Only Murders In The Building – Stagione 3: la recensione

Se a una serie culto aggiungi il talento di Meryl Streep e le coreografie dei migliori musical di Broadway cosa ottieni? La stagione perfetta.

 

 

 

Squadra che vince non si cambia. Ce l’ha insegnato il calcio in tutti questi anni, ma deve valere anche per il football americano; infatti il concetto è ben chiaro anche a New York, città nella quale viene prodotta questa splendida serie tv tutta black humour e gay power visibile su Disney Plus. Portata avanti dal tridente da sogno Steve Martin, Martin Short e Selena Gomez, la narrazione segue il plot tradizionale dell’indagine in parallelo alla creazione dell’omonimo podcast partendo dal solito omicidio nelle mura dell’Arconia. A parte l’inizio, però, tutto è nuovo rispetto alla stagione 1 e 2 che tante soddisfazioni hanno dato. Rischioso? Forse, ma la fortuna aiuta gli audaci.

E così gli ingressi di un pezzo da novanta come la Streep (un’immensa Loretta) e del sorprendente Paul Rudd, che poi è quello di Ant-Man (che non è Ben Affleck anche se è uguale) danno la marcia in più a questi dieci nuovi episodi che fanno, però, il vero salto quantico con l’idea di ambientare tutto non più dentro il palazzo di lusso che vede Sting tra i condomini ma in un teatro di Broadway dove Oliver Putnam tornerà a fare il regista. Se il cinismo dei passati episodi vi aveva appassionato, il livello di piacevole cattiveria che raggiungono i dialoghi sotto le luci dei riflettori è unico. Gli attori dovrebbero essere una compagnia ma sono solo un’accozzaglia di egocentrici stronzi.

 

Only Murders In The Building Stagione 3 recensione

 

A partire dalla vittima (non è una sorpresa, state sereni), Ben, che è un mediocre attore di telefilm famoso negli anni novanta in cerca di un riscatto artistico che non merita. Uno che è diventato celebre come Il Cobro può davvero ambire a camminare fianco a fianco con Shakespeare? La risposta è tutta una serie di battute al vetriolo semplicemente splendide come splendida è lo srotolarsi delle scoperte dei tre soliti improvvisati detective che, questa volta, sono anche fortemente distratti da particolari momenti di vita privata.

Se non vi disturba che quattro amabili vecchiette coreane vengano chiamate le quattro puttane e non siete pervasi dall’orrido demone del politicamente corretto, questo viaggio fa per voi. Il colpo di scena finale, che ovviamente non sveleremo, è ancora una volta inatteso e ben costruito. Come nelle migliori situazioni di questo genere, puntata dopo puntata, finirete ad accusare ogni volta una persona diversa fino ad un finale che garantisce una bocca aperta di stupore e una massima soddisfazione di credibilità; cosa non scontata in un genere che comunque frequenta la commedia.

La chicca tra le chicche è il cameo di quel Matthew Broderick che abbiamo imparato ad amare in capolavori come War Games e Ladyhawke e che qui interpreta una maniacale versione di sé stesso.

Se temete anche voi che Steve, Martin e Selena vi mancheranno, arriva una buona notizia: la quarta stagione è già in cantiere. Come dimostra l’ennesimo nuovo omicidio in chiusura di tutto… rigorosamente nel building!

 

Only Murders In The Building – Stagione 3, 2023
Voto: 8
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