La cinematografia scandinava è famosa per presentare spesso film di genere, piuttosto difficili e particolari, di difficile digestione e talvolta addirittura incomprensibili. Nord, film Norvegese del 2009, rientra appieno in questa categoria.
Jomar è un ragazzone disturbato. Lavora come guardiano di una stazione sciistica, ma è costantemente soggetto ad attacchi di panico che gli impediscono di condurre una vita normale. Il motivo delle sue ansie è la separazione dalla moglie e la lontananza dal figlioletto, che sono andati a vivere nel profondo nord. A seguito di un incidente causato dalle sue psicosi, deciderà di prendere la sua motoslitta e partire all’avventura per ritrovarli.
Come dicevo in apertura, Nord non è un film semplice. E’ un film di una lentezza esasperante, che pur durando appena 75 minuti sembra interminabile; è lento, monotono, incredibilmente fermo. Eppure, tutte queste caratteristiche non arrivano per sbaglio. Tutt’altro.
Chi ha avuto la fortuna di attraversare la Scandinavia (no, in aereo non vale) saprà bene quali distanze separino i centri abitati, quanto siano sconfinate le vallate e le foreste, quanto la traccia dell’uomo sia poco presente. Ecco, Nord è un film sulla solitudine che vuole al tempo stesso omaggiare la natura incontaminata del nord della Norvegia. Se a questi fattori uniamo il compassato stile dei registi locali, il gioco è fatto. Quindi? Quindi non mi sento di dire che Nord vada tenuto a distanza con un bastone; è invece un film da vedere ben sapendo che andrà maneggiato coi guanti, e che non ci si può aspettare più del ritmo che può offrire il traffico di Roma nell’ora di punta (però senza la radio accesa in macchina).
I vari personaggi del film sono fin troppo caricaturizzati – ma anche qui ci troviamo nello standard dei film scandinavi. Jomar infatti incontra sul suo cammino persone che, per un motivo o l’altro, vivono sole, ed estremizzano le loro paure, le loro fragilità, i loro comportamenti poco credibili. Lo stesso Jomar è da prendere col beneficio d’inventario; eppure, nel complesso, se si cerca di capire il messaggio più che badare alla sceneggiatura, Nord si rivela molto più ricco di quel che può sembrare.
Nei modi, nel fare dei vari personaggi che si incontrano man mano, ho rivisto comportamenti e atteggiamenti che nel mio viaggio del 2010 ho avuto modo di vedere dal vivo e comprendere giorno dopo giorno. La vita in terre così fredde, a tratti ostili, sicuramente vaste oltre ogni immaginazione non è semplice. La mancanza di un contatto umano come siamo abituati ad avere qui da noi porta ad avere atteggiamenti che magari di primo acchitto non capiamo. Ma in Nord è tutto là, tutto a portata di mano.
La regia di Rune Denstad Langlo è degna di nota. Oltre alle scelte narrative già lungamente descritte, il suo passato di documentarista viene fuori con maestosità quando a farla da padrona è la natura. Le inquadrature in campo lungo sono oltremodo suggestive, e regalano uno scorcio di quel che può essere la realtà di una landa completamente ignara dell’esistenza dell’uomo.
Jomar è interpretato da Anders Baasmo Christiansen, uno dei più famosi attori Norvegesi, che nella parte dell’antieroe ci sguazza piuttosto bene. Oltre a lui vorrei citare la giovane ma promettente Marte Aunemo e il teatrale Lars Olsen, affascinante quanto inquietante.
In conclusione, non mi sento di consigliare Nord a piè sospinto; è per chi il cinema lo apprezza anche nelle sue forme più complesse, per chi è disposto a chiudere un occhio sulla forma per cogliere la sostanza.