Kulipari: L’Esercito Delle Rane – la recensione

Se qualcuno in radio canta Giovani Wannabe forse è perché ha visto questa serie animata che vorrebbe ma… non può.

 

Kulipari, l’Esercito delle Rane

 

Kulipari: L’Esercito Delle Rane (dal titolo originale Kulipari: An Army Of Frogs) è una serie animata americana creata dallo studio Splash Entertainment e disponibile su Netflix. È basata sull’omonima trilogia di romanzi per ragazzi scritta da Trevor Pryce e anticipata da una miniserie a fumetti intitolata Kulipari: Heritage, che di base fa da sequel alla serie animata. Le premesse sono ottime, lo svolgimento no…

Ambientata in un mondo popolato da animali antropomorfi, questo titolo butta sul piatto tutti gli elementi tipici di un’epica saga fantasy e in sé non sarebbe un male. Lo stesso plot narrativo è molto classico: il villaggio dei “buoni” Anfibilandia, abitato da una popolazione composta da varie tipologie di rane, trascorre la vita in pace, protetto da una barriera magica chiamata il Velo. L’orda degli Scorpioni, guidata dal perfido generale Lord Marmoo, non ci sta e si allea con la malvagia Regina Ragno Jarrah, dotata di malvagi e potenti poteri magici, allo scopo di conquistare la terra ricca d’acqua e uccidere il Re Tartaruga, ex-maestro di Jarrah. A cercare di ostruire il piano dei perfidoni c’è Darel, giovane rana di bosco, che sogna di diventare uno dei leggendari guerrieri Kulipari, pur non possedendo il potere del veleno che contraddistingue questi ultimi. E qua si inizia con le note dolenti.

Non c’è nessuno sforzo creativo neanche nella stesura del protagonista. Darel, infatti, presenta tutte le caratteristiche dell’eroe fantasy: giovane, estremamente determinato a superare i propri limiti, a tratti spericolato e sempre pronto ad imparare dai propri errori. Come un Frodo qualsiasi, intraprende il viaggio che lo porterà ad avventurarsi al di fuori del Velo per scongiurare la catastrofe e che lo farà crescere fino a scoprire che non serve possedere la magia del veleno per diventare un grande guerriero. Visto, rivisto e rivisto ancora. Una specie di Signore Degli Anelli senza una sola scintilla di personalità.

L’unica cosa positiva è che tiene botta su un pubblico molto giovane perché Tolkien ancora non lo conosce (almeno a fondo) e perché può vantare una narrazione capace di fare appassionare lo spettatore. Effettivamente è facile affezionarsi ai personaggi e la visione grafica risulta particolarmente piacevole. Il ritmo narrativo, poi, che non parte particolarmente veloce nei primi episodi, tende a farsi più frenetico man mano che la storia procede, specialmente dopo la battaglia che fa da punto di svolta nella storia durante il nono episodio.

 

Kulipari, l’Esercito delle Rane

 

I fondali sono quelli dell’infanzia di chi questo genere lo ha frequentato e certe scelte stilistiche sembrano strizzare l’occhiolino ai quei Masters OfThe Universe degli anni ottanta pieni di pecche ma anche di selvaggia sperimentazione che qua latita. Nel 2022 si può dare di più (da leggere con la voce nasale di Tozzi) e non ci si dovrebbe accontentare di riempire le ore solo ad un pubblico da scuola primaria. Non regge neanche la scusa di volersi ancorare ai libri originali che, invece, erano più visivi e visionari del prodotto animato.

Se le rane sono solite saltare, qua ne abbiamo trovate di pigre e sedentarie. Stanno compiaciute sedute sulle loro chiappe di noia pura. Compitino ben fatto ma nulla più di questo. Occasione persa, perché un genitore non lo tieni incollato allo schermo con questa pappetta pronta.

 

Kulipari: L’Esercito Delle Rane, 2022
Voto: 6
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