Israele: uno Stato fondato sulla guerra

I numerosi conflitti affrontati da Israele hanno trasformato il Paese in una società profondamente segnata dal militarismo, che oggi permea ogni aspetto della vita israeliana.

 

 

Fin dalla sua nascita nel 1948, l’identità nazionale dello Stato d’Israele è stata profondamente legata al conflitto militare; nei suoi settantasette anni di vita, la Nazione della Stella di David è stata coinvolta in oltre dieci guerre alle quali si aggiungono centinaia di operazioni militari condotte dai suoi apparati di difesa. Questa inclinazione al confronto armato che contraddistingue il passato e il presente del Paese non solo influenza le scelte di Israele in ambito politico, sia interno che internazionale, ma permea anche la struttura stessa della società israeliana.

La propensione alla soluzione militare come strumento politico e ideologico è presente anche nella recente tregua su Gaza; dopo meno di quarantotto ore dall’entrata in vigore dell’accordo tra Israele e Hamas, Tel-Aviv ha lanciato una pesante offensiva nel West Bank, con l’operazione “Iron Wall” sulla città di Jenin e sul suo campo profughi. La decisione israeliana di dirottare la propria potenza di fuoco verso est è stata dettata dalla necessità di venire incontro alle pressioni dei Coloni, già impegnati personalmente con le proprie armi nella regione, e calmare la rivolta dell’ultra destra di Itamar Ben Gvir, furiosa per la tregua a Gaza.

Questo paradigma ha radici profonde, che affondano negli anni del protettorato britannico della Palestina, tra il 1920 e il 1948. Sono questi gli anni in cui si sviluppano due diverse resistenze anti-britanniche che sfociano nel terrorismo palestinese e in quello sionista; mentre il primo risultava impreparato e disperso nelle campagne, le formazioni terroristiche sioniste come Haganah e Irgun erano radicate nelle città e ben organizzate, tanto da imporre ingenti perdite all’Esercito britannico.
Stremati dagli attentati palestinesi e sionisti, i britannici si ritirarono in concomitanza con la Risoluzione 181 delle Nazioni Unite, che prevedeva la partizione della Palestina in due Stati, uno ebraico e uno arabo; durante la transizione, gli israeliani decisero di  promuovere l’Irgun a strumento di difesa del Paese e di applicare i suoi metodi alla nuova IDF, l’Esercito israeliano.

L’integrazione dell’Irgun nelle IDF ha avuto un impatto anche sulla cultura politica dello Stato creato nel 1948; gli ex terroristi, infatti, trovarono posto anche nel nuovo Parlamento di Tel-Aviv e formarono la prima ossatura dei servizi segreti, il Mossad e lo Shin Bet.

 

 

La propensione al conflitto di Israele è dovuta anche alla sua posizione, circondata da nemici dello Stato fondato sul culto ebraico. Dal 1948 ad oggi sono stati molteplici i tentativi di distruggere Tel-Aviv, prima da parte della Coalizione degli Stati Arabi di cui hanno fatto parte Egitto, Siria e Giordania, fino ai più recenti conflitti moderni che coinvolgono l’Iran e i suoi alleati.

La pressione dei nemici su Israele è sempre rimasta costante, e ciò ha favorito una cultura incentrata sulla difesa dello Stato e sulla promozione di politiche volte ad eliminare le presenze arabe all’interno e nelle vicinanze dei propri confini.

 

 

Il connubio tra vita sociale e militare è ben presente nel processo educativo dei giovani israeliani. La leva obbligatoria prevede tre anni di arruolamento per gli uomini e due per le donne; già a sedici anni si riceve la chiamata “tzav rishon”, il cosiddetto “primo ordine” che consta in una convocazione preliminare in cui si effettuano test per delineare il profilo militare degli studenti. L’integrazione tra sistema educativo e militare inizia quindi molto prima del servizio effettivo; nelle scuole superiori israeliane, il programma “Gadna” prepara gli studenti alla vita militare attraverso attività paramilitari, visite alle basi e incontri con soldati. Durante questo programma è incluso addestramento base, lezioni sulla storia militare israeliana e attività di affiancamento. Il servizio militare ha implicazioni che vanno oltre il periodo di leva, influenzando le opportunità di lavoro future, poiché molte posizioni nel settore civile richiedono l’esperienza militare; le reti sociali formate durante il servizio si trasformano spesso in connessioni professionali importanti attraverso associazioni gestite da ex militari.

Lo Stato d’Israele è nato sui resti di una guerra civile e ha plasmato la propria élite sulle gerarchie degli ex gruppi terroristici sionisti; questa propensione bellicista è stata poi rinvigorita da molteplici attacchi subiti nel corso degli anni dalle potenze arabe che la circondano. Il militarismo è radicato da sempre ad ogni livello all’interno dello Stato israeliano, e continua oggi a costituire l’elemento fondante che permea tanto la vita politica quanto quella sociale del Paese.

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