Nonostante siano passati cinquant’anni dalla sua uscita e non sia certo perfetto, Il Mondo Dei Robot è ancor oggi un godibile film di fantascienza.
Credo che mio padre Il Mondo Dei Robot lo abbia visto al cinema. Non ero ancora nato al momento della distribuzione della pellicola, ma ricordo distintamente che quando ero piccolo me ne parlava, e accolse con gaudio la prima programmazione televisiva (una volta Netflix non c’era, e non si stava affatto male). Ovviamente, come per Zombi, ero ancora piccolo e il film “pauroso” non lo potei vedere.
Non ho certo dovuto aspettare fino a oggi per rendermi conto che cosa fosse Il Mondo Dei Robot e se realmente valesse il prezzo del biglietto (si, li vale), ma riavvicinarsi alla pellicola oggi fa un certo effetto. Quello che salta subito agli occhi è che il film ha retto al passare del tempo pur mostrando qualche crepa qua e là.
Partiamo dalle basi: per chi non lo conosca, Il Mondo Dei Robot ci presenta un parco dei divertimenti dove le comparse sono, appunto, robot, ed al quale possono accedere solo uomini molto ricchi per via del costo di ammissione.
Qui agli umani tutto è permesso: anche (soprattutto) uccidere le comparse robotiche. Peccato che, come è palesemente immaginabile, qualcosa vada storto e la situazione diventi ingestibile.
Distribuito nel 1973, Il Mondo Dei Robot anticipa incredibilmente una delle tematiche dei nostri tempi: quella del controllo delle AI e di come gestirle in caso di incidente. Di più: come in Wargames, più recente di una decina di anni, evidenzia come non si possa e non si debba lasciar completa libertà alle intelligenze artificiali, ma occorra contenerle e limitarle ad ambiti ed applicazioni ben precisi.
Il Mondo Dei Robot miscela fantascienza ad azione, mettendoci dentro qualche sporadico ma efficace momento umoristico. Dietro la macchina da presa troviamo Michael Crichton, autore anche di Coma Profondo e Runaway, e sceneggiatore di film di spessore o gran richiamo quali Andromeda, Jurassic Park, Sol Levante e Il 13° Guerriero, oltre che di molti romanzi di successo come Sfera (dal quale è stato tratto l’omonimo e buonissimo film). Crichton fa un buon lavoro nell’incollare i diversi momenti del film, anche se si nota una certa ingenuità e semplicità nella realizzazione delle scene, elemento piuttosto comune nei film di quegli anni, dove la poca attenzione ai dettagli ed alla ricerca della completa credibilità era spesso la norma. Il risultato è quello di un ritmo sicuramente buono ma talvolta annacquato da sequenze evitabili, o troppo lunghe.
A dare man forte alla produzione troviamo Richard Benjamin, un vero e proprio eroe per caso adatto al ruolo (e che non ricordiamo per particolari altri prove attoriali). Benjamin è ben calato nel personaggio, e riesce a coinvolgere empaticamente lo spettatore con la sua insicurezza e la sua normalità.
Lo stesso non si può dire della prova di James Brolin (La Macchina Nera, Capricorn One, Amityville Horror, Traffic), il quale impersona fin troppo alla lettera la parte del mascellone belloccio alla Charlton Heston mancando di conferire al suo personaggio un’aura di credibilità.
Ma l’icona indiscussa che identifica Il Mondo Dei Robot è “il pistolero”, figura implacabile impersonata dal carismatico Yul Brinner (I Dieci Comandamenti, Anastasia, I Bucanieri, I Magnifici Sette, Taras Il Magnifico, La Battaglia Della Neretva), che con i suoi occhi di ghiaccio e la sua ferrea espressione dà vita ad un personaggio fra i più famosi di sempre nel mondo della fantascienza.
Anche se non perfetto, Il Mondo Dei Robot è una pellicola da vedere ancora oggi, una di quelle pietre miliari del cinema di genere capace di anticipare i tempi e di affrontare un tema complesso come quello della gestione delle intelligenze artificiali, anche se in modo tutto sommato superficiale, senza voler entrare nel dettaglio etico e morale del problema.
Il suo seguito, Il Mondo Dei Robot 2 – Futureworld, pur riuscendo a mettere sul tavolo un altro tema analogamente importante in tempi non sospetti, non riuscirà a replicare lo stesso successo.