I miti delle due ruote – Marco Lucchinelli

Un cavallo pazzo sulla moto quanto nella vita.

 

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Torniamo a parlare dei miti delle cattivissime 500 due tempi e lo facciamo con un Italiano, lo spezzino Marco “Lucky” Lucchinelli, nato a Ceparana il 26 giugno del 1954.

Marco esordisce ufficialmente nelle competizioni con una moto (una Laverda SF 750) ed un furgone, entrambi in prestito, con cui si reca nel 1974 a Vallelunga, senza però ottenere nessun risultato: vincerà infatti Franco Uncini, ma sarà solo la prima volta in cui i due rivali si troveranno a confrontarsi in pista.

Nel 1974 e ’75 partecipa a numerose competizioni, sia con una Aermacchi 250 nelle cronoscalate, sia nelle durissime 24 ore del Montjuich, di Le Mans e di Spa-Francorchamps. A dare una sella a Marco in quegli anni ci pensa Roberto Gallina, pilota, preparatore e team manager capace e lungimirante, che porterà nel mondiale piloti del calibro appunto di Lucchinelli, Uncini, Virginio Ferrari, Graziano Rossi e Pierfrancesco Chili; sarà l’unico team italiano a gestire le Suzuki ufficiali nel mondiale ed a conseguire un secondo posto nel 1979 e due titoli piloti e costruttori nel 1981 e 1982.

 

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Ma torniamo a Marco che fa il suo esordio con una Suzuki privata nel 1979 con la quale però non riesce a brillare, complice la non grande competitività della moto.

È proprio Roberto Gallina a fornirgli nel 1980 una Suzuki ufficiale, moto estremamente competitiva con la quale lo spezzino si toglierà diverse soddisfazioni: chiuderà il campionato terzo, dietro al marziano Kenny Roberts ed a Randy Mamola ma portandosi comunque a casa il titolo di Campione Italiano sempre della classe 500.

Il 1981 è finalmente l’anno della consacrazione: con cinque vittorie e 105 punti si laurea Campione del Mondo, 6 anni dopo l’ultimo titolo di Giacomo Agostini e strappandolo a sua maestà Kenny Roberts Senior; nel 1982 passa alla Honda con la NS 500, moto ancora acerba e non all’altezza per prestazioni della rivale nipponica, fresca del titolo ed in mano ad un Franco Uncini nel pieno della sua forma.

Il 2 maggio di quell’anno in Austria al Salzburgring, mentre lotta in testa alla gara proprio con Uncini, Marco finisce nell’erba a oltre 220km/h non riportando fortunatamente conseguenze serie. Qualcosa però cambia nella sua testa: le tante cadute collezionate fino ad allora lasciano il segno, la stella di Marco non tornerà più a brillare come negli anni passati, e anche la sua voglia e capacità di guidare al limite finiranno; ma non smetterà di certo di far parlare di lui, dato che sempre nel 1982 sarà il primo pilota a calcare il palcoscenico dell’Ariston in occasione del 32° Festival di Sanremo con il brano “Stella Fortuna”, in merito al quale in un’intervista disse: “puoi definirmi il musicista più veloce del mondo, oppure il pilota più intonato se preferisci”.

 

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Nel 1984 passerà alla Cagiva, senza purtroppo conseguire risultati di rilievo e, con la moto di Schiranna, chiuderà la sua esperienza nel motomondiale; proverà anche a fare qualche gara di auto con la Lola nel Campionato Internazionale di Formula 3000.

Nel 1987 con una Ducati 851 vincerà la Battle of The Twins a Daytona per poi, l’anno successivo sempre con la casa bolognese, cimentarsi nel Mondiale Superbike nel quale ottenne due vittorie ed un onorevole 5° posto in classifica generale. Le sue ultime gare furono nel 1994 con una Ducati 748 del Team Alstare nel campionato Europeo Supersport chiudendo al 12° posto e terminando definitivamente la sua carriera di pilota.

Marco Lucchinelli sta un Campione, un grandissimo pilota e un talento che non fa eccezione a quell’assioma genio-sregolatezza visto già altre volte, soprattutto negli sport motoristici ma non solo. Già, perché se il talento a Marco non è mancato, di certo anche nell’esuberanza è stato tra i primi: chi lo conosce bene lo definisce un uomo coraggioso, simpatico, generoso ma sempre fuori dalle righe, tanto da essere soprannominato “Cavallo Pazzo”. Memorabili i dopo gara con la sigaretta in bocca ed il casco girato al contrario sulla testa con cui si recava sul podio, così come, quando proposero di togliere le partenze a spinta delle moto, commentò: “chi non ha il fisico non dovrebbe correre in moto”.

 

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La sua è stata una vita sulle montagne russe, in cui purtroppo ha avuto dei momenti bui, come quello in cui fu processato per detenzione di droga, dai quali però uscirà definitivamente per diventare commentatore televisivo ed ospite di numerose trasmissioni di motori.

Nel 2017 Marco viene inserito nella Hall of Fame del Motomondiale diventando ufficialmente una delle 31 leggende di questo sport. Oggi è uno stimato professionista che condivide la sua esperienza di pilota attraverso la Lucchinelli Experience che organizza corsi di pilotaggio e di guida sicura.

 

Nel prossimo articolo: Mick Doohan.

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