Tornano Tully e Kate, ma lo fanno con una stagione conclusiva fatta di alti e bassi che taglia via alcune trame aperte.
Ve le ricordate quelle due amiche che si pugnalavano alle spalle per cementare un’amicizia durata decenni? Ecco, sono tornate, ma forse non sono agguerrite come prima. Katherine Heigl e Sarah Chalke riprendono i ruoli di Tully e Kate in questa ultima stagione divisa in due parti. Il racconto della storia delle due amiche continua a sviare lo spettatore saltellando tra gli anni adolescenziali, quelli dei primi lavori, fino a giungere all’età matura in cui carriera e famiglia hanno preso il sopravvento.
La prima parte torna precisamente nello stesso solco della stagione precedente, riempiendo lo spettatore di cliché inerenti ai vari anni in cui vengono raccontate le storie. La serie ovviamente racconta del legame di amicizia tra le due protagoniste nell’arco di quarant’anni, ma è anche un aperto manifesto del femminismo grazie alle imprese di Tully, una donna rampante che non si ferma mai davanti a niente. Eppure lei, che sembra essere il personaggio forte della serie, alla fine dei conti, nel suo intimo, è emotivamente debole, una persona che non riesce a costruirsi una relazione sana con nessuno.
La prima parte della seconda stagione di L’Estate In Cui Imparammo A Volare ci permette di formulare finalmente quella domanda che abbiamo avuto sulla punta della lingua per tutta la precedente stagione: quando arriverà la rottura? In fin dei conti l’amicizia tra le due protagoniste è un rapporto prodigioso solidificatosi con il bisogno che le due amiche hanno di ritrovarsi e spalleggiarsi, ma è fatto anche di molti momenti di ombre, menzogne e tradimenti. Sapendo che non ci sarà una terza stagione, ci chiediamo da tempo quando arriverà il momento di affrontare tutto questo. Qui viene il bello, la risposta è: “Mai!”.
L’ombra della morte, arrivata con un grave incidente, è riuscita ad allontanare le due amiche in modo irreparabile. La rabbia, la distanza, i silenzi e le incomprensioni nate da questo evento giocheranno un ruolo fondamentale per la maturazione e la presa di coscienza delle due donne che fino a quel momento sono andate avanti praticamente in simbiosi.
Tully si allontanerà da tutto e da tutti cercando nella solitudine un appiglio per espiare le proprie colpe, non tanto quelle causate dall’incidente, ma quelle accumulate in una vita di esagerazioni. Kate invece si riavvicina all’ex marito e prova a riallacciare un rapporto con la figlia. Solo dopo che la rabbia ha cominciato a defluire e la presa di coscienza che la vita non è eterna, Kate decide di riavvicinarsi a Tully, ma anche in questo caso il destino ci metterà lo zampino.
Nuovamente l’ombra della morte riunisce le amiche in un momento emotivamente commovente e drammatico. La loro amicizia torna ad essere più solida che mai e tutti i sospesi di una vita vengono superati semplicemente con un colpo di spugna. Probabilmente la seconda parte di questa stagione è più interessante della serie, ma anche quella approfondita di meno. La fine della stagione, e quindi anche della serie, incombe e bisogna sbrigarsi per arrivare a dama in modo decente.
Così le trame iniziate nella prima stagione, e mai del tutto risolte, vengono praticamente asfaltate da eventi imprevedibili e di portata ben superiore. Così facendo si è creata un po’ di confusione, qualche incomprensibile aggrovigliamento di trama e soprattutto un po’ di lentezza in alcuni passaggi. Probabilmente il progetto era stato pensato per durare di più, ma forse le leggi di mercato hanno preteso diversamente; o forse c’è qualcos’altro dietro? Ammetto di non aver amato questa serie fin subito, ma riconosco che è stato un prodotto nato da una solida base e cresciuto da due attrici molto valide e quindi meritava di concludersi così come era stato pensato.
Il finale è di quelli che colpiscono emotivamente come un cazzotto allo stomaco. La serie ha permesso di far conoscere in maniera intima e profonda Kate e Tully agli spettatori e questo ha permesso di ottenere il miglior finale possibile, ovvero un finale profondamente malinconico. Tralasciando questo ultimo momento ben riuscito, qualcosa non è andato per il verso giusto e questo un po’ dispiace; sapendo che la serie è basata solo sul primo dei due romanzi di Kristin Hannah, forse il progetto continuerà, ma con un nome diverso.