Le Fate Ignoranti: la recensione

Il film che ha portato alla notorietà Ferzan Ozpetek ha il pregio di aver portato in tempi non sospetti alla ribalta il tema dell’omosessualità nascosta.

 

 

Le Fate Ignoranti è il terzo film di Ferzan Ozpetek, che si avvale della presenza di una buona coppia di protagonisti: Margherita Buy (Antonia) e Stefano Accorsi (Michele). Dopo la morte prematura del marito, Antonia scopre che lui aveva un’amante: Michele. Scopre così un lato sconosciuto dell’uomo che le viveva accanto, e soprattutto viene a contatto con un mondo che non conosceva: il mondo di chi per evitare di vivere il rifiuto da parte della società decide di crearne uno alternativo. Nonostante il forte scontro iniziale che Antonia ha con questa nuova società, ne inizia a far parte per rimanere vicino ad Ernesto, Gabriel Garko, un amico di Michele affetto da AIDS.

Per analizzare il film bisogna capire in che momento storico è uscito. A luglio del 2000 si è tenuta a Roma il World Pride ed il film di Ozpetek è uscito nel 2001, così da inserirsi nel dibattito italiano sui diritti LGBT. Il nesso tra film e manifestazione è evidente nei titoli di coda del film, e grazie a questo si può dare un contesto ad una scena del film che altrimenti sarebbe poco comprensibile. Nella scena in questione vediamo i personaggi del film con degli striscioni sullo sfondo, il cui contesto è comprensibile solo grazie ai titoli di coda, dove scene di backstage e riprese della manifestazione vengono alternate tra loro. Con le immagini del cast e gli striscioni alla manifestazione il regista ha voluto collegare idealmente il film con la realtà, portando il pubblico a riflettere sul fatto che la storia di Antonia potrebbe essere una storia reale.

Le Fate Ignoranti vuole rompere gli stereotipi e far capire al pubblico che non esiste un’unica verità e come le cose possano essere diverse da come appaiono.
L’evidenza di questo intento si ha nella scena che vede Antonia e Michele litigare in un momento che sembra essere una normale scenata di gelosia di una coppia eterosessuale che però vira in uno scontro feroce tra il mondo borghese di Antonia ed il mondo eccentrico ed alternativo di Michele.

 

 

Per donare profondità psicologica ai personaggi coinvolti, il regista decide di usare il campo/controcampo, ma contrariamente al cinema classico si sofferma non su chi parla ma più che altro sulle espressioni facciali di chi ascolta. Così facendo il regista rende i personaggi più completi e complessi, così da portare lo spettatore a riflettere su ciò che sta guardando.
La stessa conclusione del film evidenzia come i due personaggi, anche se torneranno nei loro mondi, dopo essersi conosciuti non saranno più gli stessi, cambiati nel loro intimo.

Con Le Fate Ignoranti il regista ha voluto rompre gli schemi e dare luce al marginale, raccontando la realtà di Michele e dei suoi amici, una comunità la cui esistenza secondo il regista non era all’epoca minimamente considerata dalla società. Ozpetek ha voluto parlare alla borghesia, porla di fronte ad una società che era sotto ai loro occhi ma che non voleva guardare. L’intento del regista non è quello di imporre qualcosa a qualcuno ma semplicemente d’informare, di far prendere coscienza gli uni degli altri per poi continuare la propria vita.

 

Le Fate Ignoranti, 2001
Voto: 8
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