Le pale eoliche in Sardegna: fra occasione energetica e danni paesaggistici

La guerra russo-ucraina fa ha mostrato tutta le debolezza energetica dell’Europa; come si inserisce in questo contesto l’installazione delle pale eoliche sul territorio sardo?

 

 

Nell’ultimo anno l’Italia ha intensificato la sua opera di transizione verso fonti energetiche ecologiche, concentrandosi sullo sviluppo di progetti nazionali che possano garantire al Paese energia pulita e che al contempo lo svincolino in larga misura dalla dipendenza da Paesi terzi (vedi Russia, Algeria e USA).
Negli ultimi due anni la Sardegna è diventata un luogo centrale all’interno all’interno del progetto “Green” dello Stato italiano; difatti nel 2024 c’è stato un aumento vertiginoso di impianti posizionati nel territorio della regione isolana, rendendola la quinta regione italiana per potenza eolica installata. Il governo ha giustificato la sua scelta ponendo l’accento sia sulla necessità di aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili, in linea con gli obiettivi UE di riduzione delle emissioni, sia sulla conformazione geografica della Sardegna, che con le sue ampie zone poco abitate e i forti venti è vista come un’opportunità strategica per lo sviluppo dell’energia eolica.

L’installazione massiccia di pale eoliche in Sardegna coinvolge diverse aziende impegnate nel settore delle energie rinnovabili e in particolare nell’eolico offshore; tra le principali società coinvolte c’è la Falck Renewables, società milanese operativa in tutta Europa con 1420 megawatt già installati fra UE e USA, ed attiva in progetti come Nora Energia 2, che prevede l’installazione di 40 aerogeneratori a sud del Golfo di Cagliari.

 

 

Attualmente sono in fase di valutazione da parte della Regione circa 300 progetti di parchi eolici e fotovoltaici presentati da diverse aziende, sia locali che internazionali, che renderebbero la Sardegna la prima Regione italiana per produzione di energia eolica; c’è da dire tuttavia che la Sardegna è una delle Regioni italiane che consuma meno energia, e che nel 2021, secondo i dati Terna, ha addirittura risparmiato il 25% dell’energia prodotta destinata al consumo (complessivamente l’Italia nello stesso anno era in deficit di circa il 14%).

Tutti questi progetti spaventano la popolazione e le autorità locali, in quanto rischiano di compromettere pesantemente il paesaggio tipico e unico dell’isola; al di là del patrimonio storico materiale fatto di nuraghi, domus de janas e castelli medievali, la Sardegna si caratterizza come una terra paesaggisticamente unica, variegata e caratterizzata da combinazioni di elementi naturali impareggiabile.
Oltre agli impianti offshore (piazzati quindi in mare), che comunque preoccupano per il loro impatto sulla flora e fauna marina, ciò che spaventa di più sono gli impianti che contribuiranno alla creazione di parchi eolici nelle regioni dell’Ogliastra, del Campidano e nella zona di Montiferru; tutte queste zone infatti hanno delle conformazioni geografiche e paesaggistiche che le caratterizzano in modo così particolare da renderle delle mete perfette per tutto quel segmento di turismo naturalistico in forte ascesa negli ultimi anni, in Sardegna e non solo.

Il caso della subregione dell’Ogliastra è emblematico di quello che potrebbe provocare l’installazione massiccia di pale eoliche in quest’area: qui il mare e la montagna convivono in un connubio che ha reso questa zona unica nel suo genere, con canyon che scavano le montagne calcaree, altopiani calcarei che risplendono alla luce del sole e il mare blu incastonato nelle falesie. In un’area del genere il naturalismo è uno dei segmenti dominanti dell’attività turistica, e difatti la zona di Orosei è la terza località sarda per ingressi turistici. Cosa potrebbe succedere se delle enormi pale eoliche dovessero iniziare a puntellare il paesaggio di un territorio la cui forza attrattiva affonda le proprie radici proprio nel carattere selvaggio e incontaminato ?

 

 

La risposta potrebbe essere di facile deduzione: si potrebbe chiaramente ipotizzare uno spostamento di quei flussi turistici verso nuove mete, ancora incontaminate e per il momento dimenticate dall’homo oeconomicus; questo però potrebbe causare un tracollo economico per molte aree dell’Ogliastra e dell’intera Sardegna che si troverebbero senza la loro principale fonte di entrate.

La transizione ecologica verso l’energia verde è inopinabilmente necessaria, ma data l’importanza sul medio e sul lungo termine sarebbe il caso di pensarla in maniere più organica rispetto ai territori e alle popolazioni che li vivono, magari imparando dal passato ed evitando delle nuove cattedrali nel deserto.

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