Pedro Acosta, il vincente con l’apparecchio

C’è un futuro campione in arrivo dalla Moto3? Pedro Acosta in poche gare ha già catturato l’attenzione degli addetti ai lavori.

 

 


Sebbene il pilotino spagnolo di appena 16 anni manchi di esperienza, dopo aver dominato la Rookies Cup lo scorso anno, ha già dimostrato di sapersi imporre sui rivali di categoria e sta creando i presupposti per quella che sembra una stagione senza storia.

Con tre vittorie e quattro podi complessivi in cinque gare è saldamente al comando della classifica generale nell’anno del suo debutto in Moto3. Quello che sta facendo Acosta è assolutamente sensazionale; ha già la maturità che gli consente di rimanere nel gruppo di testa per tutta la gara e affondare la sua zampata negli ultimi giri, dopo aver lasciato battagliare gli altri piloti ed averne studiato le mosse, o attaccare senza sosta fin dal primo giro portandosi a casa l’intera posta. Il peggior risultato è stato l’ottavo posto di domenica scorsa a Le Mans, la sua prima gara sul bagnato in Moto3 e che lo ha visto partire ventunesimo, raggiungere in pochi giri il sesto posto, scivolare mantenendo – unico fra tutti i caduti – la freddezza di tenere accesa la moto, rientrare nuovamente ventunesimo e chiudere all’ottavo posto a soli trenta secondi dal primo. Nel momento in cui scivolava, con le mani attaccate a gas e frizione, mi è sembrato di vedere un Marc Marquez più giovane di 10 anni, di intravedere la stessa grinta, stoffa e irriverenza nei confronti delle cadute: quell’atteggiamento che ha consacrato Marquez come uno dei migliori piloti di sempre.

 

 

A voler fare l’avvocato del diavolo un paio di spunti si trovano, ma non sono sufficienti a rimpicciolire l’impresa che ha fin qui compiuto Acosta.
In primis, parliamo del mezzo: guida una KTM ufficiale, un mezzo sulla carta superiore alle altre moto nella categoria anche se la classifica, per via delle numerose cadute nelle prime cinque gare, non evidenzia questo fattore. Ma non è l’unico a poter usufruire di quella moto: è la stessa di cui dispongono il connazionale Masia ed il turco Oncu, che finora hanno raccolto ben poco; meglio i non ufficiali Antonelli e Sasaki, che però come Sergio Garcia su GasGas hanno dato la netta impressione di non riuscire a tenere il ritmo di Acosta.
E questo ci porta al secondo punto: la mancanza di avversari. Quest anno la Moto3 vede un ricco schieramento di piloti, con numerosi partenti in grado di combattere per le posizioni di vertice ma nessuno capace di impressionare per le proprie capacità di guida. Canet, Darryn Binder, i già citati Antonelli e Masia – per non parlare del sopravvalutato Migno – bazzicano la Moto3 già da diversi anni e se avessero avuto le caratteristiche giuste sarebbero già esplosi.

 

 

È pure vero che quanto fatto da Acosta in Qatar ha dell’incredibile: vincere partendo dalla corsia dei box è un’impresa che non può assolutamente essere sottovalutata. Quanto sta facendo vedere lo spagnolo è impressionante, con gestione di gare quasi perfette, sorpassi duri ma puliti e staccate perfette. Acosta sembra essere un paio di spanne sopra i suoi rivali, e se le cose continueranno in questa maniera rischia di vincere il titolo a metà stagione.

Dopo soli cinque gare sembrerebbe che il motomondiale abbia trovato un nuovo fenomeno, di quelli che nascono ogni 10 anni e che possono da soli condizionare una intera generazione di piloti. Staremo a vedere… probabilmente a bocca aperta.

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