Il referendum polacco sull’immigrazione e la gestione politica europea del dibattito

Un referendum anti-immigrazione accompagnerà le elezioni legislative polacche ad ottobre; sarà l’ennesima vittoria elettorale che passerà dalla pelle dei migranti?

 

 

Nelle prossime settimane in Polonia, oltre alle elezioni legislative, si terrà anche una consultazione popolare voluta fortemente dal Primo Ministro polacco uscente Morawiecki; il referendum sarà composto da 4 quesiti, di cui 2 incentrati sulla tematica dei migranti e più in particolare sulla possibile rimozione del muro protettivo al confine con la Bielorussia, e sul sistema di ricollocazione.

Il fronte della destra popolare attualmente al governo sembrerebbe che abbia spinto molto affinché il voto del referendum avvenisse praticamente in concomitanza con quello con le elezioni; quasi a voler unire le tematiche di uno alla propaganda dell’altro. La destra polacca è infatti incline a non seguire la linea tracciata da Bruxelles in chiave immigrazione e quando lo fa, come nel caso dei migranti ucraini, tende a sottolineare con veemenza il malcontento che tali eventi hanno suscitato nella popolazione polacca.

La Polonia è il Paese che ha accolto più migranti ucraini dall’inizio del conflitto, ed è attraversata da diversi flussi migratori provenienti dalla rotta balcanica e dal medio Oriente; i recenti fatti al confine con la Bielorussia e il proseguo della guerra in Ucraina, con la conseguente permanenza prolungata dei non troppo apprezzati (per profondi ragioni storiche) vicini Ucraini, sembrano aver esasperato la tolleranza della popolazione polacca; questo è però probabilmente avvenuto anche a causa delle sollecitazioni provenienti dalla destra parlamentare polacca.

La questione dei migranti sta polarizzando il dibattito politico in Europa, e in molti paesi (Italia compresa) la politica sta strumentalizzando il tema per accaparrarsi quanti più consensi possibile in vista della stagione elettorale europea; da una parte infatti le destre d’Europa (in forte ascesa) pare che vogliano far leva sulla paura della gente invocando lo spettro dell’invasione, mentre i partiti e i movimenti di sinistra dall’altra sembrerebbero più interessati a smentire moralmente i rivali, piuttosto che a proporre soluzioni ragionevoli e applicabili.

 

 

Catalizzare l’attenzione della popolazione principalmente attraverso il tema della migrazione potrebbe essere un’arma a doppio taglio sia per la politica che per la popolazione stessa: la prima infatti si atrofizzerebbe in un dibattito sterile alimentato da critiche scevre di risvolti efficaci, mentre la seconda rischierebbe di polarizzarsi in misura sempre maggiore con possibili rischi per la società come atti o manifestazioni violente.

In Polonia probabilmente l’argomento migrazioni sarà il tema centrale e cruciale delle elezioni e della dialettica politica pre e post elezioni, e verosimilmente tutte le altre tematiche legate allo sviluppo del Paese in campo energetico e tecnologico, oltreché quelle economiche e sanitarie, passeranno in secondo se non in terzo piano; è quindi ipotizzabile che i programmi politici non interesseranno più in toto, ma a destare interesse sarà principalmente la possibile posizione di un partito o di una coalizione rispetto ad un fenomeno che non riguarda solo la Polonia, ma che è antico quanto l’umanità, transfrontaliero e soggetto a mutazioni e oscillazioni di carattere esogeno.

Ci sono motivazioni che spingono alla migrazione, e che di conseguenza la spiegano e la significano, che sono con buona probabilità concettualmente incomprensibili per buona parte dei cittadini medi europei, visto lo stile di vita opposto rispetto ai paesi di migrazione; etichettare però questo movimento come un’invasione o strumentalizzarlo facendo leva sull’etica umana senza interessarsi veramente al futuro di queste persone, equivale a sfruttare il fenomeno e indirettamente le persone coinvolte per i propri fini politici.

 

 

Comprendere la questione nel profondo, sia per quanto riguarda le origini, sia per quanto riguarda gli scopi di tale fenomeno, potrebbe essere una seria e strutturata base di partenza sia per i politici che per i cittadini; la politica dovrebbe essere ad ogni livello un processo dialettico che parte dall’informazione e dal dato oggettivo, e non un semplice mezzo speculativo con il quale raggiungere i propri interessi spesso a discapito della verità, o delle persone.

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