Vinta la battaglia per la supremazia sull’acqua, il Cile si prepara per le campagne militari terrestri.
Nei mesi autunnali del 1879, il governo cileno deve rapidamente decidere dove sferrare il prossimo colpo. La flotta cilena, uscita vittoriosa dalla battaglia contro le navi peruviane, si è guadagnata una libertà di manovra notevole che si traduce molto presto nella possibilità di trasportare e far sbarcare ingenti quantità di truppe in territorio nemico. Ma dove? Nonostante la tentazione di attaccare direttamente Lima, capitale di quel Perù alle prese con una campagna di reclutamento nazionale non molto efficace, alla fine il Cile decide di colpire il settore strategicamente più importante per il nemico: quello economico.
La regione di Tarapaca, immediatamente a nord della regione di Antofagasta occupata dai cileni, rappresenta la principale fonte di ricchezza per il Perù. Vi si trova Iquique, oltre ad altre cittadine costiere, e da queste aree salpano le materie prime del ricco suolo, esportate in paesi lontani e disposti a pagarne i carichi a caro prezzo. La zona, che si trova all’estremo sud del paese, è mal collegata al resto della nazione, e nonostante la possibilità di ritirarne le guarnigioni per preparare una solida difesa oltre la zona desertica, il Perù decide di tentare la sorte e sperare negli errori dei nemici e in un po’ di fortuna.
Il 2 Novembre, la flotta cilena si affaccia davanti alla città costiera di Pisagua, con a bordo circa diecimila uomini; i soldati sbarcano e presto catturano il primo trofeo di questa campagna terrestre. Il piano nemico di attaccare le forze cilene da due direzioni diverse non funziona perché le forze peruviane che dovrebbero attaccare da Arica (a nord) decidono di non dare battaglia. Due settimane dopo, arriva la prima sconfitta per le truppe alleate peruviano/boliviane nella battaglia di San Francisco e Dolores che apre le porte alla conquista di Iquique. Le truppe in rotta si rifugiano nella cittadina di Tarapaca, che da il nome alla regione, e braccate da distaccamenti cileni decidono di dare battaglia riuscendo a sconfiggere per la prima volta i cileni. Ma non basta.
L’impervia zona e la conseguente scarsità di linee di rifornimento impone alle forze alleate di ripiegare verso nord e lasciare tutta la regione e le sue ricchezze in mano alle truppe di Santiago. Quasi un decimo della popolazione peruviana e la quasi totalità della ricchezza esportata da questa nazione sudamericana si trova adesso in mano nemica. Lima si angoscia e conosce le prime rivolte interne; Santiago persevera e non si accontenta di una battaglia vinta.
Il mese di Novembre si conclude con un’incursione anfibia nei pressi di Ilo, a nord di Tacna e Arica, che raccoglie informazioni per una futura azione militare. Il 28 Febbraio 1880, undicimila uomini, scortati da diverse navi della marina militare cilena, si imbarcano a Pisagua e toccano terraferma pochi giorni dopo proprio a Ilo. Con la battaglia di Los Angeles di fine marzo, che vede le forze cilene infliggere una dura sconfitta agli alleati, la linea di approvvigionamento tra Lima e i centri di Tacna e Arica viene del tutto tagliata, con l’unica via rimasta aperta essere quella più lunga, attraverso la Bolivia.
I cileni, isolando efficacemente le truppe in quest’area, si concentrano su una roccaforte alla volta. Le sorti di questa regione si decidono in due successive battaglie: la prima, conosciuta come la battaglia di Tacna del 26 maggio 1880, vede le forze di Santiago forti di circa quattordicimila uomini prevalere sulle altrettanto numerose forze alleate. La vittoria cilena segna di conseguenza anche il destino dell’ultima roccaforte nemica, che cade nella seconda battaglia decisiva che prende il nome di battaglia di Arica. Perù e Bolivia sprofondano nel caos, ritrovandosi in pochi mesi senza più un esercito ed economicamente in ginocchio. Il 16 giugno il governo boliviano, nonostante le casse vuote, decide di continuare la guerra insieme all’alleato peruviano deciso a non cedere, nonostante la situazione militare disastrosa e le continue perdite territoriali.
Le pressioni interne, che iniziano a farsi sentire anche nelle città cilene, spingono i funzionari delle tre nazioni belligeranti a incontrarsi a bordo della USS Lackawanna statunitense, nel porto di Arica. Il Cile tratta da una posizione di superiorità e chiede il Tarapaca peruviano e l’Atacama boliviano, oltre a ingenti riparazioni di guerra e il reintegro delle proprietà perse dai cittadini cileni nelle questioni commerciali degli anni precedenti al conflitto. Perù e Bolivia chiedono l’immediato ritiro delle forze di occupazione da tutti i territori nazionali prima di avviare vere e proprie trattative di pace; il Cile non è però disposto a rinunciare a tutte le faticose conquiste, e la conferenza si conclude senza alcun esito.
La guerra continua, mentre l’ambizioso Cile guarda e pianifica più a nord, verso il cuore del nemico: verso Lima.