Il “Golpe Borghese” non si può di certo definire un testo imparziale: Adriano Monti raccoglie le sue memorie raccontando retroscena poco noti del tentato golpe del ’70.
Il Golpe Borghese è una di quelle strane vicende vissute nell’Italia degli anni 60-70, in piena guerra fredda e durante una fase di forte instabilità del paese. Descritto come un tentativo di colpo di stato organizzato da pochi nostalgici dell’Italia fascista, probabilmente è stato successivamente ridicolizzato per celare la volontà di proteggere l’Italia dall’estremismo di sinistra e da quell’infiltrazione strisciante dell’Urss in Italia, da parte di certe forze conservatrici e fedeli al Patto Atlantico ed allo stile di vita occidentale, come già accaduto per Il Piano Solo.
Adriano Monti è stato uno dei golpisti legato a Borghese; in questo volumetto di circa 120 pagine raccoglie le sue memorie, a suo dire per futura memoria dei nipoti ai quali deve arrivare una verità non di parte e non filtrata. Se questo sia vero o meno è difficile dirlo, ma occorre riconoscere che un anziano prossimo alla morte potrebbe voler semplicemente vuotare il sacco e togliersi tutti i sassolini dalle scarpe. Va però anche tenuto conto dell’onore e del senso di giustizia tipico di una certa mentalità di destra, e proprio per questi motivi non si può escludere l’estremo tentativo (ma che motivo ci sarebbe dopo tutti questi anni?) di consolidare un racconto atto a tutelare certe formazioni politiche e certi retroscena internazionali che probabilmente ci hanno protetti dalla per fortuna mai avvenuta invasione russa.
Fatto sta che il libro si rivela molto interessante per comprendere certi passaggi e certi comportamenti che certe frange di destra tenevano in quel periodo, e perché i servizi segreti italiani e non solo tenessero da conto gli ex combattenti fascisti. Il pericolo comunista era una realtà immediata e spaventosa e occorreva trovare modo per fermarla.
Adriano Monti scrive senza tenere un filo logico continuativo; pur seguendo una certa linea temporale, salta da un argomento ad un altro in un modo che richede al lettore una certa attenzione, pur utilizzando un linguaggio facilmente comprensibile nonostante lo stile marcatamente proprio di tempi e termini più nobili di quelli odierni.
Come detto, non si tratta di un libro di analisi o imparziale; numerosi sono i passaggi in cui si lodano e si esaltano le imprese dei Repubblichini rimasti al fianco del Duce e dei tedeschi fino al termine del secondo conflitto mondiale (lo stesso Borghese era il comandante della X Mas, impiegata fino all’ultimo giorno contro gli Alleati e contro i sanguinari partigiani titini).
Certe affermazioni di Monti vanno prese con le molle, specialmente quando tira in mezzo altre nazioni, ma come detto soprattutto fornisce uno spaccato molto interessante per elaborare analisi terze e per formarsi una propria idea del periodo storico.
Vista la scarsità di testi sulla vicenda, ed essendo praticamente l’unico libro disponibile ad oggi oltre un testo di parte fortemente sbilanciato a sinistra, Il “Golpe Borghese”, pur nelle sue forzature (definire virtuale un golpe solo perché è stato annullato a pochi minuti dall’attuazione è ridicolo) rimane un testo interessante e consigliato per ascoltare anche le ragioni dell’altra campana.