Preludio alla Campagna di Grecia: accenni di ostilità

Italia e Grecia si scontrano militarmente tra il 1940 e il 1941; come nasce questo conflitto, e perché Mussolini attacca con un esercito non pronto?

 

 

1940. La piccola comunità greca dell’isola di Tino, impegnata nei festeggiamenti religiosi del 15 agosto dedicati alla Madonna, viene scossa da improvvise quanto violente esplosioni provenienti dalla zona del piccolo porto isolano. A essere colpita e affondata è la datata nave militare Helle: è il tragico culmine delle provocazioni italiane ai danni della Grecia tra il 1939 e il 1940. Nonostante il colpo messo a segno, l’Italia non è pronta a un conflitto diretto con la potenza vicina, e attribuisce l’evento all’azione dei sottomarini britannici i quali, secondo la retorica italica, aggrediscono in segreto per spingere la nazione tra le mani degli Alleati. Quello che però ha colpito la Helle non è di certo un mezzo appartenente alla Royal Navy britannica, ma il sottomarino Delfino, della Marina Militare italiana.

A livello internazionale la Grecia, governata da un regime simil-fascista con a capo Ioannis Metaxas e in rapporti decenti con la Germania, concentra le proprie preoccupazioni sulle possibili azioni di una Bulgaria molto pressante e bellicosa nell’avanzare le sue rivendicazioni sul territorio di Salonicco e il suo importante sbocco al mar Egeo. L’apparizione dell’Italia sulla scena balcanica desta ulteriori preoccupazioni, comportando la mobilitazione parziale dell’esercito già a partire dai giorni dell’invasione italiana dell’Albania. La posizione ufficiale di Atene rimane però quella di una neutralità a tutti i costi, pur conoscendo le simpatie dei reali greci per gli Alleati e quelle di Metaxas per la Germania. La Grecia cerca di non fare alcun passo falso e attrarre le ire dell’una o l’altra fazione del conflitto in corso.

Le mire espansionistiche dell’Italia post conquista albanese non si limitano certamente alla sola presa dell’Albania, ma ambiscono al controllo dei Balcani con principali obiettivi Jugoslavia e Grecia. In effetti, il comando militare italiano si impegna nella realizzazione di un concreto piano di invasione, ma l’esperienza della presa dell’Albania e la difficoltà logistica incontrata nonostante un’occupazione decisamente rapida fanno sì che per il momentoil tutto rimanga solo su carta. Le forze non sono sufficienti e il trasferimento di unità da una parte all’altra dell’Adriatico si rivela lenta e dispendiosa.

Sono le rapide conquiste dell’alleato tedesco, Polonia in primis ma poi Danimarca, Belgio, Paesi Bassi e infine la Francia, a instaurare un senso di urgenza nel Duce e il suo seguito politico e militare; tanto più che spesso la comunicazione degli azzardi e delle imprese tedesche vengono passate da Berlino a Roma a fatti quasi ormai compiuti. Mussolini vuole colpire e dimostrare al mondo intero, agli Alleati ma forse ancora di più al Fuhrer, che anche l’Italia è capace di grandi e spettacolari azioni, di conquistare altre nazioni e popoli. Uno dei più accesi sostenitori della politica espansionistica è Galeazzo Ciano, Ministro degli Affari Esteri, che subito dopo il successo albanese si attiva e mette in atto una campagna propagandistica anti greca con l’appoggio anche di alcuni influenti governatori locali, il più noto dei quali è il Governatore del Dodecaneso, Cesare Maria De Vecchi. Nemmeno il parere decisamente contrario del Generale Geloso, a capo delle formazioni presenti in Albania, riesce a fermare il meccanismo di avvicinamento al conflitto, tanto che dopo poco Geloso viene sostituito dal Generale Prasca, su posizioni molto più allineate a quelle di Ciano. Prasca si adopera fin dai primi momenti per pianificare l’impresa italiana, e insieme al Governatore dell’Albania italiana, Jacomoni, gioca col nazionalismo albanese in funzione anti greca. Si torna a parlare dell’Epiro, delle popolazioni non greche ivi presenti, di come quel territorio in realtà di greco abbia poco e meriti un destino pieno di luce e prosperità che solo l’Italia può garantire.

 

 

Le forze che però l’Italia può impiegare sono scarse, dalle cinque alle otto divisioni, e il piano redatto denominato Emergenza G prevede anche un congiunto attacco della Bulgaria, di modo da tenere il grosso dell’esercito greco lontano dall’Epiro. I rapporti non proprio favorevoli rendono Mussolini indeciso e incapace di decidere la miglior strategia e il nemico verso il quale concentrare i propri sforzi bellici. Sposta truppe dal confine greco a quello jugoslavo, per poi riportarle nuovamente verso la Grecia. Infine, sul finire dell’estate 1940, la Germania preme affinché non venga innescata una potenziale polveriera balcanica mentre tenta di portare la Jugoslavia verso l’Asse. Mussolini e il Capo di Stato Maggiore italiano addirittura smobilita grandissime unità dell’esercito regolare, in un clima di apparente calma e pace (nonostante l’imminente azione italiana in Libia). Le forze italiane a ridosso del confine greco ripiegano verso gli alloggi invernali nell’entroterra albanese mentre persino importanti personalità come Badoglio si dichiarano convinte che l’attacco alla Grecia non rientra più nei piani strategici italiani.

E dunque, cosa cambia e fa precipitare infine la situazione in poco tempo? L’11 ottobre 1940, il Fuhrer informa Mussolini e il suo entourage che l’esercito tedesco da giorni è penetrato in Romania, su richiesta dello stesso governo rumeno che teme una possibile aggressione sovietica. Con l’idea di proteggere i preziosissimi pozzi petroliferi di Ploiesti e rinforzare un importante settore per la futura guerra contro l’Unione Sovietica, i tedeschi riversano moltissime unità nel territorio rumeno, trasformandolo di fatto in una sorta di protettorato. Mussolini va su tutte le furie: ancora una volta le decisive scelte strategiche e militari dell’alleato tedesco non vengono minimamente discusse con lui, ritrovandosi di fatto in una posizione secondaria e sottomessa all’interno dell’alleanza. Non ci sta e pur di farla pagare, quasi per ripicca, convoca lo Stato Maggiore e chiede che l’esercito si prepari a una violenta operazione contro la Grecia; Berlino dovrà sapere di questa gloriosa azione italiana solamente giorni dopo, quando le forze italiane saranno ormai in una travolgente marcia verso Atene.

Ovviamente, le cose non andranno così. Sta per iniziare la campagna italiana di Grecia, e non andrà come sperato a Palazzo Venezia.

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