Il Tigre: la recensione

Vittorio Gassman e’ protagonista di un film sulla famiglia; magari non bellissimo, ma che fa pensare.

 

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La fine degli anni sessanta e’ stato un momento di cambiamento radicale della cultura mondiale; la diffusione dei valore di pace e amore, unitamente alla rivoluzione sessuale e alla liberta’ di costumi ha sconvolto in particolar modo il mondo occidentale.

Il Tigre affronta, a suo modo, la difficile transizione di quel periodo in merito al matrimonio e alle relazioni extraconiugali, insieme alla famosa crisi di mezza eta’.
Vittorio Gassman e’ un dirigente d’industria di alto livello, conduce una vita agiata ma frenetica. Quando perde la testa per una ventenne che gli fa il filo, il suo sistema di vita va in crisi fino a rischiare di distruggere tutto.

In questa pellicola Dino Risi racconta a suo modo un’Italia che all’epoca non sapeva assolutamente come affrontare il temporale culturale che stava scuotendo il paese dalle fondamenta. La legge sul divorzio sarebbe arrivata solo tre anni piu’ tardi, e nel frattempo le famiglie vivevano una situazione di imbarazzo al proprio interno, dove talvolta si faceva finta di niente per mantenere la facciata del rapporto, e con gli altri, visto che all’epoca subire “lo scandalo” era veramente devastante (forse perche’ c’era piu’ senso morale rispetto a oggi…).

 

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La storia viene raccontata con leggerezza, forse troppa, e alcuni passaggi sembrano un po’ eccessivi, forzati, ridondanti. Si vedono certi stessi eccessi di La Marcia Su Roma, sia per il modo in cui la storia viene inutilmente (quasi fastidiosamente) allungata che per i rimandi non necessari alla vicinanza politica con l’Unione Sovietica del regista. I ritmi sono tutt’altro che sostenuti, ed anche se il film e’ costellato di momenti divertenti (soprattutto nella prima parte), in alcuni momenti lo spettatore abituato alla cinematografia moderna si spazientisce un po’.

Ma il merito del film e’ soprattutto quello di mettere sul tavolo temi che all’epoca erano tabu’, e che anche oggi meriterebbero dei ragionamenti onesti, in cui ragione e coscienza tengano conto anche della natura umana e dei sentimenti che non possono essere ignorati solo perche’ la morale ci chiede di tenere un certo comportamento durante l’interezza della nostra vita.

 

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Accanto al bravo, ma non ottimo Vittorio Gassman, qui piu’ macchietta e meno incisivo del solito, ci sono una acerba Ann-Margret (la ricordiamo soprattutto per la parte della madre nel geniale Io, Beau-Geste e La Legione Straniera) e una valentissima Eleanor Parker (Scaramouche, Ritorno a Peyton Place, Tutti Insieme Appassionatamente). Parte minore, ma calzante, quella di Fiorenzo Fiorentini, volto notissimo del cinema e del teatro italiano di quegli anni.

Il Tigre e’ un film che va preso non come una commedia (per altro divertente in molti punti), ma come un film di costume utile sia a capire l’Italia di quegli anni che per farci ragionare oggi su tematiche oggettivamente sempre controverse e di difficile gestione.

 

Il Tigre, 1967
Voto: 6.5
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