I rapporti fra Israele e Marocco: passo avanti o diplomazia strategica?

La distensione dei rapporti fra Israele e Marocco sembrerebbe rappresentare una svolta nei rapporti fra Israele e mondo arabo; ma cosa potrebbe esserci dietro?

 

 

Gli Accordi di Abramo, siglati a Washington nel 2020, e fortemente voluti dall’amministrazione Trump, sono stati uno degli eventi geopolitici più significativi degli ultimi anni; difficilmente infatti si era assistito in passato ad accordi pacifici di cooperazione fra Israele e uno o più Stati arabi.

Quelli siglati a Washington sono stati degli accordi che hanno visto la partecipazione di USA e Israele ovviamente, ma anche di Emirati Arabi Uniti, Bahrain e Marocco, tre Paesi appartenenti alla Lega Araba e per questo storicamente vicini agli interessi della comunità arabo-musulmana dell’area palestinese.

Se gli accordi stipulati da Israele con i due stati del Golfo si possono comprendere utilizzando come chiave di lettura quella delle risorse energetiche (Israele è un hub perfetto dato il suo affaccio sul Mediterraneo e quindi sul mercato europeo), gli accordi con il Marocco potrebbero essere interpretati invece come l’inizio di un processo che ha come scopo obiettivi politici e non economici.

 

 

Israele potrebbe avere bisogno di un Paese amico all’interno del Maghreb vista la crescita economica e militare di quest’area. Il turbolento passato avuto con l’Egitto, l’instabilità della Libia e l’antisemitismo diffuso in Algeria hanno fatto ricadere la scelta sul Marocco, interessato non solo alla notorietà internazionale derivante dall’accordo, vista la sua condizione di economia emergente nell’area mediterranea, ma soprattutto al riconoscimento da parte di Israele e degli USA della sovranità marocchina sull’area del Sahara Occidentale, contesa con i separatisti del Fronte Polisario.

A cementificare le intenzioni manifestate nel trattato da Israele e Marocco ci ha pensato l’esercitazione militare congiunta dello scorso giugno “Leone d’Africa”, un’operazione probabilmente volta non solo a certificare le volontà di collaborazione dei due Paesi, ma anche ad esplorare i reciproci apparati militari; Israele è infatti un importante esportatore di armi e di tecnologie militari all’avanguardia, e un Paese con delle dispute territoriali al proprio interno può essere un ottimo mercato.

L’accordo e i suoi sviluppi però potrebbero non essere sostenuti da entrambe le piazze: se in Israele infatti è in ascesa una corrente politica ultranazionalista intenzionata a cessare ogni rapporto diplomatico con il mondo arabo, in Marocco la popolazione, da sempre forte sostenitrice della causa palestinese, non ha mai visto (e probabilmente mai vedrà) di buon occhio gli accordi che la monarchia marocchina sta intessendo con lo Stato israeliano.

 

 

C’è poi da includere nel discorso anche il probabile tumulto che questa alleanza genererà nella politica internazionale di matrice araba, già in passato scossa da turbolenze interne dovute a pesanti attriti verificatisi fra i singoli stati; l’apertura del Marocco nei confronti di Israele potrebbe portare ad accessi confronti con i vicini algerini o con i Sauditi, desiderosi di depotenziare la vicina minaccia israeliana.

Ovviamente partecipano in veste di attenti osservatori anche gli USA, alleati di lungo corso di Israele e intenzionati probabilmente ad assicurarsi nell’area africana un partner, anche indiretto, che possa contrastare l’avanzamento cinese nel continente africano.

Se il raggiungimento di accordi di cooperazione fra Israele e alcuni Stati arabi sembrererebbe essere la fine di un periodo di conflittualità politico-religiosa diffusa, potrebbe però rappresentare anche l’inizio di una nuova serie di attriti nel mondo arabo, già frastagliato da divisioni interne di matrice religiosa e tribale.

La questione arabo-israeliana sembra essere dunque un po’ come le onde del mare: ciò che la disfa è ciò che l’alimenta.

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