Pay-tv e sport: un connubio amaro

La popolarità degli sport che non siano il calcio è in drastico calo; e questo anche per colpa dell’impossibilità di vederli in chiaro in televisione.

 

 

In Italia è purtroppo corretto dire che per “sport” si intende esclusivamente il calcio. Basta vedere come i notiziari sportivi o la stampa trattano l’argomento “sport”: si parla solo di pallone, senza nemmeno introdurre la disciplina. A volte vengono piazzati dei trafiletti sugli eventi più importanti degli altri sport, ma in modo così superficiale e sbrigativo da non lasciare quasi traccia.

Il calo dei praticanti negli altri sport è vertiginoso, preoccupante e funesto. Funesto, perché concentrare l’attenzione solo sul pallone comporta l’impoverimento della cultura sportiva di un’intera Nazione; gli italiani, peraltro, avrebbero un gran bisogno di avere come esempio l’etica presente negli altri sport, dove al contrario del calcio vige il fair play, l’onestà e la passione. Forse perché intorno ci girano meno soldi, e non sono un baraccone acchiappasoldi.

 

 

L’avvento delle pay-tv ha comportato per gli sport ingiustamente chiamati “minori” un cambiamento radicale: l’aver venduto i diritti di trasmissione degli eventi ad emittenti non in chiaro ha nel breve periodo permesso degli incassi distribuiti fra i vari club più importanti, ma ha tagliato le gambe alla visibilità degli eventi stessi, allontanando il pubblico meno appassionato dalle discipline che hanno scelto questa direzione.

L’esempio perfetto è quello del basket: quello che era uno sport prestigioso, e che ha visto le nostre squadre primeggiare in Europa dagli anni ’60 in poi, oggi vive un momento di estrema difficoltà; i palazzetti sono mezzi vuoti, ed il pubblico continua ad affluire solo nei piccoli centri. Questo perché la pallacanestro è sparita dai palinsesti in chiaro, e dopo gli anni ruggenti di Sportitalia, che trasmetteva partite di A1, A2 e tutte le coppe europee in chiaro, oggi è pressoché impossibile vedere qualche incontro se non si ha un abbonamento a qualche servizio satellitare o di streaming.

 

 

La pallavolo ha avuto un problema simile, ma è tornata in chiaro su Raisport da qualche anno, proprio per correre ai ripari. Oggi il numero di praticanti è non a caso in ripresa.

Sempre parlando di Raisport, c’è da tirare le orecchie all’emittente pubblica: come per altre occasioni, il servizio offerto è di pessima qualità e piuttosto limitato. I telecronisti sono spesso inadeguati, gli eventi non fanno necessariamente appassionare, un pò per carenza di fondi ed un pò per scelte editoriali rivedibili: invece di proporre un’offerta varia e diffusa, Raisport si concentra su poche discipline, insistendo su eventi in grado di suscitare un interesse davvero limitato.
Peraltro il ciclismo, una delle discipline di punta dell’emittente, è mal coperto e mal commentato. Uno spreco di risorse ingiustificabile.

Discorso diverso per gli sport motoristici: anche se il passaggio a Sky è stato tutt’altro che indolore, le gare sono quasi tutte visibili sui canali in chiaro del colosso delle telecomunicazioni, anche se questo comporta perdere tutti quelle trasmissioni di approfondimento una volta liberamente usufruibili.

 

 

È indubbio che vedere un evento sportivo su una pay-tv è mediamente più esaltante che vederlo sui canali in chiaro; solitamente i telecronisti sono più preparati (ma non sempre), le riprese sono più definite e con inquadrature più dettagliate e varie, ed è possibile seguire gli eventi nel dettaglio, carpendo retroscena che solitamente non vengono trattati sui canali in chiaro.

Si tratta di un cane che si morde la coda: pagare per questi servizi significa incentivare ulteriormente le pay-tv a far sparire gli sport dalla libera fruizione, ma non pagare significa rimanere ciechi ed in balia delle poche e spesso inadeguate offerte in chiaro, mentre le pay-tv hanno un offerta decisamente ampia. Le Federazioni stesse dovrebbero pensare alla loro sopravvivenza: meglio tanti (o qualche) soldi subito, oppure promuovere lo sport e quindi aumentare il numero di praticanti, evitando un oblio che per molti sport è ormai dietro l’angolo?

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