Un recente scontro tra Manila e Pechino nel Mar Cinese Meridionale fa riemergere la questione delle rivendicazioni della Cina nell’area dell’Indo-Pacifico.
Prima dell’invasione russa dell’Ucraina la zona dell’Indo-Pacifico era la regione maggiormente seguita dal punto di vista delle sicurezza; l’attualità geopolitica ha però distolto lo sguardo degli osservatori per concentrarsi su conflitti che in questo momento stanno interessando le porte dell’Europa. Le tensioni presenti nel Mar Cinese Meridionale sono invece sempre più intense e non coinvolgono solamente Taiwan. La collisione del 22 ottobre scorso tra due navi cinesi e una nave della Guardia Costiera filippina ha riacceso i riflettori su una zona che per Pechino è al centro delle proprie strategie di egemonia mondiale.
L’incidente delle scorse settimane ha visto due navi della Repubblica Popolare di Cina speronare una pattuglia della Guardia Costiera filippina impegnata in un’operazione di controllo. Il Governo di Manila ha manifestato immediatamente il proprio dissenso per quello che è stato l’ennesimo incidente causato da imbarcazioni di Pechino nell’area del Mar Cinese Meridionale. Sullo sfondo di questa ultima collisione compare l’annosa questione territoriale sulla spartizione di questa parte di oceano, un problema che vede come attore protagonista la Cina che rivendica sempre maggiori possessi a discapito delle varie entità statali presenti nella regione.
Nel 2016 il Presidente filippino Rodrigo Duterte aveva provato un avvicinamento a Pechino attuando delle politiche che diminuissero la dipendenza del proprio Paese dagli Stati Uniti d’America; questo cambiamento era stato accompagnato da un approccio più conciliante sulla disputa territoriale nel Mar Cinese Meridionale. Le intenzioni delle Filippine sono state però vanificate dall’atteggiamento dalla Cina, con un incremento di operazioni nei territori contestati che hanno portato a scontri diplomatici tra i Paesi dell’area.
Ma cosa rivendica esattamente la Cina? Le dispute nel Mar Cinese Meridionale risalgono al 1947, anno della pubblicazione della cartina che definisce la linea degli undici punti, oggi divenuta dei nove. La linea dei nove punti, o tratti, fornisce una rappresentazione fisica delle rivendicazioni cinesi nell’area, contestando le attuali sovranità nelle zone marittime di Filippine, Vietnam, Brunei e Malesia.
Sebbene la rivendicazioni siano basate su radici storiche, l’attenzione per l’area contestata è dovuta alle sue potenzialità commerciali: il fondale infatti è ricco di idrocarburi, la pesca è abbondante e le rotte marittime sono tra le più trafficate al mondo.
Nel recente passato la Corte Permanente di Arbitrato dell’Aja si è pronunciata a riguardo emettendo una sentenza a favore delle Filippine, respingendo le pretese territoriali cinesi e stabilendo la mancanza di basi legali per le rivendicazioni della Cina sulla quasi totalità del Mar Cinese Meridionale. Pechino si è opposta alla sentenza di arbitrato rifiutando la decisione e continuando a perseguire le sue pretese territoriali nella regione.
L’aspetto più importante di questa faccenda coinvolge le potenzialità militari e l’importanza strategica dell’area. Nel territorio contestato la Cina vorrebbe sviluppare una strategia di Anti-Access/Area Denial, A2/AD, che consiste nel controllo di una determinata area per renderla inaccessibile al nemico in caso di conflitto; la zona del Mar Cinese Meridionale si presterebbe benissimo a questa strategia che sarebbe rivolta in funzione anti USA.
Nell’ultimo periodo l’attenzione internazionale si è rivolta verso contesti che hanno sperimentato un’escalation repentina, provocando un grande interesse in tutto il mondo; nonostante questi eventi, la sfida che la Cina sta lanciando all’ordine occidentale è ancora il maggior punto di interesse geopolitico e plasmerà l’agenda politica dei prossimi anni delle maggiori potenze mondiali.
Come spesso capita, momenti di grande attenzione mediatica su alcuni scenari di guerra lasciano maggior spazio di manovra in altri contesti. Le Filippine, storici alleati statunitensi, hanno riacceso la luce sul Mar Cinese Meridionale, una zona in cui la presenza cinese sarà incrementale nel prossimo futuro e che, senza politiche diplomatiche, porterà quasi certamente ad uno scontro.