni che li obbligano a guardarsi allo specchio. Questo fattore, unito a quanto detto sopra, rende Solaris un film sicuramente lento e che va visto sapendo che la cinematografia d’autore russa non ha certo i canoni dei blockbuster occidentali (specialmente considerando che stiamo parlando di un film degli anni ’70).

Eppure, nonostante le premesse possano incutere timore, Solaris non annoia mai, ed il suo fascino e la sua particolarità mantengono desta l’attenzione dello spettatore. L’unico punto debole, come anche in Stalker, sono le scene più prettamente d’azione o drammatiche, nelle quali qualche carenza emerge: non viene trasmesso quel pathos che dovrebbe accompagnare queste situazioni, e gli attori sono spesso troppo compassati.
Da notare con curiosità, invece, la realizzazione degli effetti speciali: nonostante i mezzi di fortuna a disposizione di Tarkovskij ed una realizzazione sicuramente artigianale, Solaris non sfigura.

 

 

Solaris è sicuramente un film da vedere, perlomeno se siete appassionati di fantascienza e volete arricchire la vostra cultura cinematografica. In giro ci sono due versioni; vi consiglio assolutamente quella integrale, da due ore e quaranta e con una prima mezz’ora in russo sottotitolato in italiano. Solaris è infatti un film che va apprezzato nella sua interezza, e la versione ridotta non renderebbe affatto giustizia all’opera di Andrej Tarkovskij.

Di Solaris è stato fatto un remake nel 2002 e del quale abbiamo parlato; sicuramente più in linea con gli standard del nostro tempo, è anch’essa una pellicola più che valida.

 

Solaris, 1972
Voto: 8
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