L’Iran lancia una nuova sfida per il gas

Un ricco giacimento nel Golfo Persico rivendicato da Arabia Saudita, Kuwait e Iran porta nuove tensioni nell’area mediorientale; si rischia il conflitto?

 

 

La geografia ha provveduto con il mare a separare la vecchia Persia dal resto delle monarchie sunnite, oggi però i motivi di divisione tra l’Iran e il resto del mondo arabo sono numerosi e continuano a crescere. L’antagonismo tra Teheran e gli Stati che affacciano sul Golfo Persico si è acuito nell’ultimo periodo a causa della disputa sul giacimento di gas di Al-Durra, conteso tra Iran, Arabia Saudita e Kuwait. Non si può propriamente parlare di una novità, la questione del giacimento è nata negli anni ‘60, ma negli ultimi mesi l’attrito si è intensificato a causa delle iniziative degli Stati coinvolti.

Il sito di Al-Durra si trova sotto le acque del Golfo e conterrebbe fino a venti trilioni di metri cubi di gas al quale vanno sommati circa trecento milioni di barili di greggio; questi numeri fanno di Al-Durra uno dei giacimenti più ricchi del mondo.

Arabia Saudita e Kuwait già nel 2022 hanno deciso di unire le forze, siglando un accordo per sviluppare insieme il giacimento e trarre un vantaggio competitivo nei confronti degli altri Paesi esportatori. Nel corso degli ultimi mesi il Ministro del Petrolio kuwaitiano, Saad Al Barrak, ha dichiarato a più riprese come lo sviluppo di Al-Durra sia tra gli obiettivi più importanti del proprio Governo, aggiungendo inoltre che Kuwait e Arabia Saudita detengono diritti esclusivi sul giacimento.

L’Iran si è immediatamente schierato contro l’accordo tra le due monarchie rivendicando la comproprietà del giacimento, che secondo le stime di Teheran ricadrebbe per il 40% all’interno delle acque territoriali iraniane.
La tensione riguardo Al-Durra ha subito un’impennata significativa ad inizio marzo, quando il Consiglio di Cooperazione del Golfo, di cui l’Iran non fa parte, ha dichiarato che il giacimento è proprietà esclusiva di Arabia Saudita e Kuwait.

Nell’attuale scenario geopolitico, il valore delle risorse stipate nel giacimento ha accresciuto la propria importanza; il mercato energetico è sempre più minacciato da guerre regionali e, vista l’insicurezza dei trasporti marittimi della regione, risorse così importanti consegnerebbero un gran potere politico a chiunque riuscisse a sfruttarle.

 

 

Il regime iraniano vede nella propria proiezione esterna la propria arma più potente; con un consenso interno sempre più scarso, le tensioni nel Golfo permetterebbero al Governo dell’Ayatollah di mettere pressione sui propri nemici regionali e occidentali e aumentare la propria stretta domestica.
L’accordo di normalizzazione siglato a marzo 2023 tra Riad e Teheran in questo caso appare ridimensionato se non quasi del tutto annichilito. In un contesto in cui la guerra a Gaza divide il Medio Oriente dal punto di vista strategico, la questione di Al-Durra rischia di far saltare il banco degli equilibri.

Il Golfo Persico oggi forma l’ultimo angolo di un triangolo di tensione che lo congiunge a Gaza e al Mar Rosso minacciato dagli attacchi degli Houthi.
In questo scenario Teheran rappresenta l’ago della bilancia, impegnato in maniera diversa su tutti e tre i fronti; l’appoggio agli Houthi in Yemen e l’impegno profuso per Hamas possono fungere qui da catalizzatori per le richieste iraniane sul giacimento di Al-Durra. L’impegno occidentale e i forti legami con l’Arabia Saudita, sono in questo caso la chiave di volta per prevenire o ostacolare le intenzioni iraniane.

Il sostegno iraniano ai propri alleati regionali sta vivendo un importante momento di attività dovuto al contesto geopolitico regionale e alla volontà del regime di guadagnare consenso internamente. Se Teheran riuscisse a giocare bene le proprie carte potrebbe ottenere grandi risultati proprio nel Golfo Persico, riuscendo ad accaparrarsi parte di ciò che richiede su Al-Durra.
Il compito di Arabia Saudita e Stati Uniti in primis, è quello di trovare una strategia di equilibrio, che riduca il potere iraniano in questi scenari e che riesca a non concedere troppo all’eterno avversario.

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