Il Commissario Ricciardi – Stagione 1: la recensione

Vedere i fantasmi e risolvere i crimini sono solo una parte delle trame di questo ottimo prodotto italiano! Perché non ne fanno di più?

 

 

Ogni tanto anche Mamma RAI produce qualcosa d’interessante… ma poi se ne scorda! Il Commissario Ricciardi è un ottimo prodotto che può tranquillamente rivaleggiare con le migliori serie TV italiane e straniere. Perché allora ci vuole così tanto tempo per iniziare la seconda stagione?

Facciamo un passo indietro e lasciamo alla fine le domande scomode. La storia di questa serie si ambienta in una Napoli degli anni ’30, in pieno periodo fascista. Il nostro buon Ricciardi è un Commissario di Polizia ligio al dovere, ma ancora di più alla verità. È un tipo solitario, con la rara capacità di vedere l’ultimo pensiero dei defunti morti di morte violenta. Questo “dono”, ereditato dalla madre, è percepito dal nostro protagonista come una punizione, e per questo motivo Riccardi sceglie di avere pochissimi legami affettivi.

In compenso questo suo “dono”, che lui chiama “il Fatto”, gli permette di avere delle informazioni criptiche, ma vitali, per poter ricostruire le dinamiche degli omicidi su cui indaga. Come un crociato impegnato nella conquista di Gerusalemme, il nostro Ricciardi si dedica anima e corpo alla ricerca della verità, allontanando da sé tutti i possibili affetti che potrebbero lenire il suo tormento… o per lo meno è quello che sembra ad una prima occhiata. Lui ci prova anche a fare il bravo, ma la mente ed il cuore corrono ad osservare la bella Enrica Colombo che abita proprio nel palazzo antistante.

 

 

La ragazza si è da tempo accorta delle occhiate lanciate dal suo vicino e timidamente ricambia le attenzioni platoniche che le sono rivolte. In cuor suo Enrica si è già promessa a Ricciardi ed evita le forti pressioni dei genitori che la vorrebbero accasata al più presto. La giovane ragazza però non sa che Livia Lucani, ex soprano e vedova del famoso tenore Arnaldo Vezzi, ha letteralmente perso la testa per il nostro Ricciardi. Livia è una donna affascinante e di potere che non perderà occasione per attrarre a sé il nostro Commissario che, in più di un’occasione, cascherà nelle macchinazioni tentatrici della vedova. Il doppio binario, ovvero la vita privata di Ricciardi e la professione di Commissario, corre parallelo toccandosi di rado, ma le poche volte che succede possiamo aspettarci interessanti risvolti emotivi.

Ricciardi, che crede fermamente di non meritare alcun legame, è al centro di un costante tira e molla sentimentale fatto di incomprensioni e tentazioni. Chi coglie silenziosamente i desideri del nostro protagonista è Rosa Vaglio, la sua anziana tata che ha promesso di prendersi cura di lui. Purtroppo l’età avanza e la salute di Rosa vacilla; così l’anziana signora decide di forzare la mano e di giocare il tutto per tutto per far accasare Ricciardi.

Sul lavoro, il Brigadiere Raffaele Maione è sicuramente la spalla fidata su cui Ricciardi fa affidamento. Il personaggio, interpretato da un grande Antonio Milo, è forse il più bello e genuino della serie e quello che alla fine sembra più reale. I momenti più divertenti della serie, ma forse anche i più genuini, sono sicuramente riservati al rapporto tra il Brigadiere e Bambinella, un travestito che fornisce le notizie e le voci di quartiere al nostro Maione.

Lino Guanciale offre una prestazione più che buona nel vestire i panni di Ricciardi. È bravissimo a mantenere un’espressione seria e composta in qualsiasi momento della sua interpretazione ed è magnifico quando il suo viso s’illumina di tenerezza nei momenti in cui guarda o pensa alla sua dirimpettaia Enrica. Non è facile trasmettere al pubblico la complessa sequenza dei ragionamenti che conducono il nostro protagonista alla soluzione di alcuni casi, ma a Lino riesce piuttosto bene.

 

 

Le scene in cui Ricciardi incappa nei fantasmi che ripetono l’ultimo pensiero come in un loop infinito, sono particolarmente inquietanti, ma davvero efficaci. Non ci troviamo di fronte ad un particolare o costoso uso di effetti speciali, ma quello che viene proposto è più che efficace. Alla fine dei conti, questa produzione ci fa riflettere sul fatto che non serve chissà quale tecnologia per poter realizzare un ottimo prodotto, basta saper sfruttare le poche risorse a disposizione. Le vedute, gli esterni e gli interni, come la costumistica e la riproduzione storica sono molto curate e questo aiuta ancora di più il prodotto ad eccellere.

Come qualsiasi serie italiana ambientata come si deve, è normalissimo aspettarsi un po’ di dialetto. In questo preciso caso, l’uso del dialetto non è particolarmente pesante da digerire e ha anche la funzione di mascherare preziosi indizi per la soluzione dei casi. Un efficacissimo stratagemma che, per chi non mastica perfettamente il napoletano, aggiunge un livello di mistero alle complicate indagini del nostro Commissario.

La serie indubbiamente merita e questo lo sa anche la RAI che il primo marzo del 2021 ha annunciato il rinnovo per una seconda stagione. Purtroppo è passato oltre un anno dall’annuncio e non si è mosso assolutamente nulla. Solo Lino Guanciale ha lasciato intendere che prossimamente potrebbe girare nuovi episodi di questa serie, ma è rimasto piuttosto vago in merito al quando. Capisco perfettamente che il Covid abbia frenato tantissime produzioni, ma questa lunga attesa non ci lascia tranquilli. Che dietro ci siano altre motivazioni? Sinceramente è stranissimo che, dopo aver ricevuto diversi premi a livello italiano, la RAI non abbia premuto sull’acceleratore per portarsi velocemente a casa una seconda stagione.

 

Il Commissario Ricciardi – Stagione 1, 2021
Voto: 8
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