Un piccolo gioiello, con Johnny Depp e Christina Ricci, che sfrutta moltissimi effetti speciali e tecnologie, ma senza sbatterle in primo piano.
Articolo originariamente pubblicato il 02/10/2000.
Tratto da un racconto di Irving Washington, Il Mistero Di Sleepy Hollow ci riporta nell’America del 1800, dove la società era solo agli albori dell’età moderna, e i misteri erano ancora all’ordine del giorno.
Sleepy Hollow è la cittadina (che esiste ancora oggi, provate a cercare i siti su di essa che sono nati sulla scia del film – e sfido chiunque dopo aver visto il film a farci un salto…) a due passi da New York, dove in seguito ad alcune “decapitazioni” quantomeno preoccupanti, è chiamato Ichabod Crane (Johnny Depp), poliziotto newyorkese e pioniere delle autopsie scientifiche. Ma qui ben presto si renderà conto che il suo approccio prettamente accademico, non è adeguato alla situazione. Si troverà infatti davanti a una delle leggende più famose e terrificanti dell’immaginario popolare: “Il cavaliere senza testa”, che vaga alla ricerca della pace eterna.
La trama si sviluppa così a metà fra la favola la realtà in un’atmosfera tipica dei film “di una volta” cui il regista rende omaggio. Ed è proprio alla regia di Tim Burton, che vanno i meriti maggiori di questa pellicola; solo lui infatti avrebbe potuto ricreare così perfettamente un mondo dal quale lui stesso sembra appena uscito. Anche i due protagonisti Johnny Depp e Christina Ricci pare si trovino a loro agio nei loro costumi, il primo creando un personaggio molto “reale” con le sue manie e le sue paure, che non manca di strappare qualche risata al pubblico; la seconda dando vita ad una ragazza misteriosa e intrigante che solo nel finale rivelerà i suoi veri obiettivi.
Anche tutti gli altri attori sono a loro agio nel ricostruire tutti i personaggi di una società tipica di quegli anni. Ma fra tutti può passare inosservato il “cameo” di colui che per anni ha raffigurato Dracula nei nostri sogni: Christopher Lee, e con lui Burton evidenzia ulteriormente la stima per quel cinema anni ’50 tipico della Hammer Films, società che ha ridefinito il concetto di horror nel dopoguerra.
In conclusione, il film è a mio parere un piccolo gioiello, che nella confusione di alcuni film moderni, sfrutta moltissimi effetti speciali e tecnologie ma senza sbatterle in primo piano, usandole per ingannare e per farci dimenticare che siamo davanti ad un film.
Un’ultima nota: non vi stupite se, uscendo dal cinema, vedrete ombre di cavalieri dietro ogni angolo; ci sono sempre stati, ma solo ora ve ne accorgerete…