Israele: gli orizzonti diplomatici

Sempre più Stati stanno sospendendo o ridimensionando i propri rapporti con Israele; la strada dell’embargo diplomatico può essere una soluzione per la Palestina?

 

 

La scorsa settimana, con un comunicato ufficiale, il Governo del Belize ha annunciato la sospensione dei suoi rapporti diplomatici con lo Stato d’Israele, richiamando il proprio ambasciatore e invitando gentilmente Tel Aviv a riprendersi il proprio. Le motivazioni per le quali il Governo centroamericano ha optato per la sospensione dei rapporti diplomatici con Tel Aviv farebbero tutte riferimento al modus operandi militare di Israele in Palestina, anche e soprattutto a danno della popolazione civile: nel comunicato è infatti evidenziato che le operazioni di Israele a Gaza hanno causato 11.000 vittime civili oltre alla distruzione di infrastrutture pubbliche vitali.

Il Belize non è il primo Stato che ha in qualche modo deciso di ridimensionare o di sospendere del tutto i propri rapporti con Israele: precedentemente anche la Bolivia aveva rotto i suoi rapporti con Israele; Turchia, Giordania, Bahrain e Sudafrica hanno ritirato dal Paese tutti i propri diplomatici; Cile, Colombia e Honduras hanno richiamato in patria i propri ambasciatori. L’Arabia Saudita ha invece congelato per il momento il processo di normalizzazione dei rapporti avviato con lo Stato d’Israele, finalizzato allo sviluppo economico e alla cooperazione commerciale; Israele infatti sarebbe un hub perfetto da aggiungere a quelli già disponibili per le esportazioni saudite di materie prime.

 

 

L’onda d’urto che ha politicamente travolto Israele, generata in particolare da quei Paesi che hanno deciso di sospendere i rapporti, non può minimamente essere paragonata a quella che potrebbe scaturire da una cessazione parziale o totale dei rapporti fra il blocco degli Stati UE e Israele. Le situazioni parallele Russia-Ucraina e Israele-Palestina non sono paragonabili, data la diversa natura storica e politica che le ha rispettivamente connotate; ciò che è però paragonabile è la reazione che i fatti hanno prodotto all’interno del panorama internazionale, e in particolare all’interno di quello europeo, maggiormente interessato e coinvolto dalla prossimità storica e geografica. L’UE non ha infatti condannato, come fatto per l’Ucraina, le conseguenze che le azioni militari di Israele hanno causato alla popolazione civile di Gaza: nella maggior parte dei casi si è assistito ad una preoccupazione generale maggiormente tesa allo sfollamento della popolazione piuttosto che alla condanna e quindi al dialogo con Israele affinché smettesse di colpire in maniera indiscriminata obbiettivi civili (buffo che anche quando i Palestinesi li vuoi aiutare comunque pensi prima a mandarli via da casa loro).

Una condanna internazionale con delle ripercussioni diplomatiche o economiche, quantomeno dell’UE, avrebbe potuto generare dei ripensamenti o delle frenate all’interno dell’azione israeliana; e quella condanna non avrebbe probabilmente sminuito i morti civili israeliani caduti per mano di Hamas, perché non avrebbe significato essere dalla parte di Hamas, ma semplicemente essere dalla parte di tutti i civili.

 

 

È perfettamente noto il rapporto che intercorre fra gli USA e lo Stato d’Israele, ed è quindi impensabile supporre una condanna internazionale da parte degli Stati Uniti nei confronti dello storico alleato; tuttavia, dall’Unione Europea, dalla Cina, dall’India, dal Brasile e da altri Stati con un certo peso specifico forse si sarebbe potuto auspicare qualcosa di più efficace in termini di presa di posizione, soprattutto alla luce della diffusa tristezza ostentata dai vari leader internazionali per le vittime civili palestinesi.

La situazione sembrerebbe non essere tesa in direzione del miglioramento, e la popolazione civile di Gaza è ancora esposta al pericolo del fuoco israeliano; le vie delle sanzioni internazionali o dell’isolamento diplomatico non sono ancora state battute, e il tempo per farlo forse scadrà a breve.

Speriamo che oltre al tempo ci siano anche delle vere intenzioni.

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