Il Lato Positivo: la recensione

Il Lato Positivo è un discreto film a metà fra il maturo ed il sentimentale, e che sarebbe stato ottimo se solo avesse osato di più.

 

 

Il mondo di Hollywood è veramente sui generis. Spesso capita di rimanere basiti di fronte alle scelte fatte per autocelebrarsi candidando agli Oscar pellicole di media o pessima trama e realizzazione; Il Lato Positivo, pur non essendo un brutto film, ebbe nel 2013 ben otto candidature vincendone una, probabilmente quella meno comprensibile.

Ma andiamo con ordine. Il Lato Positivo è la storia di un ragazzo che cerca di ricostruirsi una vita dopo aver passato un lungo periodo in un’ospedale psichiatrico; la causa della sua rottura interiore è l’aver scoperto che la moglie lo tradiva con un collega. L’incontro combinato con una ragazza altrettando problematica favorirà l’evoluzione di entrambi, che attraverso una serie di sobbalzi riusciranno in qualche modo a trovare un nuovo equilibrio.

 

 

Il Lato Positivo è un film non certo comune, che ha il coraggio di affrontare tematiche delicate legate all’intimo delle persone più fragili che in seguito ad inaspettati accadimenti vedono la loro vita andare in frantumi e con essa la propria stabilità emotiva. È abbastanza raro imbattersi su pellicole che affrontano queste tematiche con un approccio maturo e non spettacolarizzato; e Il Lato Positivo (la cui storia originale è tratta dal libro Silver Linings Playbook) lo fa molto bene, pur concedendo più di qualcosa ad una trama che viene evidentemente adattata per il grande pubblico.

Infatti Il Lato Positivo dà il meglio di sé nella prima metà del film, quando il protagonista interpretato dal sorprendente Bradley Cooper (visto anche in Una Notte Da Leoni, American Hustle, American Sniper) affronta una realtà che non riesce ad accettare, e si trova a voler continuare a vivere in un mondo da lui costruito; anche la coprotagonista, interpretata da una già famosa Jennifer Lawrence (The Burning Plain, X-Men L’Inizio, la serie di Hunger Games, X-Men Giorni Di Un Futuro Passato, American Hustle, Don’t Look Up), ha un trascorso difficile ed un presente non dei più limpidi.

 

 

Tra i due personaggi c’è però un abisso: se la figura maschile è molto solida, ben costruita ed assolutamente credibile, molto meno lo è quella femminile, che nella parte centrale del film risulta forzata e non perfettamente amalgamata nel contesto di veridicità de Il Lato Positivo. Questo è il primo problema del film di David Russell, il regista autore anche di Three Kings e American Hustle; il fatto che uno dei due protagonisti principali risulti parzialmente fuori contesto è una mazzata sulla qualità complessiva della pellicola (ed è questo paradossalmente l’Oscar vinto dal film, quello di miglior protagonista femminile); il secondo problema è una tarda e repentina virata verso una banalizzazione sentimentale che sminuisce tutto il lavoro svolto nei primi due terzi del film; una scelta che lascia perplessi, considerando che fino a quel momento Il Lato Positivo regge benissimo dal punto di vista dello spessore.

Il Lato Positivo sconta moltissimo questa scelta, che lo azzoppa proprio quando sembra che il film possa ambire a dire qualcosa di veramente profondo; ed invece tutto si risolve con una classica storiella d’amore con un preambolo diverso dal solito.

 

 

Per lo meno il ritmo del film è buono; a parte le scene del balletto (che almeno nelle prove risultano eccessive e ridondanti) e qualcosa sul finale, non si notano cali che lo spettatore possa notare. Ad aiutare è sicuramente la non invadente ma ficcantissima presenza di un Robert De Niro ancora in grande spolvero (Taxi Driver, Il Cacciatore, Mission, The Unthouchables, Non Siamo Angeli, Quei Bravi Ragazzi, Risvegli, Lo Sbirro, Il Boss E La Bionda, Voglia Di Ricominciare, Sesso & Potere, Ronin, Terapia E Pallottole, Ti Presento I Miei, Un Boss Sotto Stress, Cose Nostre – Malavita, American Hustle, Joker); il longevissimo attore americano dona alla pellicola una sana dose di ironia grazie ad un personaggio assolutamente veritiero e che fra le sue debolezze, le sue fragilità e le sue manie alza l’asticella dell’intero film.
Meno importanti, ma da notare, le presenze di Julia Stiles (Dieci Cose Che Odio Di Te, Save The Last Dance, The Bourne Identity e i seguiti, Mona Lisa Smile) e di Chris Tucker (Il Quinto Elemento, la saga di Rush Hour).

Il Lato Positivo è fondamentalmente un discreto film che poteva ambire ad essere molto più incisivo con un coraggio maggiore; l’averlo stemperato con la solita storiellina d’amore che ammanta e cancella quanto proposto nella prima metà lo rende semplicemente un film sicuramente vedibile ma certo non memorabile.

 

Il Lato Positivo, 2012
Voto: 6.5
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