Potentia: la recensione

Wily Pumpkin realizza un gioco d’esordio capace di divertire e di strizzare l’occhio a titoli con grandi budget.

 

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Quando ci ha raccontato del gioco, lo studio turco Wily Pumpkin lo ha detto chiaramente: “il nostro è un tentativo di realizzare un gioco AA per arrivare un giorno a competere con gli AAA”. Potentia nonostante certe spigolosità probabilmente centra l’obiettivo; di sicuro, gli sviluppatori possono essere soddisfatti del loro lavoro.

Potentia è uno shooter in terza persona che in modo inequivocablie trae una parte della sua ispirazione da titoli più blasonati, come The Last Of Us e The Division; ma oggettivamente le similitudini si fermano allo stile di gioco ed a alcune ambientazioni. Il gioco non è affatto permissivo e fa degli scontri a fuoco, ottimamente realizzati, la sua forza. Specialmente al livello di difficoltà più alto (ce ne sono tre), occorre veramente far attenzione alle cartucce che ci sono rimaste e a non affrontare i nemici con superficialità. Saremo infatti quasi sempre in svantaggio numerico e la loro sana abitudine di aggirarci mentre ingaggiamo un loro compagno è una di quelle caratteristiche che in un gioco ci piacciono sempre. In alcuni momenti mi è tornata alla mente la difficoltà di Wilson Chronicles; sicuramente una cosa buona.

 

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Che il gioco sia focalizzato sull’azione e non sull’esplorazione lo attesta il fatto che fondamentalmente siamo obbligati a seguire percorsi ben precisi, anche in spazi ampi come una foresta (scordatevi l’open world) e che l’interazione con l’ambiente circostante è molto limitata. Gli stessi oggetti da raccogliere si limitano a vari tipi di armi, munizioni, medikit e poco altro.

Le armi sono decisamente appaganti; si passa dalla pistola al fucile a pompa, al fucile automatico per arrivare all’arco con le frecce; e tutte queste armi sono ben realizzate, restituendo un senso di fedeltà negli ingombri, nella manovrabilità, nella semplicità d’uso e nel tatticismo necessario ad usare quella giusta al momento giusto. Cambiare arma peraltro richiede un certo tempo, così come ricaricare, quindi è fondamentale prendere le decisioni corrette considerando il tempo in cui saremo privi di difese. Una bella differenziazione dai giochini supersocial degli ultimi tempi, dove tutto è semplicissimo e le munizioni infinite.

 

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La mancanza di esplorazione non significa però che attraversare il mondo di gioco non riservi tensione ed atmosfera: ripulire case e centri urbani non è certo una passeggiata, con i nemici che possono essere dietro ogni angolo; e il dover tenere spianata l’arma ci mette in condizione di vulnerabilità nel corpo a corpo.
È stato anche implementato un sistema stealth, e volendo potremmo essere in grado di superare determinate sezioni di gioco senza sparare un colpo… anche se siamo quasi tutti amanti del piombo volante, la realizzazione di queste sezioni è piena d’atmosfera.

 

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La grafica del gioco alterna momenti da mandibola pendula ad altri che lasciano perplessi.
L’ambiente di gioco in cui ci muoviamo è meraviglioso: la foresta, la città, un piccolo villaggio che incontreremo a metà del gioco sono sensazionali a vedersi, degni di una cartolina. Ma al tempo stesso ci sono alcuni oggetti realizzati un po’ approssimativamente, e forse anche il nostro personaggio poteva essere più curato.

 

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Le animazioni facciali sono molto più che convincenti, ma il tempismo dei dialoghi non è sempre perfetto. Le scene scriptate sono solitamente buone con ogni tanto qualcosa che stona.
Il ragdoll è ben fatto, ed a parte qualche situazione di morti in posizioni assurde (cose che capitano in ogni gioco) la resa è clamorosa. Vedere con la coda dell’occhio i nemici accasciarsi sotto il fuoco nostro o dei nostri compagni è qualcosa che colpisce. Al tempo stesso però certe animazioni (tipo il movimento delle braccia del nostro personaggio) sono legnose e fuori luogo in un contesto grafico per il quale è evidente che Wily Pumpkin abbia impegnato tantissime risorse.

Il gioco presenta anche degli aspetti meno realizzati, come è ovvio che sia quando uno studio indie si cimenta in una produzione di questo genere avendo un budget limitato .
I dialoghi, per esempio, sono rivedibili: evidentemente le voci non sono quelle di doppiatori professionisti, ma se tutte hanno un accento particolare (il gioco sembra essere ambientato in un paese tipo USA ma i personaggi parlano un inglese turchizzato), solo un paio sono decisamente inadeguate (la ragazza del protagonista ed un comprimario che farà una breve apparizione più avanti nel gioco).

 

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La storia invece è una componente che mostra decisamente qualche crepa: si parla di un mondo ambientato appena tre anni dopo “l’incidente”, ma in così breve tempo tutto è andato in rovina e la natura si è ripresa completamente le città… Eccessivo. Ci sono numerose contraddizioni nel racconto (si dice non ci sia nessuno in giro, poi in realtà i nemici con cui avere a che fare sono fin troppo numerosi in tal senso), e le scene iniziali e finali del gioco lasciano interdetti, sia per le azioni dei protagonisti che per certe situazioni irreali; l’intera fase conclusiva del gioco è poco credibile e lascia la storia senza troppe risposte alle domande ed alle situazioni in sospeso. Sembra quasi che la trama sia stata realizzata con qualche idea in mente ma senza trovare un filo logico consistente. È vero, stiamo parlando di uno shooter, però oggettivamente si spazia fin troppo e ad alla fine ne perde la credibilità.

Ma forse il peccato più grande del gioco è la durata complessiva: lo si completa in circa 5 ore alla difficoltà media, e se il mio consiglio è di affrontarlo subito al livello massimo resta il fatto che l’esperienza di gioco non è lunghissima.
Ancora una volta, può essere comprensibile che un piccolo studio non abbia le risorse per sviluppare troppo contenuto, però la fine arriva troppo presto.

 

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È anche vero che Potentia presenta alcuni piccoli tocchi di classe inaspettati. Ad esempio la fauna all’interno della foresta, che immagino sia stata usata da tutti come allenamento per il tiro con l’arco; o il trovarsi a combattere insieme ai propri compagni dovendoli riconoscere a vista per non sparargli addosso; o ancora l’inaspettato uso di tecnologie belliche che in un paio di occasioni cambiano radicalmente lo stile di gioco da un momento all’altro.

Tutto considerato, Potentia è un titolo valido; giocandoci mi sono divertito, ed è questo quello che conta. Bilanciato, interessante, sfrutta intelligentemente i suoi punti forti mascherando discretamente quelli più deboli.
Il gioco complessivamente è solido e regala una buona esperienza. Wily Pumpkin ha realizzato un ottimo trampolino di lancio; per il piccolo team di sviluppo turco il futuro sembra roseo.

 

Potentia, 2021
Voto: 7 (se solo fosse stato più lungo…)
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