Iran e Russia rafforzano la loro cooperazione

Teheran e Mosca, con l’aiuto dell’Oman, stanno cercando di rafforzare i reciproci rapporti energetici coinvolgendo i gruppi ribelli yemeniti degli Houthi.

 

 

Il termometro geopolitico del Medio Oriente si arricchisce sempre più di nuovi sviluppi, con le forze del blocco anti-occidentale che continuano a tessere le fila dei propri piani strategici. È notizia degli ultimi giorni la nascita di una nuova intricata rete di interessi tra Russia, Iran e Oman riguardo lo sfruttamento delle risorse energetiche dello Yemen; secondo fonti di intelligence, l’interesse condiviso di queste potenze sul petrolio e sul gas yemenita potrebbe avere implicazioni significative per la situazione interna e regionale.

Russia e Iran sono i protagonisti di questa vicenda: sarebbe già stato siglato un accordo tra le due potenze per investire nelle risorse energetiche dello Yemen, in collaborazione con il governo di Mascate. Questo accordo prevede la costruzione di oleodotti che si estenderanno dallo Yemen all’Oman, collegandosi al progetto energetico congiunto tra Oman e Iran.

Il contesto in cui nasce questa intesa scaturisce dalle precedenti trattative tra la Russia e gli Houthi, il gruppo ribelle yemenita, che aveva inizialmente respinto l’interesse di Mosca nell’investire localmente in cambio di sviluppo infrastrutturale nelle zone di influenza dei ribelli. La mancata risposta tempestiva degli Houthi ha spinto la Russia a rivolgersi direttamente a Teheran, la quale ha siglato un accordo più ampio che coinvolgesse Yemen e Oman, portando la milizia ribelle, sponsorizzata proprio dall’Iran, ad entrare nell’accordo strategico.

 

 

L’interesse dell’Oman nel progetto è evidente già dal 2021, quando il Ministro del petrolio e del gas ha manifestato il desiderio di importare gas iraniano estendendo i gasdotti dall’Iran attraverso il territorio omanita fino allo Yemen. A dire il vero i rapporti energetici tra Iran e Oman erano già stati definiti negli anni precedenti grazie alla sponsorizzazione di importanti compagnie energetiche internazionali; il tutto naufragò a causa delle tensioni internazionali e per le sanzioni economiche inflitte dagli Stati Uniti a Teheran.

La polarizzazione attuale sullo scenario mediorientale si arricchisce dunque di un nuovo tassello fondamentale che coinvolge anche Mosca in funzione anti USA. Oman e Iran hanno rilanciato i negoziati per il progetto del gasdotto sottomarino, e la recente visita del Ministro del petrolio iraniano in Oman ha consolidato ulteriormente questa cooperazione grazie alla firma di memorandum d’intesa per lo sviluppo di gasdotti e giacimenti petroliferi lungo il confine marittimo.

L’Iran ha già avviato il processo di estensione dei gasdotti dal sud dell’Iran fino al nord dell’Oman, aprendo la strada per l’importazione di gas iraniano da parte dell’Oman e, potenzialmente, per il trasporto dello stesso verso altre destinazioni, incluso lo Yemen. Questa evoluzione nei rapporti energetici potrebbe spingere Teheran a fare pressioni sui ribelli Houthi affinché allarghino le proprie zone di controllo del territorio yemenita con il conseguente peggioramento della già delicata questione della sicurezza nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden.

 

 

Questi sviluppi pongono nuove sfide e opportunità nella regione, con la possibilità di portare ad un cambiamento significativo nella dinamica energetica e geopolitica. Europa e Stati Uniti pongono oggi Iran e Russia al centro delle proprie agende di politica estera; queste due potenze ostili al blocco occidentale cercano infatti di rafforzare la loro alleanza per fronteggiare nemici comuni. Resta da vedere come gli attori regionali e internazionali reagiranno a questa crescente interconnessione di interessi nel settore energetico del Medio Oriente e se Teheran si lascerà davvero trascinare in un conflitto a viso aperto con Israele. Ciò che adesso sembra sicuro è il continuo impegno di Iran e Russia a cercare ogni mezzo per rafforzarsi al cospetto di un blocco NATO che si interroga ancora su che posizioni adottare in politica estera.

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