Slapshot: Rebound – la recensione

Pressochè unico fra i giochi di sport online, Slaphot: Rebound è un MMO ostico da padroneggiare ma dalle ottime potenzialità.

 

 

Personalmente, sono sempre alla ricerca di quello che ormai considero il Sacro Graal dei videogiochi: un titolo cooperativo dove i giocatori siano motivati e puntino alla collaborazione, creando un’esperienza di gioco attenta e studiata ma non estrema e soprattutto non ostile. Avevo buone speranze con Slapshot: Rebound, e tutto sommato non sono state tradite.

 

 

Slapshot: Rebound è un interessantissimo gioco free to play esclusivamente multiplayer ambientato nel mondo dell’hockey su ghiaccio. Non presenta dinamiche pay 2 win, quindi la sua gratuità è vera e segna un distacco netto rispetto ad altri giochi che consentono facilitazioni in gioco dietro meccaniche di microtransazioni.
Il gioco è di per sé semplice: si affrontano due squadre composte da tre giocatori ciascuna, e lo scopo è – ovviamente – quello di segnare più reti della squadra avversaria. Ogni giocatore controlla esclusivamente il suo alter ego digitale, caratterizzabile nell’aspetto fisico ma uguale ad ogni altro giocatore nelle abilità di gioco, cosa che mette tutti inequivocabilmente sullo stesso livello.
Questo è il vero punto di forza di Slapshot: Rebound; la qualità del giocatore è determinata esclusivamente dalla sua abilità personale.

 

 

La principale caratteristica del gameplay di Slapshot: Rebound risiede nel metodo di controllo del nostro avatar e del dischetto. Innanzitutto è presente una evidente inerzia dovuta ai movimenti sul ghiaccio, dominabile solo con l’esperienza e l’utilizzo di un tasto che permette di scartare rapidamente; finchè non si impara questa non semplice tecnica, sarà difficilissimo muoversi esattamente come desideriamo.
Il dischetto poi non rimane attaccato la bastone una volta che ne entriamo in controllo; starà a noi gestire non solo il nostro movimento ma anche quello del bastone stesso per bloccare il dischetto, manovrarlo, passare, contrastare gli avversari e tirare in porta. Muovendo il mouse a sinistra e destra spostiamo conseguentemente il bastone; un sistema affascinante ma estremamente complicato e che richiede un’alta dose di allenamento e coordinazione motoria. Eppure, proprio per questo appaga incredibilmente quando riusciamo a realizzare qualche colpo da maestro.

Per ottenere risultati appena accettabili, Slapshot: Rebound richiede decine di ore di pratica. Il sistema legato al controllo del dischetto non è né standard né naturale, e se da un lato è premiabile il fatto che col mouse si voglia simulare il caricamento del tiro e lo spostamento del bastone, dall’altro si rende la vita davvero complicata al giocatore alle prime armi (e anche dopo, ad essere onesti).

 

 

Nonostante questo, le partite sono coinvolgenti e appassionanti, spesso giocate sul filo del cronometro; il sistema di creazione delle squadre per gli incontri casuali permette di creare gruppi di due o tre giocatori, in modo che amici o giocatori che si trovino bene insieme possano far parte della stessa squadra.
Il tasto dolente a questo riguardo è un discreto tasso di ostilità o di egoismo da parte dei giocatori. Quando i server sono più vuoti non è difficile imbattersi in chi tende a fare tutto da solo e a non passare mai la palla (o addirittura rubarla ai compagni di squadra), in coppie già formate tendono a isolare il terzo incomodo, o addirittura si manifesta il fenomeno del “cane con la palla”, dove tutti i giocatori (sempre della propria squadra, maledizione) corrono appresso al dischetto mancando totalmente di senso tattico. E questo per non menzionare insulti e denigrazioni varie a chi è meno esperto e ha meno padronanza del difficile schema di controllo.

Su questo gli sviluppatori di Oddshot Games possono proprio poco, visto che si tratta di un problema comune a quasi tutti i videogiochi cooperativi legato soprattutto alla mancanza di gentilezza, rispetto e squadra in buona parte delle nuove generazioni. Inutile dire come determinate partite risultino estremamente frustranti e per nulla divertenti; è pur vero che migliorando e salendo di categoria, il matchmaking fa un buon lavoro, mettendoci quasi sempre a competere con giocatori del nostro livello dando vita non solo a partite più equilibrate ma anche più gentili.

 

 

Purtroppo a oggi in Slapshot: Rebound non esistono campionati o tornei amatoriali: l’unica offerta è quello ufficiale, che punta a guadagnarsi un posto al sole fra gli e-sport, dove la competizione è massima. Si sente la mancanza di una via di mezzo utile alla stragrande maggioranza di giocatori, comodamente accessibile e configurabile; poter organizzare un piccolo torneo in gioco, e non su canali Discord o siti esterni, aiuterebbe moltissimo a formare gruppi stabili e dare un senso alle partite, al momento fini a se stesse.

Slapshot: Rebound è un gioco dal sistema di controllo unico e raro nel suo genere, che nonostante le difficoltà che impone al giocatore è in grado di catturarne l’attenzione. Giocarlo in gruppo è sicuramente la chiave di volta: passare da una squadra casuale all’altra rischia talvolta di sfinire la pazienza di chi vuole giocare in modo ragionato, ma allenandosi i risultati e la soddisfazione vengono comunque.

 

Slapshot: Rebound, 2024
Voto: 7.5
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