L’ultima esternazione del candidato Presidente USA lo vorrebbe incline a sparare sulla stampa; peccato che questo non lo abbia mai detto.
È una deriva pericolosa, quella intrapresa dai media occidentali. Della censura operata negli ultimi anni da chi non accetta passivamente il pensiero unico abbiamo parlato ripetutamente, ma quando i principali organi di stampa diffondono notizie semplicemente false c’è da preoccuparsi.
A due giorni dalla chiusura della campagna elettorale statunitense, Donald Trump è stato accusato di voler sparare alla stampa; una dichiarazione che, se vera, indirizzerebbe (giustamente, direi) il voto contro il magnate americano. Il punto però è che i media europei e buona parte di quelli statunitensi hanno (come spesso accade) estrapolato dal contesto una frase, nemmeno così diretta, che presa a sé stante ovviamente cambia di significato.
Nel video che riportiamo sopra, Trump scherza sul fatto che il suo vetro antiproiettile, messo frontale a favore di telecamera, sarebbe una “fake news” (una bufala, come si dovrebbe dire più correttamente in italiano); e lo sarebbe perchè ai lati non c’è nessun vetro a proteggerlo, e quindi si tratterebbe di poco più di una messa in scena. Aggiunge quindi che che per sparargli (di nuovo, ricordiamolo), l’attentatore dovrebbe farlo sparando sulle “fake news”, ironizzando quindi sulla misura di sicurezza messa in piedi più per le telecamere che per la sua vera incolumità.
I media estrapolano poi dallo stesso comizio un’altra frase, “non avrei dovuto lasciare la Casa Bianca”, omettendo il contesto in cui viene detta (Trump parlava dei risultati ottenuti durante il suo mandato, dove quindi la frase si può interpretare come riferita non alla ribellione nei confronti del voto popolare ma al fatto che avrebbe dovuto essere rieletto).
Chiariamolo una volta di più: qui non si vuole supportare Trump, che non è certo la miglior figura politica che ci si possa augurare alla presidenza della democrazia più importante del pianeta dal punto di vista politico, economico e militare. Ma c’è da ragionare sul fatto che la maggior parte dei media, evidentemente pro-Dem se non a diretto loro servizio, raccontino falsità sul rivale (nemico?) pur di vincere le elezioni USA più squallide che si siano viste negli ultimi 50 anni, dove la politica ha costantemente lasciato il passo all’attacco personale, ai battibecchi di nessuno spessore, ad una delegittimazione della politica che non è molto diversa da quella che già da tempo vediamo in Europa.
Qui il problema è: quale credibilità ha il mondo del giornalismo, quello che ci vuole insegnare a difenderci dalle “fake news” (dite bufale, per favore, siamo italiani), quando è esso stesso il primo a utilizzarle per fini tutt’altro che nobili? Ne abbiamo già parlato a più riprese, che si trattasse di censura all’inizio della guerra in Ucraina o qualcosa di più ad ampio spettro ed ideologico, ma è il caso di tenere alta l’attenzione una volta di più.
Non è che forse (forse, eh) alcuni stanno cercando disperatamente di farci credere di essere i buoni, dipingendo l’avversario (il nemico) per quel che non è pur di mantenere salde le mani sulle leve del comando? La giornata di oggi è campale sia per la politica USA che per quella internazionale; vista la pochezza dei candidati, si può solo sperare di non cadere dalla padella nella brace.
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Quante falsità ci hanno raccontato su Trump?
L’ultima esternazione del candidato Presidente USA lo vorrebbe incline a sparare sulla stampa; peccato che questo non lo abbia mai detto.
È una deriva pericolosa, quella intrapresa dai media occidentali. Della censura operata negli ultimi anni da chi non accetta passivamente il pensiero unico abbiamo parlato ripetutamente, ma quando i principali organi di stampa diffondono notizie semplicemente false c’è da preoccuparsi.
A due giorni dalla chiusura della campagna elettorale statunitense, Donald Trump è stato accusato di voler sparare alla stampa; una dichiarazione che, se vera, indirizzerebbe (giustamente, direi) il voto contro il magnate americano. Il punto però è che i media europei e buona parte di quelli statunitensi hanno (come spesso accade) estrapolato dal contesto una frase, nemmeno così diretta, che presa a sé stante ovviamente cambia di significato.
Nel video che riportiamo sopra, Trump scherza sul fatto che il suo vetro antiproiettile, messo frontale a favore di telecamera, sarebbe una “fake news” (una bufala, come si dovrebbe dire più correttamente in italiano); e lo sarebbe perchè ai lati non c’è nessun vetro a proteggerlo, e quindi si tratterebbe di poco più di una messa in scena. Aggiunge quindi che che per sparargli (di nuovo, ricordiamolo), l’attentatore dovrebbe farlo sparando sulle “fake news”, ironizzando quindi sulla misura di sicurezza messa in piedi più per le telecamere che per la sua vera incolumità.
I media estrapolano poi dallo stesso comizio un’altra frase, “non avrei dovuto lasciare la Casa Bianca”, omettendo il contesto in cui viene detta (Trump parlava dei risultati ottenuti durante il suo mandato, dove quindi la frase si può interpretare come riferita non alla ribellione nei confronti del voto popolare ma al fatto che avrebbe dovuto essere rieletto).
Chiariamolo una volta di più: qui non si vuole supportare Trump, che non è certo la miglior figura politica che ci si possa augurare alla presidenza della democrazia più importante del pianeta dal punto di vista politico, economico e militare. Ma c’è da ragionare sul fatto che la maggior parte dei media, evidentemente pro-Dem se non a diretto loro servizio, raccontino falsità sul rivale (nemico?) pur di vincere le elezioni USA più squallide che si siano viste negli ultimi 50 anni, dove la politica ha costantemente lasciato il passo all’attacco personale, ai battibecchi di nessuno spessore, ad una delegittimazione della politica che non è molto diversa da quella che già da tempo vediamo in Europa.
Qui il problema è: quale credibilità ha il mondo del giornalismo, quello che ci vuole insegnare a difenderci dalle “fake news” (dite bufale, per favore, siamo italiani), quando è esso stesso il primo a utilizzarle per fini tutt’altro che nobili? Ne abbiamo già parlato a più riprese, che si trattasse di censura all’inizio della guerra in Ucraina o qualcosa di più ad ampio spettro ed ideologico, ma è il caso di tenere alta l’attenzione una volta di più.
Non è che forse (forse, eh) alcuni stanno cercando disperatamente di farci credere di essere i buoni, dipingendo l’avversario (il nemico) per quel che non è pur di mantenere salde le mani sulle leve del comando? La giornata di oggi è campale sia per la politica USA che per quella internazionale; vista la pochezza dei candidati, si può solo sperare di non cadere dalla padella nella brace.
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