Dopo gli scempi di “ministra” e “assessora”, i cosiddetti dotti nostrani avallano l’utilizzo colloquiale degli orripilanti “siedi il bambino” e “scendi il cane”.
Non lo so. Forse sono scemo io, eh. Anzi: sicuramente sono scemo io, non puo’ essere altrimenti; o magari sono vecchio di testa e talmente contrario alle modernita’ e alle innovazioni che non riesco piu’ a riconoscere le cose buone che ci arrivano dai continui cambiamenti… ma io questa scelta dell’Accademia della Crusca di normalizzare queste forme dialettali non le capisco proprio.
Puntualizziamo: per la Crusca va bene usare questi termini pazzeschi in contesti familiari, su basi regionali, ma nello scritto e nel parlato formale restano un errore. E qui i signori crusconi dimostrano quanto siano annebbiate le loro menti: ma veramente pensano che abbiamo bisogno delle loro indicazioni per poter comunicare con i nostri familiari ed amici? Ognuno di noi ha i suoi modi di dire colloquiali, e ogni regione italiana ha i suoi dialetti e la propria terminologia. Che senso ha fare un’affermazione di questo genere?
Ma resta centrale un punto: il loro scopo non dovrebbe essere quello di normare l’utilizzo dell’italiano? Ebbene, lo facciano fino in fondo, e basta con questa maledetta tolleranza verso tutto quello che e’ sbagliato o assurdo. Come assessora e ministra sono follie figlie di un femminismo cattivo e aggressivo come tutti gli estremismi, follie pero’ appoggiate dai signori cruscotti, cosi’ e’ pazzesco pensare di sdoganare in questo modo forme dialettali non solo sbagliate ma anche fastidiose al solo ascoltarle.
Ricordiamo che la crusca e’ un ottimo lassativo
Qualcuno ricordi ai signori cruschetti che a costruire ci si mette molto di piu’ che a distruggere, e il loro atteggiamento aiuta solo a generare anarchia e confusione. Se e’ giusto che i dialetti continuino ad esistere (alla pari delle tradizioni locali, che guarda caso influenzano i dialetti), e’ fondamentali che tutte le istituzioni siano allineate nel trasmettere il giusto messaggio: e cioe’ che le regole ci sono, sono chiare e non possono essere ignorate.
Come se non bastasse il fatto che i nostri giovani (e non solo) sono ignoranti come delle zappe; basta leggere quello che scrivono su Facebook o sui messaggi di What’s Up per capire che non hanno la minima idea di come si costruiscano le frasi, di come si metta la punteggiatura, di dove e come vada usata l’acca, e via discorrendo. Senza poi parlare di quando scrivono direttamente in dialetto, e sbagliano pure quello. E me a quel punto scatta la violenza e la voglia di strappargli le braccia, prenderli a calci nelle palle e fargli saltare tutti i denti con un bastone. Se vuoi dire in romanesco “io sono della Roma”, non puoi scrivere “io so da Roma”, perche’ mannaggia la puttana a “so” ci devi mettere l’apostrofo, e’ una parola tronca, e quel “da” lo devi scrivere “daa”, perche’ in romanesco ti mangi le consonanti, non le vocali, cazzo! Manco a scrive come parlate siete bboni, mortacci vostra!!!!
Abbiamo bisogno di programmi televisivi culturali, scuole che facciano selezione, famiglie che siano severe ma giuste, di istituzioni affidabili nelle loro affermazioni… e invece non resta che chiedersi: signori cruscosi, ma voi in quale universo vivete?