Il Coronavirus, un gioco trasformato in realtà?

La storia del Coronavirus sembra la trama di un videogioco … ed al solo pensiero, un brivido freddo scorre lungo la schiena.

 

 

Siamo in Cina, è la fine dell’anno 2019, la città è Wuhan, metropoli da 11 milioni d’abitanti, capoluogo della provincia di Hubei; qui inizia la nostra storia che ha delle coincidenze surreali con alcune trame di libri, film e videogiochi.

Attualmente Wuhan è il punto zero da cui tutto è partito, il primo caso del famoso Coronavirus che sta cominciando a spaventare il mondo. Nel giro di un mese, sono stati certificati 106 decessi per oltre 4.500 casi dichiarati di contagio, e chissà quanti ancora quanti si uniranno a questo numero già consistente. E’ vero che 100 dei 106 decessi sono avvenuti in Cina nella regione del Hubei, ma il contagio ha attraversato le frontiere ed è arrivato in America, Canada, Australia, Inghilterra, Francia e si è ancora in attesa di scoprire se i due sospetti casi di Coronavirus, segnalati dalle autorità Italiane, siano poi tali.

Che cos’è un Coronavirus? I Coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a complicazioni più gravi come la sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la sindrome respiratoria acuta grave (SARS).

Siamo davanti ad una nuova SARS, che fece quasi 800 vittime e poco meno di 8.500 casi accertati di contagio tra il 2002 e il 2003, oppure è qualcosa di diverso? I primi dati ci indicano che il Coronavirus è più contagioso della SARS, perché si sta diffondendo in maniera rapidissima, ma è sensibilmente meno letale. C’è da preoccuparsi? Sicuramente è da tenere fortemente sotto controllo la rapidità con cui si sta diffondendo. Preoccupa principalmente il fatto che, in poco più di un mese, il Coronavirus abbia già varcato i confini cinesi e non si sia limitato solo alle nazioni limitrofe, ma abbia raggiunto l’occidente con grande facilità.

 

 

Essendo la Cina il principale produttore mondiale di … praticamente di quasi tutto quello che ci circonda, è naturale che ci sia una certa apprensione nel sapere che il virus si stia diffondendo così rapidamente. Naturalmente, i responsabili della sicurezza dei vari paesi occidentali, hanno già cominciato a preparare delle contromisure per evitare il diffondersi del contagio anche da noi, controllando principalmente porti e aereoporti, dove è più facile che il contagio possa entrare nei nostri paesi.

Una bufala riportata da alcuni media faceva risalire l’inizio del contagio ad una ditta specializzata nella ricerca e nella manipolazione di malattie contagiose. Essendo una bufala derivante da informazioni risalenti addirittura al 2017, non è da prendersi per buona, anche se proprio a Wuhan, punto zero e primo contatto con il Coronavirus, ha sede una società che ha proprio a che fare con la manipolazione di malattie infettive.

Sicuramente è un caso, una coincidenza delle più banali, ma se l’avviciniamo alla velocissima propagazione del Coronavirus, ci viene in mente subito l’inizio del Film di Resident Evil a Raccoon City. Ma sono banali coincidenze, il Coronavirus e la spietata “pestilenza” generata dall’Umbrella Corporation non hanno nulla a che vedere, se non fosse che la società con sede a Wuhan ha proprio lo stesso logo della Umbrella Corporation.

 

 

Non sono un “cospirazionista”, ma la casualità comincia ad avere un macabro senso dell’umorismo. Ho in mente tutta una serie d’immagini proposte dai telegiornali, strade semideserte, pochissima gente in giro, silenzio ovunque, come nelle scene iniziali di Io sono Leggenda; inquietante paragone, lo so, ma rende perfettamente l’idea di quello che sta succedendo a Wuhan e nella provincia di Hubei.

Tanto per non infierire, è notizia di ieri la decisione del governo Cinese di chiudere le vie d’accesso ad alcune delle città nella provincia di Hubei, compreso il capoluogo Wuhan. Ho pensato subito ad un bel muro di cinta come ho visto in World War Z … e niente, mi pare chiaro che, forzatamente o meno, ci siano chiare allusioni a qualcosa che la mente umana ha già partorito con la fantasia di scrittori, sceneggiatori e quant’altro.

Leggendo e rileggendo l’accaduto, mi viene in mente il lavoro di Dan Brown intitolato Inferno, da cui hanno tratto l’omonimo film diretto da Ron Howard e interpretato da Tom Hanks; lo spunto iniziale nasce dal problema del sovrappopolamento mondiale. La teoria vede la razza umana in costante crescita demografica, mentre la produzione mondiale non riesce a stare al passo con la richiesta di questa crescente massa di persone. Una semplice formula matematica decreta che, in capo a pochi decenni, la razza umana comincerà a morire di fame e procederà verso l’estinzione come i dinosauri, a meno di trovare altre soluzioni.

 

 

Infine sorrido amaramente alla notizia che Plague Inc: Evolved, videogioco che impegna il giocatore a diffondere batteri, virus e funghi prima che venga trovata una cura, stia segnando il record di vendite in Cina. Pare che lo le persone che giocano a questo simulatore, esorcizzino la paura del Coronavirus, capendo quanto è difficile riuscire a propagare la malattia.

Riflettendo in modo crudo, credo che, prima o poi, l’umanità sia destinata al ridimensionamento perché produrre più di quello che riusciamo già a fare non sembra una cosa semplice. Cambiare lo stile di vita Occidentale, fatto di sprechi e avanzi inutilizzati, richiede un cambio di mentalità che non è così facile da far accettare a chi è abituato ad un certo illusorio benessere. Spostare parte della popolazione mondiale nello spazio, come i viaggi su Marte ci hanno fatto sognare, credo sia ancora fuori portata.

Le soluzioni sono quindi di natura del tutto opposta; sfoltire la popolazione mondiale è logicamente il passo più facile da fare. Capisco che non sia piacevole ipotizzare una guerra o una pestilenza che faccia il lavoro sporco al posto dell’uomo, ma non è da scartare l’idea che qualcuno abbia già ipotizzato una soluzione del genere e che queste pandemie siano piccoli banchi di prova per una strategia futura.

Tante sono state le coincidenze che questa volta mi hanno fatto pensare male, ma come diceva Andreotti: “A pensar male si fa peccato ma quasi sempre si indovina”.

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