I più bei giochi dell’Amiga: Cronaca di una notte di ricordi

Momenti che solo in pochi potranno apprezzare: la lucina rossa si accende e finalmente appare la classica schermata bianca col dischetto blu in centro.

 

Se navigate su internet vi sarà capitato di fare un giro su E-Bay, magari giusto per vedere che si trova in giro. Un po’ di tempo fa, vagando nella sottosezione dei retrogames, leggo un nome che non sentivo da anni ma che mi ricorda un decennio di puro cazzeggio: Amiga 500. A quel punto decollo verso lo sgabuzzino e recupero lo scatolone nel quale era contenuta la mia “reliquia”; lo apro, estraggo il tastierone, una cassa di giochi, un joystick ed i cavi. Inizia a spuntarmi un orribile ghigno mentre inizio a ricollegare il tutto alla tv ma, come Murphy insegna, quando tutto sembra andare per il verso giusto accade sempre ciò che non ti aspetti: i cavi che terminavano nella scart sono rotti, per cui la vedi col cazzo.

Dopo un paio di moccoli cerco su internet i rivenditori autorizzati; una lista di una decina di nomi appare quando seleziono “Roma” come provincia. Inizio a chiamare come un pazzo e regolarmente mi si dice: “ci dispiace ma non abbiamo hardware, solo software anche con dei giochi originali se le interessa”. Certo, ci faccio molto con i giochi originali se neanche li posso vedere!!! Disperato vado su E-Bay e cerco ‘sto cavo ma ovviamente sono in vendita solo computer interi; nella mia follia faccio anche un’offerta, sapendo di fare una cazzata ma dovendo assolutamente avere quel cavo, poi la luce: un tipo scrive che si vende il suo Ami rotto, lo contatto e mi vende il cavetto a 5 Euro.

Quando arriva a casa il pacco col cavo piango di gioia; attraverso la strada che si interpone tra me ed il salone dove giaceva la mia Amighetta spenta in un lampo. Avvito con cura il cavo alla porta del computer, collego la scart alla tv e vado ad inserire il trasformatore. Nooo cazzo cazzo cazzo il trasformatore è quello del 64, quello dell’Amiga non ce l’ho!!!!!! Col sangue dal naso rivado al computer e becco tale Paolo che mi vende trasformatore e un joystick (Albatross e vaiii) a 20 euro. Il giorno dopo effettuo lo scambio e finalmente ho tutto. Il momento è solenne, ho collegato tutto e schiaccio l’interruttore sul trasformatore: lucina rossa che si accende e finalmente la classica schermata bianca col dischetto blu in centro. Sono emozionantissimo quando inizio ad inserire i vari giochini; parto con uno dei primi 10 giochi che rimediai (grazie all’X-Copy i giochi originali non se li comprava nessuno): Hostages.

 

 

Il gioco era diviso in 3 sezioni: nella prima bisognava posizionare i cecchini in tre zone precise, evitando di farsi illuminare, di conseguenza impallinare, effettuando capriole e strisciando per nascondersi. Nella seconda sezione impersonavi i 3 cecchini in prima persona, dovevi fare un buco in fronte ai terroristi in finestra; era gradito anche che tu risparmiassi gli ostaggi se capitava. L’ultima sezione era composta da 2 parti: nella prima dovevi calarti dal tetto ed entrare nella casa sfondando un vetro; nella seconda ammazzare tutti i terroristi e salvare gli ostaggi.

La parte più bella era la prima, veramente bello vedere il tuo omino in nero che sgattaiolava dietro alberi o strisciava sotto i fari nemici; la seconda parte era carina, soprattutto quando avevi imparato che il capellone era un ostaggio. La terza era bastarda: se non avevi precedentemente seccato i cattivi in finestra, questi (molto gentilmente) tagliavano la corda alla quale eri appeso e facevi la fine del pomodorino. Per sfondare il vetro dovevi ondeggiarti usando il joystick; mi ricordo notti di bestemmie col calendarietto perché mi sfracellavo sempre. Ci ho messo veramente un paio di mesi prima di capire come si facesse. Quando eri nella casa la visione si spostava in prima persona, dovevi fare quello che i Metallica cantavano negli anni ’80: Seek and Destroy (cerca e ammazza). Rigiocare a Hostages è stato uno shock, credevo di ricordarmi tutto ma mi sono riscoperto ad essere una pippa galattica; dopo un paio di prove in cui venivo seccato, al terzo faro ci sono andato più cauto e piano piano sono andato avanti (Francé, io Hostages lo finii al primo tentativo… N.d.Cobra).

 

 

Dopo Hostages sono passato a Kick Off: porca miseria che emozione vedere la schermata di caricamento con la digitalizzazione di Platinì e la scritta: “Dino Dini’s Kick Off”. Parto a giocare un’amichevole e mi accorgo che manovrare gli omini è un casino. Come cazzo facevo a fare le rovesciate se oggi non riesco neanche a passare? Kick Off e le sue evoluzioni erano il non-plus-ultra dei giochini di calcio: la visuale era dall’alto, potevi scegliere il campo, la durata della partita, l’arbitro, le condizioni climatiche e lo stadio. Regolarmente se sceglievi un arbitro casuale ti capitava lo stronzo che ti ammoniva pure se respiravi. La cosa più bella era la possibilità di segnare da centrocampo, ti sentivi veramente Pruzzo; credo di averci passato una serie infinita di nottate cogli amici a massacrarci, roba da vesciche sulle dita e moccoli quando prendevi il palo, veramente una figata.

Di questo must c’erano un milione di evoluzioni: si andava dal campionato europeo al campionato del mondo, veramente da brivido. Poi la cosa molto carina erano le traduzioni in italiano che apparivano in basso sullo schermo: come dimenticare il classico “calcio d’angolo”? (e il “cartellino giallo” dove lo vogliamo lasciare? N.d.Cobra). Credo di averci giocato (che ottimista che sono, sarebbe meglio dire che ho preso schiaffi) per una mezz’ora, ma c’erano mille altre chicche da visionare, così sono passato ad altro: Alien Breed.

 

 

Che dire del gioco: tu eri un omino (sempre con visuale dall’alto, infatti sarei stato curioso di vedere che faccia aveva) in una base disseminata di alieni (sì sì, quelli con tanti denti che il dentista ci avrebbe potuto lavorare per 7 generazioni) che fuoriuscivano da tutte le parti e dovevi arrivare (possibilmente vivo) all’ascensore che ti portava al livello successivo; a disposizione avevi 6 chiavi ed un’arma che serviva solo a scaccolarti. Nel circuito che percorrevi trovavi munizioni, chiavi aggiuntive e crediti (voi mi direte che ci faccio coi soldi se tanto crepo?); i crediti erano fondamentali perché nella base c’erano una serie di computer sparsi (manco fossimo alla Microsoft), che potevano essere attivati. Quando entravi nella sotto schermata dei computer accadeva più o meno questo: “Welcome to Intex System”. Una suadentissima voce femminile (capace che era una vecchiaccia laida, ma a me piace immaginarla come una topona con tuta spaziale aderentissima) annunciava che si stava entrando nel sistema principale della base, attraverso il quale si potevano comprare delle armi gustosissime: dal lanciafiamme al cannone laser che non perdonava. Non mi dilungo sulla storia perché va giocato per capirlo, ed io ed il Cobra ci abbiamo giocato parecchio (sì, ma ci seccavano sempre al quarto livello, cazzo! N.d.Cobra). Quando giocavi in 2 chiaramente gli alieni si moltiplicavano, ma se uno dei 2 finiva i crediti quelli non diminuivano mica, cazzo. Onestamente devo dire che l’ho finito più volte (eeeeh??) (merito di una cosina che appariva appena mettevi il disco, credo si chiamasse trainer, ma non ne sono sicuro hehehe) (ah) e tutte le volte era un’emozione; come dimenticare quando non avevi più chiavi e bestemmiavi per cercare di andare avanti, quando il tipo crepava con un urlo tipo “nooooooooo” o quando la sempre suadentissima voce femminile ti diceva cose erotiche tipo: “low energy, first aid required”.

Vabbè anche a questo ci ho fatto una partitina al volo senza trainer (infatti sono morto di morte violenta al secondo livello, quello in cui devi eliminare la regina e poi salta tutto). Tolgo il dischetto e mi accingo a scegliere cosa inserirò nella “boccuccia” della mia Amiga, le possibilità sono tante: si va da Shadow Of The Beast a It Came From The Desert, da New Zealand Story (quello col pulcino giallo che doveva liberare un intero pollaio) (ma che cazzo dici, era un cucciolo di Kiwi che doveva salvare gli altri animali esotici, altro che pollaio N.d.Cobra) ai vari giochini a puntate della Simulmondo (delle porcate senza età, infatti non so quale fosse il mio tasso alcolico quando mi recavo al giornalaio per comprarli). L’indecisione è tanta, ma alla fine i dubbi si dissipano; sotto una pila di dischetti vedo una scrittura a me familiare, quella di Cobretto. Scanso tutto e trovo 2 dischetti con scritto sopra: TV Sport Football. Porca miseria che ho recuperato, la simulazione di Football Americano datami personalmente dal signor Cobra (me la diede per pietà dopo avermi umiliato con qualsiasi squadra).

 

 

Un mitooo!!! Potevi scegliere le classiche squadre o crearne tu, compresi i nomi e la lega d’appartenenza. Questo produttino Cinemaware aveva prima della partita, negli intervalli e dopo, una simpatica animazioncina: un simpatico cronista coi baffi (non ci pensate nemmeno a quello che gira su Canale 5, assomigliava a quello di Celebrity Deathmatch) ti raccontava chi era il favorito, perché, e perché avevi perso di brutto. Non so perché quando giocavamo io ed il Cobra a me le “I” formation non venivano mai (perdevo yards invece di guadagnarle, mah), lui si infilava col suo stramaledetto quarterback e passeggiava per tutto il campo, mentre i miei giocatori placcavano tutti (anche il pubblico se occorreva) tranne lui.

Un paio d’anni dopo che mi diede quel gioco andai a casa sua e scoprii il perché: il malato non solo ci giocava quotidianamente (hem…), ma aveva anche un datadisk in cui era contenuta una lega da lui creata; le squadre avevano i nomi di tutti quelli che conoscevamo, e lui (strano ma vero) era in testa con la sua. Non ci volevo credere, era ancora più malato di quando mi aveva dato il gioco, così mi astenni dal farci una partita contro (millantando che erano anni che non ci giocavo, invece mi ero allenato per l’occasione fino al giorno precedente), onde evitare una figura di merda di proporzioni bibliche.

Faccio per iniziare la partita, ma suona il citofono; è la mia signora che torna a casa, devo spegnere tutto, uff… Smadonnando come un topo muschiato in calore stacco tutto, sistemo i dischi nello scatolone e cerco di scansare al meglio i cavi. Ci avrei continuato a giocare per ore con l’Amiga, se non altro per le madonne pecuniarie e di salute che ho tirato fuori per rifarla funzionare, ma sarà per la prossima volta; con un pizzico di rammarico, ma con tantissima soddisfazione vi saluto e vi do appuntamento alla prossima puntata.

Ciriciao Gente!

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