Maldive: sole, mare e radicalismo islamico

Lo Stato insulare delle Maldive rischia di passare velocemente da paradiso marittimo per i vacanzieri di mezzo mondo a incubo terroristico.

 

 

Le Maldive sono un Paese dell’Oceano Indiano formato da ventisei atolli comprendenti più di mille isole famose per le proprie spiagge, meta soprattutto di turisti occidentali attratti dai paesaggi corallini da cartolina. Ex colonia prima portoghese, poi olandese ed infine inglese, ottenne l’indipendenza dal Regno Unito nel 1965 diventando una Repubblica presidenziale con capitale la città di Malé. Un Paese da meno di mezzo milione di abitanti e da sempre lontano dai riflettori della politica internazionale, nell’ultimo periodo le Maldive sono attenzionate dagli analisti di mezzo mondo a causa dei crescenti nuclei estremisti che in queste isole stanno trovando spazi per proliferare.

Diverse fonti di intelligence segnalano le Maldive come una base sempre più utilizzata per operazioni terroristiche e commercio di stupefacenti; in ambedue i casi si ha un collegamento con gruppi fondamentalisti islamici.
La maggior parte dei militanti presenti nel Paese sono riconducibili a gruppi di operativi legati all’ISIS o al gruppo terroristico pakistano Lashkar-e-Taiba (LeT), entrambi immischiati con la malavita locale in operazioni di finanziamento tramite grandi operazioni di narcotraffico.

L’espansione di gruppi terroristici in terra maldiviana è in rapida crescita: sono infatti poche le risorse locali a disposizione per combattere questo fenomeno che sfrutta non solo canali illeciti di finanziamento ma anche quelli legali. Come evidenziano alcune agenzie di intelligence asiatiche, questi gruppi sono riusciti ad infiltrarsi nel mercato locale e talvolta lavorano direttamente con le amministrazioni e con grandi aziende che fungono da sponsor dei gruppi stessi.
Ad oggi sono diversi i leader LeT che hanno fatto delle Maldive la base operativa delle proprie attività, un processo iniziato soprattutto all’indomani degli attacchi di Mumbai del 2008 e delle crescenti tensioni con l’India.

 

 

È notizia di pochi giorni fa l’attacco con droni nei confronti di due petroliere israeliane nell’area Nord-Ovest della regione maldiviana con ingenti danni per entrambe le imbarcazioni; le petroliere erano dirette verso il Mar Rosso ma stavano procedendo lentamente temendo gli attacchi delle milizie Houthi dallo Yemen. La zona dell’attacco, situata ad oltre duemila chilometri dalle postazioni Houthi, fa presupporre che i velivoli siano partiti nelle vicinanze dell’area interessata; questo evidenzia come lo spazio maldiviano stia diventando un centro sempre più sensibile ad attività terroristiche e come la connessione dei gruppi fondamentalisti islamici permetta di portare attacchi in tutta l’area meridionale del continente asiatico.

Un paradiso corallino che non sembra più essere tale: dietro ai paesaggi da favola insistono infatti dei movimenti che stanno intensificando la loro portata. La cattura nel 2021 di uno degli operativi dell’ISIS, Umar Nisar Bhat, conferma infatti l’interconnessione tra terrorismo e narcotraffico nel Paese maldiviano; nelle proprie confessioni fornite ai servizi indiani e statunitensi, Bhat ha descritto le Maldive come punto di connessione strategico per i gruppi fondamentalismi islamici, confermando i legami tra terrorismo, droga e proselitismo. Bhat si sarebbe radicalizzato proprio nelle Maldive ad ulteriore riprova di come la rete di questi gruppi possa facilmente permeare la società del Paese insulare.

Questi problemi di radicalizzazione e terrorismo sono un fattore che sta condizionando le Maldive ma la questione sembra sottaciuta a livello di opinione pubblica. Sono diverse però le testimonianze di esperti che da anni evidenziano il fenomeno: già nel 2017 le Maldive erano prime per numero pro capite di foreign fighters in Siria, un ulteriore prova del facile attecchimento della propaganda radicale nel Paese.
Fenomeni come questo vanno contenuti rapidamente per evitare un contagio a macchia d’olio che comprometterebbe la sicurezza dell’intera regione marittima; sembra dunque che sentiremo presto parlare ancora delle Maldive, nella speranza che gli sforzi profusi siano adeguati alla minaccia.

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