In guerra con spada, arco e cornamusa: la storia di Jack “il pazzo”

Brillante ed eccentrico personaggio dalle mille capacità e conoscenze, passa alla storia come uno dei soldati più stravaganti e non convenzionali della Seconda Guerra Mondiale.

 

 

Nel corso della storia dei conflitti umani gli eroi non sono di certo mancati: uomini intrepidi, donne coraggiose e soldati infallibili che ogni nazione e popolo celebra e ne tramanda il ricordo alle giovani generazioni. In altri casi, bensì un poco più rari, a rimanere impressi nel ricordo di un conflitto o di una stessa nazione sono i personaggi più particolari e stravaganti.

Il personaggio di questa nostra storia si chiama John Malcolm Thorpe Fleming Churchill, o più semplicemente Jack Churchill. Come moltissimi britannici nati a cavallo tra l’800 e il ‘900, quando l’Impero Britannico si trova all’apice dell’espansione, Jack nasce in Asia e cambia continenti più volte, al seguito del padre Alec che di mestiere fa l’ingegnere civile per la corona inglese. Nel 1917 finalmente la famiglia decide di tornare in Europa per stabilirsi nell’Isola di Mann. Jack ha solamente poco più di dieci anni.
Nel 1926, appena ventenne e con l’Accademia Militare appena conclusa, serve in Myanmar (Burma ai tempi) con il Reggimento Manchester. Il sud-est asiatico gli piace e un po’ ci si sente a casa, lui che è figlio dell’Impero che raggiunge tutti gli angoli della terra. Nel 1936, una decina di anni dopo dunque, lo ritroviamo a Nairobi, non più come militare ma come aspirante giornalista, modello ed attore.
La curiosità innata di Jack e alcune passioni, nonché abilità particolari come il saper tirare bene d’arco e suonare la cornamusa, lo rendono un personaggio noto e apprezzato e gli garantiscono persino qualche piccolo ruolo in alcune pellicole d’epoca e addirittura una partecipazione ai campionati mondiali di tiro con l’arco svolti in Norvegia nel 1939.

Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Jack riprende l’uniforme. Non può semplicemente stare a guardare, adesso che c’è un disperato bisogno di uomini valorosi: rientra così tra i ranghi del suo vecchio Reggimento Manchester, inviato in Francia come parte del Corpo di Spedizione Britannico e con esso combatte fino alle spiagge di Dunkirk. Già in questa prima fase dei combattimenti, Jack riesce sempre a distinguersi rispetto ai propri commilitoni: è l’unico infatti che combatte sguainando una spada, mentre l’arco lo tiene sempre appresso pronto per lanciare dardi verso i tedeschi. Perché Jack è così, e combatte la sua guerra, all’interno della grande e spaventosa guerra mondiale in corso, con le sue armi e alle sue condizioni. Può sembrare buffo e chiunque scommetterebbe che un soldato così non potrebbe durare molto, ma il nostro Jack Churchill, anzi l’ufficiale Churchill è bravo e se la cava anche con le armi convenzionali tanto che dopo il ritiro in Gran Bretagna a seguito dell’evacuazione dalle coste francesi, farà domanda (ovviamente accettata) di entrare nel corpo dei Commandos.

Impiegato in un’azione britannica in Norvegia nel 1941, Jack vi ci partecipa come secondo comandante del 3° Commando e si guadagna il rispetto anche dei soldati più convenzionali. Si dice che dopo aver suonato la cornamusa, si lancia in battaglia scagliando granate e conquistandosi meritatamente una medaglia al valore militare. Qualcuno inizia a chiamarlo Jack “il pazzo”, perché solo un pazzo sembra poter accogliere la violenta realtà con le note di una cornamusa o lo scoccare di una micidiale freccia.
E Jack intanto fa il tour, per così dire, di tutti i vari fronti europei. Nel 1943 sbarca a Catania come comandante del 2° Commando, con spada, arco e cornamusa addosso e si ripete anche nello sbarco di Salerno pochi mesi dopo. Scocca frecce, suona la cornamusa e si distingue con onore nelle vicende della liberazione italiana tanto da meritarsi una seconda medaglia.

 

 

Il 1944 è un anno decisivo per Jack. Finita l’esperienza italiana, serve con il suo Commando in Jugoslavia, come appoggio ai partigiani di Tito. Intenti a sloggiare i tedeschi dall’isola di Brač, in piena fase operativa e ritrovatosi solo con il suo gruppo (i partigiani avevano rinunciato all’azione) viene colpito dalla difesa nemica e catturato. Gli ufficiali tedeschi in loco, riconoscendo il cognome e sperando (o forse temendo?) che fosse diretto parente del ben più famoso Churchill, lo inviano a Berlino e poi al campo di Sachsenhausen dove venivano internati i prigionieri più “importanti”.
Insieme ad alcuni ufficiali britannici della RAF, scava un tunnel sotterraneo e riesce pure a fuggire dal campo per poi venire nuovamente catturato nei pressi di Rostock, presso la costa baltica. Nel 1945, sul finire della guerra, viene trasferito in Tirolo dove una compagnia di SS controlla un totale di 140 prigionieri considerati di grande importanza e si salvano dalla probabile esecuzione sommaria grazie all’intervento di ufficiali della Wehrmacht i quali richiedono e ottengono la gestione di questi uomini grazie alla loro influenza.
La guerra in Europa per Jack finisce a Verona, dove incontra le prime unità americane e dopo un periodo di rifocillamento, viene subito inviato nel Pacifico per combattere i giapponesi. La guerra per fortuna dura però ancora poco e Jack non vedrà alcun combattimento, il suono della cornamusa non riempirà i tetri campi di battaglia del sud-est asiatico. E Jack ne è quasi risentito!

Continuerà la carriera militare anche dopo il 1945, tanto che nel 1948 in qualità di comandante del 1° Battaglione dei “Seaforth Highlanders”, partecipa ad alcuni nefasti episodi che vedono le milizie arabe attaccare alcuni convogli ebrei in Palestina, preludio alle guerre che seguiranno. Sempre durante la carriera militare, che si concluderà infine nel 1959, Jack il pazzo porterà avanti le proprie passioni e le varie carriere parallele, con diverse comparse da attore e surfando nell’Australia degli anni ’50 in qualità di pioniere e innovatore di questo sport estremo.

 

 

Jack il pazzo, l’arciere, il suonatore, il soldato, l’attore e mille altre cose che è stato, si spegne nel 1996 nel Surrey, all’età di 86 anni. Una vita vissuta al massimo, all’insegna dell’efficienza e dell’avventura senza mai mancare dell’eccentricità che lo ha da sempre caratterizzato.

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