Un tenero e divertente anime che tratta, in modo leggero e pulito, di un problema piuttosto diffuso in Giappone: l’ansia sociale.
Parliamo dell’anime Komi Can’t Communicate, e di conseguenza dell’omonimo manga, che in questo momento stanno raccogliendo molti elogi e anche qualche critica. Il manga ha da poco vinto, nella categoria Shonen, il Shogakukan Manga Award. La critica di settore premia quest’opera che da tempo naviga tra i migliori lavori dell’anno. L’anime, in particolare, ha conquistato lo spettatore occidentale risultando tra le serie animate più apprezzate dell’ultimo periodo.
Con questo curriculum si potrebbe pensare che il gradimento giapponese sia altissimo, invece la serie ha ricevuto diverse critiche dal pubblico nipponico. “Infantile”: questa è l’accusa principale che viene mossa all’autore. Il prodotto trattata un argomento molto sensibile come quello l’ansia sociale che a prima vista potrebbe sembrare troppo superficiale. In passato abbiamo anche esaminato, in un articolo molto interessante, il problema sociale tutto giapponese che inizia con l’ansia di deludere le aspettative e culmina con gli evaporati.
Approfondendo meglio l’argomento si scopre che il manga e la serie animata si concentrano sull’importante tema dell’incapacità di comunicare trattandolo in modo molto semplice, divertente ed emotivamente coinvolgente. Komi è una ragazza bellissima dal comportamento riservato ed elegante. La nostra protagonista è adorata dai suoi compagni al pari di una dea, ma realmente non riesce a parlare, è presa dal panico e batte in una elegante ritirata che i più fraintendono.
Tutti i rapporti sociali e scolastici di Komi sono un’enorme incomprensione. Come più volte è ripetuto dalla voce narrante: “Una persona che soffre di ansia sociale non riesce a comunicare con gli altri, ma questo non vuol dire che non voglia farlo!”. La nostra bellissima protagonista vorrebbe comunicare, ma non riesce; questo genera una serie incredibilmente divertente d’incomprensioni reciproche, spesso innocenti ed emotivamente coinvolgenti.
Il tema principale dell’ansia sociale è quindi trattato in un modo molto leggero, quasi a sottolineare che, se abbiamo a che fare con questo tipo di disturbi, è meglio generare un ambiente sereno e rilassato. Tomohito Oda, l’autore di quest’opera, ha il merito di rimanere sempre molto pulito nelle incomprensioni che vengono create; sarebbe estremamente facile infatti scadere in battute volgari o allusioni spinte, ma questo non è l’obiettivo di questo genere di lavoro.
Se Komi ed il suo problema sono il centro focale del manga, Tadano è il personaggio principale che dà inizio alla storia e ne tira spesso le redini. Il giovane ragazzo è l’unico che intuisce il disagio di Komi. La ragazza ha un sogno, riuscire a stringere amicizia con 100 persone, e Tadano decide di aiutarla. L’impresa sarà davvero ardua, visto che la nostra splendida protagonista non spiccica una parola neanche sotto tortura. Le difficoltà aumentano quando si scopre che anche i suoi compagni di scuola non sono per niente dei tipi ordinari.
Molti personaggi sono aggiunti con lo scorrere degli episodi e questo può essere visto come un punto a favore, ma anche a sfavore. Si capisce subito che alcuni compagni di scuola come Najimi, dalla sessualità fluida, o Ren Yamai, una ragazza innamorata di Komi, o addirittura come Omoharu Nakanaka, che proietta la sua fissazione fantasy nella vita reale, sono semplicemente altri tipi di emarginati al pari di Komi. Questo è sicuramente uno spunto per descrivere infinite sfaccettature del problema sociale legato alla comunicazione. Il risvolto della medaglia potrebbe essere invece la confusione causata da questa grande quantità di comparse, che potrebbero alla lunga anche annoiare lo spettatore.
Passiamo al comparto grafico che, grazie alla Oriental Light and Magic, ha una buona riuscita. I disegni sono abbastanza simili a quelli del manga, anche se si nota una piccola differenza specialmente nel taglio degli occhi di Komi. Gli ambienti e gli sfondi in cui i personaggi si muovono sono semplici e curati. L’animazione è liscia, fluida e senza sbavature. Insomma siamo di fronte ad un prodotto graficamente buono e godibile.
Concludendo, questo lavoro, pur trattando un argomento complicato, è leggero, tenero e simpatico. Komi Can’t Communicate è un prodotto che si lascia guardare senza pretendere di cambiare la tua vita, ma dandoti qualche piccolo suggerimento su come trattare chi è affetto da ansia sociale. Io l’ho trovato tenero ed interessante e ve lo consiglio vivamente.