L’ultima grande offensiva nei territori della Cecoslovacchia sancisce la fine delle operazioni militari nel teatro europeo.
Maggio 1945. I sovietici assaltano senza tregua le ultime posizioni tedesche nella città di Berlino. La capitale del Reich, che doveva durare mille anni, è ridotta ad un cumulo di macerie. I bombardamenti aerei, i colpi di artiglieria e i selvaggi combattimenti casa per casa ne hanno sfigurato la bellezza e la maestosità. Ad ovest, gli eserciti delle potenze democratiche sono avanzati fino alla linea dell’Elba dove, già il 25 Aprile, sono riusciti a congiungersi alle forze sovietiche. Più a sud, gli Alleati si riversano nella Bavaria e nell’Austria occidentale riuscendo a connettersi alle avanguardie provenienti dal Trentino-Alto Adige. Con la battaglia per la Germania, ormai prossima alla conclusione, le gerarchie militari sovietiche si affrettano a preparare l’offensiva contro le regioni della Cecoslovacchia e dell’Austria orientale, ultimo rifugio per quasi un milione di soldati tedeschi e ben oltre 1000 carri armati. Queste forze, inquadrate tra il Gruppo Armate Centro e Gruppo Armate Ostmark, ricevono il 2 Maggio l’ordine (direttamente da Alfred Jodl – massima autorità all’interno della Wehrmacht) di ripiegare verso ovest così da arrendersi agli Alleati e scongiurare la prigionia sovietica.
I comandi militari tedeschi ben sanno che appena Berlino capitolerà del tutto, la furia delle armate rosse si scaglierà contro di loro. Per questo, il Feldmaresciallo Schorner organizza la ritirata verso ovest dando il compito alla 4° Armata Panzer di sbarrare la strada alle divisioni sovietiche e permettere così la resa in mano americana a quante più truppe possibili. Stalin, desideroso di mettere le mani sulla ricca regione, ordina una dura quanto veloce offensiva nella regione per il 7 Maggio. Nel mentre, la città di Praga è in pieno fermento: il comandante della guarnigione tedesca annuncia il 1° Maggio che non sarà tollerata alcuna rivolta e che reprimerà nel sangue qualsiasi tentativo di insurrezione. Questo però non impedisce alle forze della resistenza di prepararsi a combattere. Il 5 Maggio, a seguito della presa di Plzen da parte delle forze statunitensi, un nucleo di partigiani cechi occupa una stazione radio nei pressi della capitale, invitando la popolazione cecoslovacca ad insorgere ed a scacciare con le proprie forze l’occupante tedesco. Il responso è pressoché immediato e Praga si infiamma. Le truppe tedesche vengono attaccate e rispondono agli attacchi con rinnovata violenza. Dato l’inaspettato insorgere delle unità e dei civili cecoslovacchi (appoggiati almeno a Praga anche dalla stessa polizia) i sovietici si trovano costretti ad anticipare le operazioni militari di 24 ore.
Il 6 Maggio 1945, quella che viene conosciuta come l’Offensiva di Praga ha inizio: un totale di due milioni di truppe, prevalentemente composte da sovietici, ma supportate da forze ausiliarie romene e polacche e cecoslovacche, divise in tre Fronti, attaccano in massa. A ciascun Fronte vengono assegnati obiettivi militari e civili in tutta la regione, ma appare chiaro fin da subito che il premio più grande è la presa di Praga. Il 1° Fronte Ucraino, comandato da Konev si scontra con la 4° Panzer, riuscendo dopo duri scontri a penetrarne le difese. Entro la prima sera di scontri, la città tedesca di Dresda viene occupata. Anche da ovest, alcune divisioni statunitensi appartenenti al 5° e 12° Corpo, impegnano elementi della 7° Armata tedesca.
Nonostante il progressivo avvicinarsi delle forze alleate, le guarnigioni tedesche si impegnano duramente nella repressione dell’insurrezione di Praga, concentrando uomini e truppe che iniziano a ricacciare i rivoltosi dalle periferie verso il centro cittadino. Rischiando seriamente di venire sopraffatti, i cechi rivoltosi combattono casa per casa cercando di guadagnare tempo. Il 7 Maggio, la 600° Divisione tedesca, composta integralmente da russi antisovietici, cambia bandiera e si schiera apertamente con le formazioni cecoslovacche le quali combattono disperatamente già nel centro cittadino sul finire del giorno. Sempre il 7 Maggio, Alfred Jodl firma la capitolazione e il cessate il fuoco tedesco, con effetto dalla mezzanotte e un minuto del 9 Maggio. A seguito della resa, le forze statunitensi fermano la propria avanzata, cedendo di fatti il compito finale alle armate sovietiche. Alle forze tedesche viene intimato di ritirarsi da Praga e ritagliarsi la strada fino alle linee statunitensi, mentre reparti sovietici si apprestano a occupare la città di Olomuc.
Temendo una ancora più accentuata distruzione della città di Praga, l’8 Maggio, gli insorti si accordano per un lasciapassare delle truppe tedesche verso ovest, senza ulteriori scontri. Anche le truppe russe passate con i cecoslovacchi abbandonano la città, insieme alle colonne tedesche, sapendo che, se catturati dai sovietici, la loro sorte sarebbe già segnata. Nel mentre, il quartier generale del Gruppo Armate Centro, motore organizzativo della resistenza tedesca nella regione, cade in mano sovietica. Da questo momento in poi ogni reparto tedesco è per conto proprio, senza più una gerarchia e ordini ben definiti. L’unica speranza è ovest.
Nella notte, i fulminei carrarmati dell’Armata Rossa percorrono gli ultimi 60 km ed entrano a Praga alle prime luci dell’alba. L’onore è riservato a unità appartenenti alla 4° Carri Guardia, seguiti subito dalla 3° da nord e da compagnie di fucilieri. Entro il primo pomeriggio del 9 Maggio, la presenza sovietica è stabile fuori e dentro Praga. Nei due giorni seguenti, le armate comuniste inseguono incessantemente le formazioni tedesche in rotta, riuscendo a catturare gran parte delle formazioni, raggiungendo le linee di demarcazione con gli statunitensi, i quali, onde evitare problemi tra le due parti vincitrici, consegnano gran parte dei soldati caduti loro prigionieri nei giorni passati. I tedeschi e i russi anticomunisti, colti dal panico, assistono impotenti a questo passaggio di consegne. Ad attenderli c’è la morte o il profondo est. Il 12 Maggio 1945, le ultime sacche di resistenza in Europa si arrendono. Il Terzo Reich non esiste più.