Siamo in un mondo globalizzato, dove una qualsiasi scena può ledere la sensibilità di una persona ma piacere ad intere popolazioni. Perché quindi censurare?
La cara vecchia censura di una volta non esiste più! Mi ricordo i bei vecchi tempi quando da bambino il sangue incolore di Kenshiro schizzava copioso dai corpi fatti dell’oscura materia detta censura. Quelle si che erano belle censure artistiche! Ora invece si vede solo sangue a secchiate nei TG, nei film, nei videogiochi, nelle serie TV e nella vita reale.
La censura aveva portato pace e benessere agli uomini di poca volontà, che lanciavano i propri pargoli davanti alla TV per ore senza curarsi troppo delle cose che vedevano. La mia infanzia è stata costellata di serie animate violente. Ken il Guerriero e i Cavalieri dello Zodiaco sono solo alcune delle serie animate che basavano la loro fortuna sulla violenza, ma non erano le uniche a portare brutalità nella vita dei bambini. Mi vengono in mente anche serie TV come l’A-Team, i cui protagonisti si aprivano la strada tra bombe e sparatorie per scappare dalle situazioni più disparate.
Insomma di violenza ce ne era tanta anche quando eravamo piccoli noi altri. Con gli anni la censura è diventata sempre meno efficace, ma perché? La risposta è più facile di quello che potete immaginare: semplicemente il mondo dell’intrattenimento ha cambiato modo di arrivare alla gente. Una volta c’erano una decina di canali validi da poter guardare, poi arrivò Blockbuster e si aprì l’era dell’intrattenimento a buon mercato. In quel momento la censura ha perso la sua prima battaglia. Le indicazioni di vietato ai minori erano ben segnalata, ma il controllo sfuggiva facilmente sia ai censori sia a chi doveva vigilare sui più piccoli.
L’era del satellitare ha spostato ancora il limite, ma di poco, visto che gli abbonamenti non erano alla portata di tutti. Questo però ha portato i vecchi canali televisivi a diventare più tolleranti e a premere su una censura meno pressante per rimanere al passo con chi offriva e osava di più. I prodotti sono diventati più violenti e con molte scene a sfondo sessuale. Poi sono arrivati lentamente, ma inesorabilmente, i social a cambiare il modo di proporsi e di proporre le cose, facendo emergere uno spaccato della società con molti meno filtri di quelli che normalmente la gente adopera. In breve, le tendenze che fluttuano sui social, sono diventete una bussola per chi si deve occupare dell’intrattenimento.
Infine è arrivato il mondo streaming digitale. Con una marea di proposte di tutti i generi, è diventato impossibile fare la buona vecchia censura artistica con scene tagliate o oscurate. E’ come provare a svuotare il mare con un bicchierino da liquore. Controllare tutto è impossibile, ma soprattutto è impossibile accontentare tutti. In un mondo in cui la violenza è diventata la prima moneta di intrattenimento, sia perché manda sensazioni forti sia perché fa parlare di se, a che serve la censura e perché invocarla?
Ho visto Squid Game, una serie TV che potrebbe sembrare originale ma che propone un’idea di base già vista tanti anni fa. Era il 1987 quando Arnold Schwarzenegger interpretava The Running Man – L’implacabile, un film basato sul romanzo L’Uomo in Fuga di Stephen King. Un violento gioco a premi dove i giocatori, al sicuro nella loro sala televisiva, sceglievano dei colorati serial killer professionisti per dare la caccia a dei carcerati sottoponendoli a crudeli e disumane prove di sopravvivenza o a scontri sanguinolenti.
Ovviamente il film con Schwarzenegger era una pellicola d’azione e d’intrattenimento e non un prodotto che punta a lavorare sull’aspetto psicologico ed emotivo, ma l’idea di base è molto simile. Quindi perché ci si deve prodigare ora con petizioni e raccolte firme per far addirittura bloccare la distribuzione di Squid Game quando oltre trent’anni fa nessuno si è sognato di chiedere la cancellazione di un film molto simile?
Come dicevo anche prima, la censura aveva portato pace e benessere agli uomini di poca volontà. Quei bambini, che ora sono diventati adulti, cercano disperatamente di educare i propri figli con lo stesso sistema che è stato loro somministrato. Purtroppo le cose sono cambiate, chi se ne è accorto per tempo ha posto esso stesso un veto alle cose da far vedere ai propri pargoli. Altri invece non accettano che le cose si siano evolute fuori dalla propria confortevole area di controllo.
Squid Game è sicuramente una serie violenta. L’idea di unire semplici giochi per bambini a mortali meccanismi per sfoltire i giocatori può urtare la sensibilità di molti, ma ho visto di molto peggio. L’aspetto psicologico che invece conduce i giocatori a tornare in quel folle mondo è, secondo me, ancora più pericoloso per le menti deboli. La perversione mentale di voler uccidere i propri compagni per soldi è poi l’aspetto peggiore che possiamo ritrovare nella serie. Però i bambini non riescono a cogliere queste sottigliezze, se non sono accuratamente spiegate in maniera più che comprensibile.
Quindi perché chiedere addirittura di vietare la trasmissione della serie? Forse si ha paura di trovare nella metro un distinto signore che ti invita a giocare ad un banale gioco per bambini solo per trascinarti in un folle gioco mortale? Miei cari lettori, questa è fantasia, la realtà può essere decisamente molto peggio di quello che questo spettacolo ha proposto.
È quindi scontato che gli individui più sensibili non dovrebbero accedere a Squid Game, ma non è più compito della censura preventiva vietare al pubblico determinati prodotti. Siamo in un mondo globale, dove una scena può ledere la sensibilità di una persona e allo stesso tempo piacere al resto del mondo. Non è più possibile affidare ad un filtro esterno le scelte che invece devono essere ponderate e valutate dalla singola persona.
È profondamente stupido lanciare una petizione per bloccare una trasmissione quando si ha letteralmente in mano il potere di cambiare canale e mettere fine al problema. Ho sentito anche dire che: “Eh ma se io non lo faccio vedere ai miei figli, poi comunque a loro arriva tramite i compagni di classe o gli amici”. Poffarbacco, dico io, è proprio questo che un genitore deve fare, educare il proprio figlio a saper distinguere le cose giuste dalle cose sbagliate. Se non lo fa un genitore chi dovrebbe farlo? Di certo non la società che è pronta a manipolarti in qualsiasi momento, nè tanto meno la televisione che ti bombarda di informazioni senza spiegarti adeguatamente quali sono le conseguenze.
Questo Halloween ho visto diversi bambini vestiti come i “Minions” rossi di Squid Game, segno che i genitori sono stati tanto bravi da far vedere loro la serie e che hanno reputato giusto preparare un costume adatto. Mi chiedo quanto tempo abbiano passato a spiegare ai loro figli il marcio che si nasconde dietro la società sud coreana descritta dal regista Hwang Dong-hyuk. Perché sinceramente trovo la Corea alquanto distante per usi e costumi, ma sorprendentemente così simile, per problematiche e sofferenze, alla società in cui viviamo.
Il dato di fatto è che tecnologia e globalizzazione hanno aiutato a condurre, fino alla nostra porta, prodotti che devono essere attentamente valutati da noi stessi e non da terze parti. Siamo noi che dobbiamo essere la nostra censura e la nostra bussola morale, non è possibile delegare a terzi un aspetto così significativo della nostra vita e della vita dei nostri figli. Il mondo della comunicazione che ci circonda è proprio come il gioco del calamaro di Squid Game: non puoi distrarti un attimo che ti si infila in mente una suggestione che punta subito ad impadronirsi della tua testa.
Concludo con un ultimo pensiero che, se non conoscete o non ricordate, vi lascerà di stucco come un barbatrucco! Questo è il testo della sigla italiana di un vecchio anime horror uscito in Giappone nel 1968 e arrivato da noi nel 1981, Bem, il mostro umano. Una musica incredibilmente d’effetto ed un testo che mi ha sempre fatto riflettere per la violenza intrinseca contenuta in queste poche parole.
Per noi grandi saranno anche rime stupide, ma visto che la tendenza del momento è quella di giustificare la violenza dei più piccoli affermando che: “I bambini non sanno distinguere né il bene dal male, né il giusto dallo sbagliato”, allora mi chiedo che cos’hanno recepito i bambini di quarant’anni fa ascoltando questi versi? Come sono cresciuti? Che cosa fanno ora per i propri figli? Probabilmente fanno come me: sorridono al pensiero di una petizione che cancelli Squid Game e ridono pensando a Netflix che si frega le mani per la pubblicità gratuita che gli è stata fatta.
Bem, il mostro umano – 1981
Notte bianca di spavento,
notte nera di terrore
acqua pioggia neve e vento.
Lampi e tuoni di furore…
Con un rantolo agghiacciante
l’assassino col coltello
squarta e taglia ad ogni istante
chiunque incontra nel castello…
Ma dal mondo dell’orrore
dove il cielo è sempre nero
piomba il figlio del mistero
più veloce del pensiero (del pensiero)…
Arriva Bem nemico del male,
che in bocca tien mille pugnali.
Solo tre dita, due occhi di ghiaccio,
sessanta vipere sopra ogni braccio.
Dell’assassino lui fa un macello,
lo pesta a sangue con un randello.
Notte bianca di spavento,
notte nera di terrore
acqua pioggia neve e vento.
Lampi e tuoni di furore…
S’ode un passo strascicato,
s’ode un colpo di martello
scende a terra l’impiccato.
Dove tocca fa un macello…
Ma dal mondo dell’orrore
dove il cielo è sempre nero
piomba il figlio del mistero
più veloce del pensiero (del pensiero)…
Arriva Bem nemico del male,
che in bocca tien mille pugnali.
Ha squame verdi sopra la pelle,
lingue di fiamme sopra le spalle.
Dell’impiccato lui fa un fagotto,
lo pesta a sangue con un cazzotto.
Notte bianca di spavento,
notte nera di terrore
acqua pioggia neve e vento…
lampi e tuoni di furore…
lampi e tuoni di furore…
lampi e tuoni di furore…