La conquista delle Isole Canarie: l’alba di un nuovo impero

Dopo decenni di relativa calma, gli spagnoli puntano a completare la conquista delle Canarie; tuttavia la resistenza indigena rende il compito più arduo del previsto.

 

 

Sono trascorsi quasi cinquanta anni dalle campagne di Bethancourt nelle isole di Lanzarote, Fuerteventura ed El Hierro. Nel frattempo i diritti di conquista, i titoli di regnanti delle isole, sono passati di mano in mano a più signori e famiglie mentre l’intervento dei grandi monarchi spagnoli si accresce e si fa sempre più evidente. Con gli occhi puntati sulle ricchezze delle ben più grandi e popolose isole di Gran Canaria, Las Palmas e Tenerife, appare chiaro che solo le grandi ambizioni e le quasi infinite risorse della Corona potranno conquistarle prima e domarle poi. Questa seconda grande fase della presa delle Isole Canarie viene appunto definita “Conquista Realenga”, chiaro riferimento all’intervento concreto dei reali spagnoli, rafforzati dall’unione dell’Aragona e Castiglia in un unico regno.

Nel mese di giugno 1478 un contingente spagnolo sbarca sulle spiagge di Gran Canaria. A guidare la spedizione è Juan Rejòn, capitano aragonese alle dipendenze della Castiglia e fondatore del primo insediamento che poi diventerà capitale dell’isola. Gli spagnoli vengono quasi immediatamente attaccati dagli indigeni Guanci (nome dato alle popolazioni autoctone delle Canarie) pochi giorni dopo il loro arrivo, mostrando nei fatti l’intenzione di non piegarsi agli spagnoli invasori, o almeno non prima di aver dato loro battaglia. Seppur vincitori dello scontro, gli spagnoli si dimostrano lenti nel conquistare l’ampia isola. I Guanci conoscono il territorio e attirano verso l’interno i reparti nemici per colpirli di sorpresa.
Con il passare dei mesi prima e degli anni poi, la coesione degli spagnoli vacilla fino a sfociare in vere e proprie fazioni rivali. La Corona non è contenta dei risultati che nei fatti hanno portato alla conquista della sola parte settentrionale dell’isola, e decide di sostituire Juan Rejòn con Pedro de Vera in qualità di governatore e conquistatore dell’isola. Nel 1481, dopo tre lunghissimi e incerti anni, Pedro riprende la campagna contro i Guanci di Gran Canarias, forte anche di ampi rinforzi ricevuti. Con la battaglia di Arucas e la cattura di uno dei re locali, tale Tenesor Semidan (convertito successivamente sia alla religione cattolica che alla causa spagnola) Pedro riesce ad aprirsi la via verso i territori dell’interno e verso il sud dell’Isola. Entro il 1483, grazie anche a Tenesor che intercede per i conquistatori con gli altri re isolani, Gran Canaria si piega alla Corona spagnola. Ci sono voluti in tutto cinque lunghissimi anni.

Mentre Pedro si gode i benefici politici derivati dalla presa dell’isola, il comandante militare vincitore ad Arucas, Alonso Fernandez de Lugo, si pone al servizio della Corona, la quale lo incarica della rapida presa di La Palma in cambio di grandi benefici economici. La conquista dell’isola, iniziata a inizio autunno del 1482, si conclude con l’arrivo dell’estate 1483. La resistenza appare minima, e Alonso sfrutta abilmente non solo il genio militare ma anche la diplomazia e l’astuzia politica nel piegare i Guanci. I timidi tentativi di resistergli risultano infatti vani.

 

 

La presa dell’isola La Gomera, questa volta grazie solo ed esclusivamente ad accordi diplomatici con i capi locali, fa sì che l’ultima conquista da compiere rimanga Tenerife. La presa di quest’ultima grande isola chiude il capitolo della conquista delle Isole Canarie da parte della Corona spagnola ma si rivela anche la più ardua delle imprese sostenute dagli invasori.

Tenerife conosce brevi tentativi di conquista già dalla metà del ‘400, tutti falliti. I nove piccoli regni Guanci che la governano si ritrovano su posizioni contrastanti e manca una vera e propria unione di intenti. Nel versante est e sud dell’isola vige generalmente una posizione di accettazione della dominazione spagnola in cambio di pace e auspicata prosperità, mentre nei territori più occidentali i regnanti si mostrano ostili a qualsiasi ingerenza e uniscono le proprie forze per resistere in maniera dura e decisa a qualsiasi tentativo di penetrazione. A guidare le forze spagnole si presenta ancora una volta l’ormai noto Alonso de Lugo, capace di convincere i reali a garantirgli il diritto di conquista anche per quest’ultima e decisiva isola. Per finanziare questa campagna Alonso vende i propri possedimenti sulle altre isole e tenta un tutto per tutto: sbarca con duemila uomini e circa trecento cavalieri nei pressi dell’attuale Santa Cruz de Tenerife e inizia a penetrare nei territori appartenenti a Bencomo, leader della coalizione Guanci antispagnola. A quest’ultimo viene inviata una delegazione richiedente conversione religiosa e sottomissione ma Bencomo risponde tendendo un’incredibile imboscata in una delle tanto conosciute e strette valli; i Guanci colgono di sorpresa tutto l’esercito spagnolo, e ne trucida la maggior parte. Alonso de Lugo insieme a poche centinaia di uomini riesce a mettersi in salvo: lo scontro, conosciuto col nome di Prima Battaglia di Acentejo, segna una prima gravissima sconfitta per la Corona e illude i signori Guanci della possibilità di sconfiggere l’invasore.

Fuggito in fretta e furia a Gran Canaria, Alonso non accetta la sconfitta e si adopera anima e corpo per ritrovare le risorse economiche necessarie a finanziare una nuova e più ampia operazione sull’isola di Tenerife, sicuro di riuscire a domare una volta per tutte quei selvaggi e i loro re. L’onta della sconfitta spinge altri nobili e signori delle vicine isole a contribuire con ingenti somme e uomini alla causa di Alonso. A dar man forte ci sono anche mercanti genovesi, e in poco tempo la rinvigorita forza d’invasione sbarca ancora una volta sull’isola. Alonso si spinge ancora una volta verso i territori ostili in cerca di uno scontro decisivo con Bencomo e i suoi uomini. La possibilità si presenta nel mese di novembre 1494, quando i Guanci sfidano gli spagnoli in campo aperto nella Battaglia di Aguere. La superiorità militare degli spagnoli che ha modo di esprimersi in questa battaglia campale si rivela decisiva e l’esercito Guanci viene malamente sconfitto. Bencomo trova la morte in questa battaglia.

Tuttavia, la vittoria ad Aguere non assicura il controllo dell’isola. I territori occidentali rimangono impenetrabili, mentre gli spagnoli subiscono la tattica di guerriglia nemica. Lo scontro decisivo avviene solamente circa un anno dopo Aguere, nei pressi della Prima Battaglia di Acentejo. I Guanci radunano nuovamente diverse migliaia di uomini che si contrappongono agli spagnoli e ne escono ancora una volta sconfitti, non riuscendo a replicare sorpresa e sconcerto della battaglia vinta all’inizio del conflitto.

 

 

La strada per le impervie valli questa volta è davvero aperta: troppi indigeni sono caduti per le armi prima e le malattie poi. Gli spagnoli festeggiano la vittoria e la presa di Tenerife, concludendo così un’esperienza durata quasi un secolo.

Le Isole Canarie hanno rappresentato un ottimo esercizio di colonizzazione e hanno dato agli spagnoli una metodologia e la capacità di applicare principi diplomatici e militari, a seconda del bisogno, nel tentativo di conquistare e dominare altre popolazioni. È il 1495, e un certo Cristoforo Colombo solo due anni prima ha fatto ritorno in Spagna, raccontando di nuovi territori e nuove popolazioni da domare, da qualche parte alla fine del mondo.

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