Un film buono soprattutto per ricordare un momento storico dimenticato: La Battaglia Di Jadotville è un film di guerra non del tutto riuscito.
La storia dell’Africa post-coloniale è purtroppo ricca di scontri armati i cui esiti sono tuttora causa di violente tensioni tribali.
Dopo aver raccontato la storia del genocidio rwandese attraverso un articolo di approfondimento storico e tramite la recensione del film Hotel Rwanda, oggi poniamo l’attenzione sugli eventi che seguirono il colpo di stato organizzato in Congo che portò alla morte il Presidente Lumumba, filo-sovietico, sostituito dal rivale Ciombe.
La Battaglia Di Jadotville focalizza la sua attenzione sull’assedio posto dalle forze del nuovo dittatore alle truppe irlandesi di pace stanziate nella remota località congolese. Fu un assalto furioso e cruento di cui fino a pochi anni fa non si conoscevano i retroscena.
Il film mira a raccontare i fatti prestando fede alle nuove ricostruzioni così come svelate dalle autorità irlandesi dopo decenni di silenzio. Questo film afferma che i fatti di Jadotville siano stati dati in pasto all’opinione pubblica in modo addomesticato per quasi quarant’anni a causa delle implicazioni internazionali correlate: in piena guerra fredda, con presenza sul campo di forze straniere occidentali, considerando gli interessi strategici in gioco e il coinvolgimento delle Nazioni Unite alla loro prima missione di pace, erano troppi gli elementi scottanti a cui non dare troppo risalto.
Ecco, la forza di La Battaglia Di Jadotville è fondamentalmente questa: ricordare dei fatti scomodi per l’occidente e ridare il giusto merito ai soldati di pace irlandesi coinvolti nella vicenda.
Dal punto di vista stilistico, il film è tutt’altro che un capolavoro. Le scene di combattimento non sono affatto memorabili, minate da manovre e movimenti tattici che non si vedono da parte di eserciti moderni a partire dalla fine della Prima Guerra Mondiale. I soldati di entrambe le fazioni si muovono in massa ed in campo aperto, quasi a voler essere falciati da una qualsiasi raffica casuale; ma ben pochi vengono colpiti, cosa altrettanto irreale. C’è gente che usa le mitragliette sparando a raffica dall’inguine, cosa folle per chiunque abbia mai maneggiato un’arma; e le esplosioni da mortaio buttano giù tetti e muri ma non feriscono nessuno. Insomma, sembra di vedere uno di quei bruttissimi film western anni settanta dove il realismo non era di casa.
Anche la recitazione lascia a desiderare: il cast è mediocre e solo i personaggi secondari interpretati da Mark Strong (Febbre a 90°, Kick-Ass, Zero Dark Thirty, Shazam!, 1917) e Michael McElhatton (Il Trono Di Spade, Chernobyl) convincono. Assolutamente inespressivo ed inadatto il protagonista, Jamie Dornan, mentre il resto dei comprimari è del tutto anonimo. Segnaliamo la presenza fra i titoli di testa della ex-modella Emmanuelle Seigner (Nirvana, Streghe Verso Nord), particolarmente imbolsita e la cui recitazione è limitata a due scenette. Buono per pagare l’affitto e poco altro.
Alla regia Richie Smyth alterna alti e bassi. Abbiamo già detto delle rivedibili scene di guerra, mentre meglio va con quelle dedicate alla diplomazia internazionale. Il resto è fuffa, con tentativi di sfociare nel romanticismo, nell’epico e nel melodrammatico. Tentativi tutti falliti.
Ad ogni modo La Battaglia Di Jadotville non può essere categorizzato come un brutto film, per quanto sia un film non riuscito. Arriva parecchio corto su numerosi aspetti, eppure ha il merito di gettar luce su di un momento storico di cui si parla fin troppo poco. Poteva essere realizzato meglio? Sì, e di parecchio. Ma anche così, merita probabilmente una visione.