Mattarella e la sovranità dell’Unione Europea

Le parole del Capo Dello Stato sono gravi perchè di parte e dette poco prima di una tornata elettorale; dov’è finita l’imparzialità della figura istituzionale?

 

 

Quando lo scorso 2 giugno Mattarella ha in poche parole dichiarato che la Festa della Repubblica deve ricordarci e riaffermare la sovranità dell’Unione Europea, ha commesso un atto di estrema scorrettezza politica sotto numerosi aspetti.

Il primo è legato al fatto che il Presidente della Repubblica Italiana deve mantenere un completa imparzialità rispetto al dibattito politico, alla stregua ed ancor di più dei Presidenti di Senato e Camera. Il voler ricordare che è l’Unione Europea ad esser sovrana, e non l’Italia, è una scelta di campo evidente.
Il secondo aspetto rende ancora più grave il primo: affermare che l’Italia sia seconda ad un Parlamento Europeo del quale proprio in questo fine settimana si rinnovano le cariche significa voler indirizzare il voto di coloro che hanno fatto proprio il culto della personalità del Presidente della Repubblica (culto non a caso nato sotto la presidenza Napolitano). Un gesto assolutamente di parte ed inaccettabile.
Il terzo vede nella sua affermazione una contraddizione in termini che porta alla delegittimazione del proprio ruolo: se l’Unione Europea è sovrana, allora non esistono più Stati membri, o perlomeno non si ha più bisogno di figure come quella del Capo di Stato.

 

 

Chi vuole riferire il discorso di Mattarella all’articolo 11 della costituzione, quello dove si menziona qualcosa sulla rinuncia alla sovranità, farebbe bene a rileggerselo: si parla solo di limitazione della sovranità italiana quando necessario ad ottenere pace e giustizia fra le Nazioni. E nel primo articolo della costituzione, si specifica chiaramente che la sovranità appartiene al popolo, non ad un ente sovranazionale.

Il goffo tentativo di Mattarella non è certo la prima invasione di campo del Presidente della Repubblica idolatrato dai media (si ricordino il non scogliemento delle camere nel 2019, per consegnare il paese ad un PD uscito sconfitto alle elezioni, ed il suo appoggio a rendere obbligatorio un vaccino che nel resto del mondo è stato inoculato senza costrizioni) non è diverso da quello, fallito, della Von Der Leyen: aiutare gli amici di sinistra ad arginare la salita al governo di Giorgia Meloni. Il due giugno Mattarella ha provato con la sua solita insopportabile retorica a bloccare quella che sembra destinato essere, almeno in Italia, una riconferma delle percentuali viste alle scorse elezioni politche.
Se questo sarà il risultato, si avrà la riconferma che il popolo italiano (e non solo, a vedere i sondaggi europei) non vogliono un’Unione Europea padrona dei propri Stati; vogliono piuttosto una federazione di Nazioni che con accordi commerciali e politici possano rafforzare la posizione dell’Europa. Esattamente quello che era la CEE fino al trattato di Lisbona del 2009 con in più un pizzico di quel blocco occidentale che tanto bene ha fatto durante la guerra fredda.

Se alle sinistre europee questo non va bene, farebbero meglio a guardare la devastazione del tessuto sociale ed economico che la loro visione di Unione Europea ha portato finora.

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